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D - Sono trascorsi due anni dalla sua nomina a Presidente di AISA. Quali sono state le principali iniziative da lei sostenute e quali i progetti realizzati in questi primi due anni di mandato?
R - Il primo obiettivo che mi sono posto in qualità di Presidente di AISA è stato quello di rappresentare un punto di riferimento per le Aziende Associate. Ho cercato di dare slancio, di motivare e di stimolare gli associati nell’ottica del conseguimento di obiettivi comuni. Ritengo che la collaborazione e lo spirito associativo siano elementi fondamentali da risvegliare e da tenere vivi, si pongono in contrasto con la disgregazione e con l’ostilità concorrenziale e possono portare grandi benefici non solo ai singoli Partner, ma anche all’intero settore. Solo se si superano diffidenze e reticenze si possono ottenere obiettivi ambiziosi e in questi due anni ho cercato di focalizzare tutti i miei sforzi, le mie azioni e le mie attività di Presidente per la conquista di questo risultato. Alcuni progetti e alcune iniziative realizzati in questi anni hanno ottenuto riconoscimenti unanimi e hanno il merito di aver rafforzato l’Associazione e di aver dato un concreto contributo alla filiera della Salute. Mi riferisco, per esempio, alla revisione del Codice Etico di AISA che va nella direzione di un Uso Prudente degli Antibiotici, al lancio del Prontuario Ufficiale AISA - On Line, al nuovo progetto di raccolta dei dati di vendita su piattaforma web che sarà intrapreso a breve, senza dimenticare altre importanti attività come l’aver spinto e ottenuto  un emendamento dell’articolo 84 del decreto legislativo n.193/06, che permette al veterinario, qualora l’intervento professionale lo richieda, di consegnare medicinali veterinari della propria scorta con lo scopo di iniziare la terapia in attesa che il proprietario/allevatore possa essere in grado di procurarsi i medicinali veterinari prescritti per il proseguimento della cura.
Un ringraziamento particolare va a Federchimica che mi ha permesso di lavorare con gli strumenti necessari a far funzionare la macchina in modo efficace. Ringrazio anche tutti i Partner associati che hanno creduto nella nuova filosofia, hanno sposato l’idea di un lavoro di squadra e si sono prodigati nel raggiungimento degli obiettivi comuni. Leggo stima intorno a me e questo mi fa continuare con entusiasmo. Aver portato a casa risultati positivi è per me una grandissima soddisfazione.
D - Quali sono i risultati da ottenere nei prossimi anni?
R - Ci sono ancora moltissime cose da fare, una delle quali richiede una corsia preferenziale: la semplificazione normativa. Abbiamo bisogno di una reale agevolazione normativa che riduca tempi e costi della produzione e della commercializzazione del farmaco veterinario; vi sono troppe norme ridondanti e coercitive che penalizzano le aziende farmaceutiche veterinarie e più in generale l’economia del Paese, senza dare reale vantaggio alla Salute. La farraginosità del sistema normativo è oggettiva,  riconosciuta dagli stessi organi di controllo dei Ministeri, dunque servono regole più moderne, meno onerose, meno numerose.
Dobbiamo rimuovere la burocrazia fine a se stessa che rende difficile l’applicazione della norma da parte di chi la vuole osservare e finisce paradossalmente per agevolare chi deliberatamente opera nell’illegalità. In sostanza, il sistema normativo attuale ostacola lo sviluppo della parte più affidabile del settore e su questo deve essere ancora fatto un lavoro incisivo che porti a soluzioni condivise tra Industria Farmaceutica Veterinaria, Ministero della Salute e Ministero delle Attività Produttive. Nonostante l’Industria Farmaceutica Veterinaria abbia messo a disposizione tutta una serie di garanzie aggiuntive per la salute pubblica come la tracciabilità del farmaco, il Prontuario On Line (sinonimo di aggiornamento in tempo reale di tutte le variazioni sul farmaco e dei tempi di sospensione) e si sia spesa nell’innalzamento della qualità dei processi produttivi, non è stata ricompensata con atti concreti di semplificazione normativa. Ciò che l’Industria Farmaceutica Veterinaria ha fatto e si sforza di fare non può continuare a essere ignorato dalla classe politica, al contrario deve essere letto come un percorso virtuoso da sostenere con la concessione di vantaggi concreti per l’intero settore . Il Prontuario On Line, che prevede il servizio allerta, dà un segnale forte, è uno strumento che impatta sulla sicurezza alimentare. L’Industria, dopo aver offerto alla classe veterinaria e alle Autorità sanitarie un servizio così innovativo per la qualità della professione e la tutela della Salute, si aspetta riconoscimenti tangibili del proprio operato.
D - Per quanto riguarda la circolazione dei farmaci veterinari in Europa, come stanno le cose?
R - Il problema della normativa farraginosa nasce proprio in Europa e impatta in modo particolarmente negativo sulla libera circolazione dei farmaci e sullo sviluppo del settore farmaceutico. Gli attesi vantaggi di appartenenza all’UE tardano ad arrivare, molti paesi europei difendono le loro frontiere con logiche protezionistiche. Farmaci dotati di dossier registrativi validati da paesi della Comunità, seguendo regole condivise dalla stessa Comunità, ricevono regolarmente costosissime contestazioni da altri paesi dell’unione all’atto del mutuo riconoscimento, una babele.
Il quadro mette in luce un’autentica “stravaganza” intellettuale: alimenti di origine animale prodotti in un determinato stato europeo, utilizzando farmaci autorizzati in quello stato, possono circolare liberamente sui mercati internazionali al contrario dei medicinali che sono serviti alla loro produzione.
Tale sistema privo di vantaggi sul piano della sicurezza alimentare, rallenta lo sviluppo economico della Comunità Europea.
Un esempio calzante riguarda una specialità autorizzata in Italia e proposta per la registrazione in diversi paesi europei attraverso la procedura di mutuo riconoscimento. Il suo dossier era stato validato dal Ministero della Salute italiano in base alle norme europee, malgrado ciò, la richiesta di mutuo riconoscimento della specialità ha ricevuto molteplici obiezioni da parte di numerosi Ministeri europei che non hanno accettato la validazione delle nostre Autorità Sanitarie.Accampando obiezioni pretestuose i singoli Stati Membri hanno messo in luce la logica di tipo economico, non certo sanitaria, legata al rifiuto.
Dal mio punto di vista potrebbe essere sfruttato in pieno lo strumento della farmacovigilanza, che è attiva e funzionante in tutta Europa. Un farmaco registrato e commercializzato in un paese membro, che dopo un numero congruo di anni non abbia ricevuto nessuna segnalazione di farmacovigilanza relativa alla sua sicurezza ed efficacia, dovrebbe avere il via libera automatico in tutti gli altri stati membri. L’obiettivo dell’Industria farmaceutica è quello di commercializzare il farmaco in tutta Europa con un dossier unico, una valutazione unica e un’autorizzazione unica.
D - AISA si occupa non solo dei grandi temi trasversali, delle multinazionali e dei grandi associati, ma anche degli interessi delle piccole e medie aziende e dei mercati di nicchia. A questo proposito, può segnalarci qualche obiettivo in agenda a favore del mercato del farmaco veterinario di nicchia?
R - Anche in questo caso le risposte passano attraverso una concreta semplificazione normativa. Centrale è la questione minor uses/ minor species (usi minori /specie minori). Per esempio, nel campo dell’acquariologia nazionale, si utilizzano piuttosto comunemente farmaci non autorizzati in Italia ma prodotti e commercializzati legalmente in altri paesi europei nei quali la registrazione degli stessi può avvenire a costi compatibili con le ridotte dimensioni del mercato. Per la registrazione di questo tipo di medicinali non si può chiedere all’industria d’investire cifre analoghe a quelle giustificate per l’acquacoltura (allevamenti ittici a scopo alimentare) ed è auspicabile che il regolamento comunitario 726/2004 e il Decreto Legislativo n. 193/06 (art.4) che prevedono il rilascio di AIC (Autorizzazione all’Immissione in Commercio) con documentazioni ridotte e costi contenuti siano tenuti in debita considerazione da parte delle Autorità sanitarie.
Se un primo passo è stato fatto con l’introduzione di tariffe agevolate per l’acquariologia, rimane ancora da sciogliere il nodo della documentazione troppo onerosa. La soddisfazione del suddetto auspicio porterebbe all’emersione di un mercato sommerso e alla scomparsa di un commercio fraudolento. Anche in questo campo gli associati AISA hanno le carte in regola per operare dentro norme condivise che assecondando esigenze industriali legittime diano impulso all’economia senza rischi aggiuntivi per la Salute Pubblica.
D - Il tema della specificità del farmaco veterinario è un argomento sul quale AISA da sempre punta i riflettori. Quali sono le azioni dell’Associazione per la conquista del mercato che spetta all’Industria Veterinaria?
R - Il business derivante dall’utilizzo del farmaco veterinario sugli animali da compagnia ci compete per legge, ma purtroppo ci viene ancora troppo spesso negato. La disinformazione, la medicazione “fai da te”, la libera interpretazione del “sistema a cascata” nella prescrizione del farmaco, la perfettibile collaborazione tra Industria Farmaceutica Veterinaria, Farmacisti, Veterinari e Autorità Sanitarie costituiscono un enorme problematica. Il disservizio legato alla scarsa reperibilità del farmaco veterinario in farmacia e la sostituzione della prescrizione veterinaria con approssimativi prodotti per uso umano costano 80.000.000 di euro ogni anno all’Industria Farmaceutica Veterinaria e non è escluso che vadano a pesare sui costi del Servizio Sanitario Nazionale. Il farmaco veterinario costa, così potrebbe nascere la tentazione di ricorrere al medico di base per la prescrizione del farmaco per uso umano. Ma la legge parla chiaro: laddove esiste il farmaco veterinario, tale farmaco va prescritto, consegnato e somministrato. Solo nel caso in cui il farmaco veterinario non sia prodotto,  il veterinario ha facoltà di prescrivere, in deroga, un farmaco umano (sistema a cascata), ma sempre assumendosi la responsabilità del trattamento poiché un solo eccipiente inadeguato può provocare gravi reazioni avverse. I medici veterinari ci chiedono di fare ricerca e di sviluppare nuovi farmaci, ma l’Industria Farmaceutica Veterinaria vive di proventi e se questi vengono meno per il comportamento non lineare  o addirittura illegale degli stessi Veterinari e delle Farmacie, non è possibile investire nello sviluppo di nuovi prodotti. Il cane si morde la coda.
D - Che ripercussioni ha sull’Industria Farmaceutica Veterinaria la mancanza di controllo sulla solvibilità della filiera?
R - In conseguenza del credit crunch la questione della solvibilità della nostra clientela sta emergendo con accenti destabilizzanti per l’intero sistema produttivo.
L’allevamento zootecnico si è trasformato da agricolo a industriale. Un tempo i produttori di alimenti di origine animale erano costituiti da aziende medio piccole, capitalizzate e solvibili, i terreni erano asset aziendali comuni. Oggi, con l’industrializzazione, non c’è più la terra e le aziende sono più volatili, meno capitalizzate, più grandi, ma anche molto più rischiose. Partendo dal presupposto che il farmaco veterinario rappresenta un fattore di produzione zootecnica, le sofferenze finanziarie da mancati incassi attivano un circolo vizioso che porta a ripercussioni sociali: l’industria farmaceutica non incassa e si vede costretta a far lievitare i prezzi dei medicinali; il produttore di alimenti essenziali (latte, uova, carne) paga più caro il farmaco veterinario ed è a sua volta costretto ad aumentare i prezzi dei prodotti. Le ripercussioni generali non possono che essere negative, sia a livello sociale che in termini di mercato.
In conclusione, tra i grandi obiettivi di AISA, rimangono sul tavolo la semplificazione della normativa, intesa come agevolazione dell’attività industriale, l’allargamento del mercato con la conquista di quel grande business che passa attraverso la vendita del farmaco veterinario in farmacia e il controllo della solvibilità della filiera.
Si tratta di obiettivi alla portata di AISA che porteranno benefici all’intera filiera della Salute Animale. 

Grande affluenza di pubblico e ampio consenso sono stati registrati al VII Congresso nazionale “Fa’ la cosa giusta” promosso da UNISVET (Unione Italiana Società Veterinarie), al quale AISA ha partecipato nei giorni 22 e 23 febbraio 2013.
Al Congresso, AISA ha presentato il Prontuario On Line descrivendone l’evoluzione attraverso gli interventi del Direttore Roberto Cavazzoni, che ha illustrato ai presenti gli aggiornamenti recentemente realizzati sull’innovativo sistema data base on line. In particolare è stato messo in evidenza il servizio di allerta (Alert Release) dedicato agli aggiornamenti in tempo reale in materia di provvedimenti urgenti ed evoluzione normativa.
Presenti al congresso numerosi medici veterinari e molti studenti fortemente interessati agli interventi di AISA, dai quali è emerso che il Prontuario On Line si sta rivelando uno strumento professionale unico nel suo genere in virtù dell’affidabilità, della dinamicità, della qualità e della quantità di informazioni attendibili offerte gratuitamente e in tempo reale. Moderno canale di comunicazione diretto tra aziende produttrici di medicinali veterinari (che puntualmente redigono ed aggiornano il data base on line) ed utilizzatori dei farmaci ad uso veterinario, il Prontuario On Line si propone come ausilio alla reperibilità del farmaco, alla sua corretta prescrizione, all’uso adeguato dei prodotti per la salute animale e alla sicurezza alimentare. Con il servizio “Alert Release”, che favorisce l’adozione di provvedimenti urgenti in materia di medicinali veterinari (modifiche degli stampati, richiami, warning), è stato compiuto un ulteriore passo a favore dell’applicazione della complessa normativa in rapida e continua evoluzione, dunque un’azione a beneficio dell’intera filiera della Salute Animale. A breve, ha annunciato il Direttore di AISA, è previsto il lancio dell’”Alert II”, un servizio ancora più sofisticato che consentirà al Prontuario On Line di riportare in dettaglio e per singoli prodotti variazioni in tempo reale quali il prezzo, la posologia e, per i veterinari che si occupano di animali DPA, il tempo di attesa/sospensione del farmaco.
Il Prontuario On Line di AISA conferma quindi la sua efficacia, come testimonia l’ulteriore riconoscimento da parte della platea UNISVET, che ha individuato nel data base on line uno strumento molto più efficace, più completo e più attendibile rispetto ai precedenti mezzi cartacei. Anche il pubblico del Congresso ha identificato il Prontuario On Line come un mezzo tecnologico di facile consultazione, insostituibile  per la dinamicità, per l’ aggiornamento in tempo reale e per la gratuità del servizio erogato. Numerose sono state le registrazioni di nuovi utenti che si sono iscritti direttamente presso lo stand, durante le giornate del congresso.
Un riscontro particolarmente positivo si registra tra i veterinari professionisti, che hanno apprezzato la funzionalità del Prontuario On Line rispetto alla sua specificità. Si tratta infatti di un mezzo di consultazione che ospita unicamente prodotti veterinari, comprendendone tutte le categorie merceologiche (farmaci, vaccini, parafarmaci, disinfettanti, nutraceutici ed alimenti dietetici). Ciò rappresenta un considerevole sostegno alla categoria e offre il vantaggio, a chi prescrive il prodotto veterinario, di operare nella legalità senza incorrere in sanzioni. Anche i futuri veterinari ed i neo laureati appartenenti all’“era tecnologica” intravedono nel Prontuario On Line la possibilità di avvalersi di un supporto innovativo, al passo con i tempi, sempre aggiornato, che li potrà affiancare nel loro percorso professionale.
Per il valore e la rilevanza del progetto sviluppato dall’Associazione e per tutte le novità annunciate, AISA ha ricevuto consensi e congratulazioni anche da parte di UNISVET e di numerosi altri Enti presenti al Congresso, tra cui SIVeLP (Sindacato Italiano Veterinari Liberi Professionisti).

 

Il Prontuario Ufficiale AISA, la banca dati on line unica nel suo genere che contiene le informazioni essenziali e gli aggiornamenti sui prodotti per la cura, la salute e il benessere degli animali, festeggia il suo sesto mese di attività e si conferma punto di riferimento per Autorità Sanitarie, veterinari, farmacisti, allevatori, proprietari e distributori.
Usufruibile gratuitamente, il Prontuario Ufficiale AISA On Line (www.prontuarioveterinario.it) ospita tutte le categorie merceologiche veterinarie: farmaci, vaccini, parafarmaci, disinfettanti, nutraceutici ed alimenti dietetici.
Fortemente voluto da AISA, da sempre impegnata nella lotta al sostegno della qualità del farmaco veterinario e della sua specificità, il Prontuario AISA  (on line dal giugno 2012) è stato immediatamente percepito come uno strumento professionale dinamico, innovativo, affidabile, di semplice consultazione, dunque come un supporto tecnologico senza precedenti.

Il Ministero della Salute si è espresso positivamente nei confronti del Prontuario AISA On Line e a tal proposito il Dr. Roberto Cavazzoni - Direttore di AISA – ha recentemente ricevuto una lettera sottoscritta dal Dr. Romano Marabelli - Capo Dipartimento della sanità pubblica veterinaria, della sicurezza alimentare e degli organi collegiali per la tutela della salute - che si congratula ufficialmente con AISA  “per la realizzazione del Prontuario Ufficiale AISA On Line  presentato in occasione del congresso SCIVAC di Rimini”. Un gesto molto apprezzato da AISA, che auspica continuità, sostegno e costante collaborazione con il Ministero della Salute.

La lotta al “fai da te” e all’uso improprio del farmaco veterinario si fa sempre più viva ed ottiene adesioni crescenti. Lo conferma il dato relativo alle registrazioni al Prontuario, che ha raggiunto ad oggi il numero di 1959 iscritti. Un successo che rivela l’efficacia di uno strumento che risulta ineguagliabile dal punto di vista dell’aggiornamento in tempo reale in merito alle novità introdotte sul mercato e ai provvedimenti e alle variazioni normative relative ai singoli prodotti.
In virtù della quantità e della qualità delle informazioni precise e puntualmente aggiornate che vengono raccolte nel Prontuario AISA On Line, costantemente aggiornato dai responsabili delle singole Aziende Associate, numerosi sono gli utenti (farmacisti e veterinari) che continuano a registrarsi  al portale, definibile ad oggi un  “cantiere aperto”.  AISA sta mettendo a punto modifiche e miglioramenti al sistema, anche allo scopo di allargare le iscrizioni al vasto pubblico, oltre che agli addetti ai lavori. L’efficacia del mezzo e le sue caratteristiche vincenti contribuiscono infatti alla sensibilizzazione del pubblico meno specializzato, al quale è necessario trasmettere l’importanza della specificità del farmaco veterinario, tema sul quale AISA è da sempre in prima linea. E’ in cantiere la messa a punto sia di una App, che di un “sistema di allerta” che possa inviare messaggi periodici a tutti gli utenti registrati e che aggiornerà sulle ultime modifiche relative ai prodotti presenti sul Prontuario, ai prodotti eliminati, alle variazioni dei tempi di attesa dei medicinali, oltre ad una eventuale newsletter legislativa sulle normative dedicate ai veterinari.
L’obiettivo di AISA è quello di arrivare alla “modifica in tempo reale” affinché il livello di aggiornamento sia massimo e possa favorire la catena prescrizione/ acquisto/utilizzo tempestivo del farmaco.
Si concretizza dunque per il Prontuario di AISA l’obiettivo di essere il canale di comunicazione diretto tra le aziende produttrici di medicinali veterinari e gli utilizzatori di tali prodotti e di rappresentare un vantaggio esclusivo per medici veterinari, farmacisti e Autorità Sanitarie.

Il consenso del Ministero, rafforzato anche dall’alto numero di utenti registrati (quasi 2.000 tra veterinari e farmacisti) e dal numero di accessi e visite al sito (nel periodo giugno-settembre circa 15.000 utenti singoli), dimostra quanto sia apprezzato lo sforzo sostenuto da parte di AISA e delle Aziende Associate impegnate a nutrire una banca dati che garantisce di poter stare al passo con la sempre più rapida evoluzione del settore Salute Animale. Ma ciò che emerge è anche l’esigenza, da parte degli utilizzatori/prescrittori dei farmaci, di disporre di un mezzo di consultazione serio ed attendibile, oltre che tempestivamente aggiornato (il cartaceo invecchia in fretta ed è spesso impreciso e lacunoso), che si rivela molto utile di fronte alla complessità e alla rapida evoluzione della normativa in fatto di prescrizione.
Il Prontuario AISA On Line viene dunque vissuto da farmacisti e veterinari come un prezioso supporto e punto di riferimento, ma non va dimenticato l’impatto del mezzo tecnologico sul vasto pubblico. Si prevede che a giovarne sia infatti tutta la filiera coinvolta nell’utilizzo responsabile e consapevole del medicinale veterinario, sia nel settore delle produzioni zootecniche, che in quello degli animali da compagnia, grazie alla migliore reperibilità di informazioni aggiornate e di farmaci sempre più coerenti con esigenze sociali di così grande portata.
In conclusione, AISA ha intercettato e interpretato strategicamente le reali e concrete esigenze delle Autorità Sanitarie, degli addetti ai lavori e del pubblico allargato. Nell’ottica della Responsabilità e in costante sinergia con le Autorità Sanitarie e con le Aziende Associate,  AISA prosegue nella assidua attività di divulgazione di contenuti, che ha come prerogativa fondamentale la diffusione della conoscenza e dello sviluppo etico del mercato.

“Il ruolo della farmacia nella distribuzione del farmaco veterinario”
Intervista al dr. Eugenio Leopardi – Presidente UTIFAR  (Unione Tecnica Italiana Farmacisti).

Eugenio Leopardi, Presidente di UTIFAR (Unione Tecnica Italiana Farmacisti), l’associazione nata nel 1957 che promuove la specializzazione tecnico professionale dei farmacisti e che sostiene le iniziative a favore del costante aggiornamento della categoria, è stato recentemente coinvolto, insieme ad AISA e al suo Direttore Roberto Cavazzoni, nel dibattito sul tema : “ Il ruolo della Farmacia nella filiera della Salute Animale”. 
Reduce dall’evento “Farmadays”, svoltosi a Verona lo scorso ottobre 2012, UTIFAR  si dichiara sempre più consapevole che la Medicina Veterinaria è Scienza Medica e che l’Industria Veterinaria gioca un ruolo fondamentale nell’ottica della tutela della salute e del benessere animale e del consumatore finale.
D - Dr. Leopardi, nella filiera della Salute Animale, in particolare nel settore animali da compagnia, la Farmacia ha un ruolo strategico fondamentale, ma non ancora del tutto espresso. Cosa  sta facendo UTIFAR  per  rafforzare la collaborazione tra l’Industria Veterinaria e la Farmacia?
R - La nostra associazione crede fermamente nell’Industria Veterinaria e nelle opportunità che questa può offrire alle farmacie. Stiamo cercando quindi di sensibilizzare le farmacie a prestare molta attenzione al settore veterinario, ambito nel quale ci si deve muovere a 360°. Il mondo veterinario rappresenta non solo il farmaco veterinario, ma anche una serie di ausili e di prodotti per animali che possono essere considerati con molta attenzione dalle farmacie. UTIFAR  sta cercando di sensibilizzare i suoi associati a dispensare tali prodotti , ad allestire adeguatamente reparti dedicati alla veterinaria, nell’ottica di un servizio sempre più professionale e specializzato, al servizio del cittadino. Siamo consapevoli che in Italia ci sono circa 15.000.000 di animali da compagnia e su questo bacino la farmacia, insostituibile punto di erogazione di servizi per la Salute e per il Benessere del cittadino, deve essere in grado di dare una risposta efficace. Il risultato di una corretta azione in tal senso, significa aumentare le vendite dei prodotti veterinari nel canale Farmacia, quindi un ritorno positivo per tutta la filiera.
D - Disponibilità e reperibilità , specificità e lotta alla sostituzione del farmaco veterinario. Come si può attivare la “cascata”  nella filiera della Salute Animale per ottenere vantaggi e risultati positivi?
R - Uno degli obiettivi principali della nostra opera di sensibilizzazione sui farmacisti è quello di evidenziare l’importanza del farmaco specifico e la necessità di non sostituire il farmaco veterinario con il farmaco umano. A questo proposito, coscienza e consapevolezza giocano un ruolo decisivo, insieme alla conoscenza e all’aggiornamento in merito agli aspetti legislativi e alle normative che regolano il settore veterinario. La nostra associazione ha anche proposto corsi di aggiornamento ai farmacisti tenuti da funzionari Asl sulla legislazione veterinaria. Un farmacista sempre più coinvolto, informato ed aggiornato potrà accogliere la ricetta veterinaria con più consapevolezza e, pur avendone la facoltà, evitare di dispensare un farmaco umano sostitutivo. Per ottenere la  "cascata virtuosa" che porti a reali risultati positivi , oltre alla disponibilità della veterinaria in farmacia e alla reperibilità del farmaco, giocano dunque un ruolo molto importante anche l’informazione costante e la massima collaborazione tra Autorità Sanitarie, Industria Veterinaria,  Veterinari e Farmacisti.

D - Come valuta la reazione dei Farmacisti in merito al dibattito sulle nuove strategie per il settore della veterinaria e in merito al ruolo della Farmacia nella filiera della Salute Animale?
R - La categoria dei farmacisti è stata “viziata” per lungo tempo in quanto abituata ad avere il monopolio del farmaco e ad avere un cliente importante come il Servizio Sanitario Nazionale. Oggi, dal momento che le risorse legate al Servizio Sanitario Nazionale sono in calo, soprattutto a livello territoriale, il farmacista si guarda intorno con interesse ed è ben predisposto a sviluppare nuovi settori. Tuttavia, l’opera di sensibilizzazione non è semplice poiché implica aspetti impegnativi come quello della formazione e dell’aggiornamento. Si tratta di cambiare mentalità e di cogliere il significato di una opportunità che può generare un rilevante ritorno economico e che può rafforzare il ruolo, già inconfutabile, che la farmacia ha nella vita del cittadino.
D - A proposito di comunicazione, l’Industria Salute Animale auspica in primo luogo una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica  in termini educativi. Chi meglio della farmacia può comunicare al consumatore finale?
R - Da questo punto di vista ci troviamo assolutamente allineati, la farmacia ha un ruolo strategico anche nella comunicazione. Partiamo però dal dato oggettivo che oggi in farmacia difficilmente si trova un angolo dedicato al settore veterinario. Insisto nel ribadire che la farmacia ha necessità di essere condotta sulla strada della formazione, dell’aggiornamento e dell’approfondimento e che debba non solo dispensare i prodotti veterinari, ma essere preparata e propositiva  e farsi portavoce di un messaggio forte, serio ed efficace. Il cittadino si accorge se il farmacista è preparato e si aspetta, sia dal titolare, che dal collaboratore, risposte soddisfacenti e consigli. Prima dell’obiettivo business, viene l’obiettivo educazione, senza il quale il business non si fa. Una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica che parta dalle farmacie sarebbe sicuramente una strategia vincente. Il cittadino vive la farmacia come un autorevole punto di riferimento per la salute, chiede sempre più dialogo e si aspetta che la farmacia esponga messaggi utili a migliorare non  solo la sua salute, ma anche quella del suo caro compagno animale.

Nato a Padova nel 1969, Renato della Valle entra nel mondo dell’industria farmaceutica nel 1994, dapprima in Agrilife, per poi fondare nel 1996 Innovet Italia, di cui ancora oggi è General Manager. Associato ad AISA dal 2002, è attualmente componente della Commissione Direttiva e del Comitato di Presidenza. Nel 2011 assume l’incarico di coordinare il progetto che, nella prima metà del 2012, porta al lancio del “Prontuario AISA”: una banca dati dinamica, consultabile on line [www.prontuarioveterinario.it] e contenente tutte le informazioni tecnico-scientifiche essenziali riguardanti i prodotti per la cura, la salute e il benessere degli animali.
D - della Valle, perché un prontuario veterinario on line? Se ne sentiva davvero una reale necessità?
R - La possibilità di disporre di un mezzo di consultazione moderno ed aggiornato è un’esigenza sentita dagli stessi utilizzatori/prescrittori dei farmaci per animali, i medici veterinari. L’attuale panorama sempre più ampio e variegato del prontuario terapeutico veterinario, unitamente alla complessità e alla rapida evoluzione della normativa in fatto di prescrizione, richiedono, infatti, un grado di preparazione e di aggiornamento da parte di chi firma la ricetta veterinaria che è impossibile da ottenere con il semplice “fai da te”. E neanche i tradizionali prontuari cartacei sono più idonei alla dinamicità che ha assunto il settore. Il rischio è quello di trovarsi tra le mani strumenti di consultazione già “vecchi” ancor prima di essere utilizzati e, magari, anche imprecisi e lacunosi. Il Prontuario AISA, al contrario,  risponde perfettamente alle esigenze di aggiornamento, completezza ed affidabilità. Nessuno conosce meglio un farmaco dell’azienda che lo ha sviluppato e che ne cura giornalmente gli aspetti regolatori. Bene. Nel Prontuario AISA, sono le stesse Aziende produttrici che, tramite i loro esperti interni, inseriscono e aggiornano quotidianamente i dati relativi ai loro rispettivi farmaci. Volendo fare una battuta, potremmo dire che la redazione del Prontuario AISA è composta da oltre 20 “Regulatory Manager”. Quale editore potrebbe permettersi una redazione di tal spessore e competenza?
D - Nel prontuario AISA sono presenti solo specialità medicinali o anche prodotti non registrati?
R - La ringrazio di avermi posto questa domanda, perché l’argomento mi sta particolarmente a cuore. La risposta è no. Il Prontuario AISA vuole rappresentare il panorama completo di tutti i prodotti che impattano sulla salute e sulla qualità della vita dell’animale, dunque non solo farmaci. Negli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di un nuovo ed interessante settore che vede nei prodotti naturali somministrati per via orale, e compresi nella categoria dei Mangimi complementari (ex-integratori), una soluzione sicura ed efficace per tutta una serie di bisogni di salute che non giustificano l’utilizzo del farmaco. Oltre a questi prodotti, anche noti come Supplementi nutrizionali, è presente nel Prontuario tutta la categoria dei parafarmaci topici, quali lozioni, creme, shampoo, gel, ecc. che sempre di più sono entrati a far parte dell’armamentario di cura utilizzato dal medico veterinario. Il Prontuario AISA contiene oggi oltre 2700 prodotti, che rappresentano circa il 90% del mercato. Di questi, circa la metà sono farmaci registrati, mentre il resto sono Mangimi complementari o Parafarmaci topici. Un panorama dunque veramente completo e rappresentativo di tutte le varie “anime” del comparto Salute Animale.
D - Chi sono i potenziali fruitori del prontuario AISA?
R - Non solo il medico veterinario, ma tutti coloro che si interessano di benessere e salute animale possono consultare gratuitamente il prontuario: dagli operatori del settore, come autorità sanitarie, medici veterinari e farmacisti, ai distributori intermedi e, soprattutto, agli utenti finali, come proprietari ed allevatori. L’unica differenza sta nel livello di accessibilità. L’elenco completo dei prodotti inseriti nel Prontuario è accessibile a tutti gli utenti, anche quelli non registrati. La lettura di caratteristiche come indicazioni, composizione e modalità d’uso è consentita invece a tutti, solo per quanto riguarda i prodotti di libera vendita. Diversamente, per i farmaci con obbligo di prescrizione l’accesso è riservato a medici veterinari e farmacisti che, con una semplice e rapida procedura di registrazione, possono accedere alle informazioni complete sul prodotto (es. foglietto illustrativo, materiale bibliografico e altre informazioni).
D - E i vantaggi più tangibili legati al Prontuario?
R - Oltre a quelli di carattere generale, come l’aggiornamento in tempo reale e l’elevata affidabilità di cui discutevamo prima, il Prontuario AISA offre concreti vantaggi a tutti. In primo luogo ai medici veterinari, che dalla consultazione del prontuario possono conoscere in tempo reale informazioni come il regime di dispensazione o il tempo di attesa dei farmaci, evitando di incorrere in errori di prescrizione che, seppur compiuti in buona fede, possono comportare sanzioni, anche gravi, da parte delle Autorità. Ai farmacisti, cui il Prontuario offre l’opportunità di verificare l’ampia gamma e disponibilità di specialità che, sviluppate ad hoc per gli animali,  rappresentano un’opportunità di mercato a volte sottovalutata. Alle Autorità sanitarie perché una banca dati, gratuita, affidabile, aggiornata e di facile consultazione, com’è appunto il Prontuario AISA, non può che migliorare l’utilizzo dei farmaci veterinari, limitandone l’uso improprio. E, in ultima analisi, ai nostri stessi amici a quattro zampe che, potendo contare su proprietari più informati e responsabili, hanno maggiori opportunità di migliorare il loro stato di salute e, dunque, incrementare il livello di benessere e la qualità della loro vita.
D - Lei è stato personalmente incaricato dal Presidente di AISA, dott. Predieri, di coordinare lo sviluppo del prontuario online. Ha incontrato difficoltà nell’incanalare la risposta delle diverse realtà aziendali verso la realizzazione di questo strumento comune?
R - Premetto innanzitutto una cosa. Le Aziende Associate AISA, pur consapevoli che tale progetto avrebbe comportato una notevole mole di lavoro, sia nella fase di sviluppo che di gestione ordinaria, si sono fin da subito rese conto dell’importanza strategica del Prontuario. Hanno, infatti, immediatamente percepito che uno dei valori di questo progetto era anche quello di poter gestire in piena autonomia e tempestività le comunicazioni tecniche sui loro prodotti. In linea generale, abbiamo assistito all’adesione convinta di tutte le aziende AISA all’iniziativa “Prontuario”. Voluta e ideata dal nostro Presidente Predieri, è diventata per tutti noi associati un’opportunità in più per diffondere conoscenza e aggiornamento sui nostri prodotti veterinari.
D - Il Prontuario Aisa  è on line dall’11 giugno 2012 e ha riscontrato l’immediato successo degli addetti ai lavori. Si parla di centinaia di iscrizioni al sito a pochi giorni dalla presentazione ufficiale, avvenuta in occasione del 73° congresso internazionale SCIVAC di Rimini. Ad oggi, quanti sono gli iscritti? E come sono suddivisi per categorie, ad esempio tra farmacisti e veterinari?
R - Sì, ha detto bene. L’interesse è stato immediato, già in occasione del lancio ufficiale avvenuto in occasione del Congresso Scivac di Rimini, al quale abbiamo partecipato con uno stand interamente dedicato al Prontuario. Molti sono stati i contatti, e i veterinari hanno potuto toccare con mano le varie funzionalità e il grado di aggiornamento in tempo reale, grazie alla presenza di due computer collegati alla rete. Si sono anche già svolti alcuni incontri con i vari rappresentanti del mondo associativo dei veterinari, durante i quali il nostro Presidente ha avuto modo di illustrare le caratteristiche e i vantaggi del Prontuario, riscontrando, anche ai vertici, un notevole interesse.  Ad oggi, gli utenti che si sono registrati al sito sono oltre 1500, di cui circa 1300 veterinari e 200 farmacisti. Ma il dato più interessante sono le visite complessive al sito del Prontuario, che in soli 4 mesi (periodo Giugno-Settembre) hanno registrato quota 23.000, di cui 15.000 utenti singoli.
D - Punto di forza del Prontuario AISA è l’aggiornamento in tempo reale delle informazioni contenute. Come si stanno comportando le aziende responsabili riguardo alla tempestività dell’aggiornamento?
R - Bisogna sapere che le aziende ricevono dal Ministero della Salute le modifiche delle autorizzazioni relative ai propri farmaci (es. nuovi criteri di dispensazione, modifica dei tempi di sospensione, …) con un anticipo di 15 giorni rispetto alla pubblicazione dei decreti ministeriali nella Gazzetta ufficiale e, quindi, alla loro entrata in vigore. Ciò consente alle aziende AISA di pubblicare le modifiche sul Prontuario il giorno stesso dell’entrata in vigore della nuova norma. Le aziende che partecipano al Prontuario AISA sono pienamente consapevoli dell’impatto che l’aggiornamento delle informazioni di un farmaco ha nella catena di prescrizione/acquisto/utilizzo dello stesso e, proprio per questo,  si sono organizzate al fine di adottare il massimo livello di aggiornamento del Prontuario che arriva, come dicevo poco fa, alla modifica “in tempo reale”.
D - Che sviluppi ulteriori si prevedono in ambito multimediale per il prontuario AISA, anche allo scopo di promuovere ulteriormente l’iniziativa ed allargare il bacino utenti? E’ in previsione una App?
R - Il Prontuario AISA è un “cantiere aperto”. Le idee di implementazione e di miglioramento sono diverse e verranno via via messe in pratica grazie all’efficiente organizzazione del dipartimento IT di Federchimica, la Federazione di Confindustria a cui AISA fa riferimento. Prevediamo, innanzitutto, un sistema di “alert” che, con messaggi periodici inviati agli utenti registrati che ne faranno richiesta, avviserà delle ultime modifiche relative ai prodotti presenti nel Prontuario. Ciò permetterà ai veterinari (e anche ai farmacisti) di essere sempre aggiornati, anche senza dover visitare spontaneamente il sito del prontuario. Insomma, un servizio utile, efficace e rapido, completamente al servizio del professionista del settore medico-veterinario. Altro importante sviluppo riguarderà il settore della cosiddetta “mobilità digitale”. Già oggi l’interfaccia grafica del Prontuario AISA è ottimizzata, oltre che per i monitor dei computer fissi, anche per notebook e tablet (es. iPad). Per consultare il Prontuario si deve comunque disporre di una connessione Internet attiva. Nel prossimo futuro, contiamo di sviluppare una versione “offline”, in grado, mediante una specifica App, di consentire ad utenti di tablet e smartphone l’accesso al Prontuario, anche in momenti e situazioni di mancata copertura WiFi o 3G del proprio device portatile. Questi sono gli sviluppi futuri su cui interverremo più rapidamente. Ma, come le dicevo, il Prontuario AISA è un “cantiere aperto”, dove il continuo aggiornamento del contenitore, oltre che del contenuto, è fattore essenziale per stare al passo con la sempre più spinta evoluzione del settore della Salute Animale.

AISA (Associazione Nazionale Imprese Salute Animale), fondata nel 1986 all’interno e nell’ambito della Federazione Nazionale dell’Industria Chimica-Federchimica, raggruppa 21 aziende nazionali e multinazionali operanti nel settore farmaceutico veterinario. Le finalità dell’Associazione sono di favorire la ricerca di prodotti sicuri per la salute e il benessere degli animali, la sicurezza dell’uomo e dell’ambiente, la tutela del consumatore finale tramite la qualità dei prodotti commercializzati e la promozione dello sviluppo etico del mercato.

All’interno dell’Associazione, accanto al Comitato di Presidenza, alla Commissione Direttiva e al Comitato Deontologico, operano diversi Gruppi di esperti (tra cui Gruppo Medicazione Orale, Regulatory, Comunicazione e Siti Produttivi) che analizzano approfonditamente le rispettive tematiche di pertinenza in continua evoluzione.

Il Gruppo Medicazione Orale è attivo in particolare sul fronte di iniziative mirate a promuovere una comunicazione adeguata sul tema dell' utilizzo corretto dei farmaci veterinari antibiotici.  Tali iniziative si rivolgono a tutti i principali attori coinvolti nella tutela della salute animale, specialmente degli animali da allevamento, nell'ottica della sicurezza alimentare del consumatore finale.

In qualità di associazione impegnata da anni nella promozione di iniziative finalizzate a sensibilizzare veterinari ed allevatori sull’importanza di un uso cosciente dei farmaci antimicrobici (antibiotici), AISA intende contribuire al dibattito sul tema dell’antibiotico resistenza, che è divenuto una questione centrale all’interno di organismi sanitari nazionali ed internazionali, sia in medicina umana che veterinaria. L’Associazione ribadisce alcuni punti essenziali ad una corretta comprensione di come l’uso opportuno dell’antibiotico risulti necessario al ripristino delle condizioni di salute e benessere dell’animale, allo scopo di annullare il rischio dell’insorgenza di fenomeni di resistenza. Uno degli aspetti più significativi del dibattito riguarda l’aumento della resistenza agli antibiotici in campo umano, fattore che spesso viene messo in relazione all’uso massiccio e talvolta inappropriato dell’antibiotico stesso negli animali.

L’argomento è di grande attualità e oggetto di precise normative comunitarie: infatti i farmaci antimicrobici giocano indubbiamente un ruolo prioritario nel proteggere la salute e il benessere degli animali da reddito e di conseguenza nel garantire la sicurezza delle derrate alimentari destinate all’uomo. La salute e il benessere dell’animale sono dunque valori socialmente e deontologicamente imprescindibili e condizione necessaria per l’efficienza delle produzioni zootecniche.

Un dato significativo che vale la pena sottolineare è l’alto tasso di auto approvvigionamento alimentare dell’Italia, che risulta essere del 65%, sicuramente superiore a quello di altri paesi europei. Questo soprattutto perché, culturalmente, il consumatore italiano preferisce il prodotto tipico locale che sancisce un legame profondo con il territorio e con quelle tradizioni che per secoli hanno dato vita ad un prodotto d’élite nell’ambito della salumeria e dei latticini.

L’Italia è autosufficiente nel settore avicunicolo, che è attualmente leader della zootecnia italiana, con una produzione di carni di quasi 1 milione e 200 mila tonnellate e una di uova che nel 2010 ha superato i 13 miliardi di pezzi. Le importazioni riguardano i bovini da carne e suini vivi (di questi, circa l’80-90% è utilizzato per le produzioni tipiche, quali il prosciutto crudo e altri insaccati, e il 10-20% per carne fresca). La produzione del suino pesante (160-170 kg con un ciclo di vita di almeno 9 mesi) è la classica dimostrazione della tipicità della produzione italiana.

A tutela di una qualità indiscussa, pretesa dal consumatore italiano, nel moderno allevamento intensivo la questione del benessere animale è affrontata in maniera integrata. E’ pieno interesse degli allevatori mettere in pratica tutti gli accorgimenti indispensabili e operare i necessari investimenti per ottenere lo scopo finale. In quest’ottica risulta fondamentale l’adozione di opportune misure di biosicurezza, ossia di procedure di gestione aziendale, di norme igieniche, di corretta alimentazione e di controlli puntuali sugli animali e sull’ambiente circostante, al fine di prevenire l’introduzione e la circolazione di agenti patogeni in allevamento.

Un corretto approccio alla prevenzione negli allevamenti intensivi deve partire da un appropriato management, ovvero dalla messa in atto di tutte quelle misure (es. idoneità dei ricoveri, numero appropriato di animali , disinfezioni, disinfestazioni,  etc..) volte a garantire la “base” del benessere animale. Tali misure devono ovviamente rispettare le normative comunitarie, ma devono anche tenere conto della specificità dell’allevamento. Perché la loro applicazione sia efficace risultano fondamentali il dialogo e la collaborazione tra allevatore e veterinario. Compito di quest’ultimo è la messa a punto di programmi sanitari specifici che integrino e completino le pratiche di prevenzione tramite l’elaborazione di specifici programmi di vaccinazione, che giocano un ruolo chiave nel mantenimento della salute e del benessere animale e su cui attualmente si concentrano, da parte dell’industria della salute animale, ingenti investimenti in ricerca, in sviluppo ed in tecniche produttive sempre più sofisticate ed avanzate.

L’impiego dell’antibiotico, che peraltro diminuisce con l’età dell’animale, è dunque sostanzialmente mirato a situazioni nelle quali le misure di prevenzione non si  rivelano sufficienti, in situazioni di patologia conclamata o di patologia imminente. Sfatare il “mito” dell’antibiotico usato indiscriminatamente a scopo d’ingrasso (gli antibiotici promotori di crescita sono banditi da molti anni) è quindi una necessità. Come nella medicina umana, anche in quella veterinaria gli antibiotici si dimostrano efficaci solo quando sono impiegati correttamente. Il principio cardine alla base di un uso responsabile dell’antibiotico è riassumibile nella frase:  “quanto basta, quando necessario”. Il successo di una terapia dipende dall’osservanza di norme fondamentali che garantiscono il benessere degli animali - e la conseguente qualità e sicurezza delle derrate alimentari-  riassumibili nelle seguenti regole:
- corretta diagnosi
- scelta il più possibile corretta del prodotto
- dosaggio appropriato
- giusta somministrazione
- tempo di trattamento strettamente necessario
a cui si aggiungono altri fattori, tra i quali i più importanti sono :
- il necessario rispetto dei tempi di sospensione.
- la verifica dei risultati ottenuti da parte del veterinario.

In condizioni nelle quali la patologia del singolo animale non può essere considerata disgiunta dalla  patologia di gruppo, la “ medicazione orale ” si pone come valida alternativa alla somministrazione individuale degli antibiotici. Ciò per una serie di ragioni:
- praticità: un farmaco dispensabile per più giorni attraverso l'acqua di bevanda (suini, vitelli,bovini, polli e avicoli) o attraverso il mangime (suini, bovini, conigli)  viene assunto rapidamente e simultaneamente da tutto il gruppo, spesso molto numeroso, ottimizzando così costi e tempi di gestione.
- scelta del principio attivo più idoneo e corretta posologia: un farmaco specifico,  la cui preparazione farmaceutica è stata  messa a punto per una specifica patologia, garantisce che la quantità idonea di farmaco giunga efficacemente  nella sede dell’infezione degli animali ammalati e  che lì rimanga per il tempo necessario a garantire il ripristino delle funzioni d’organo compromesse dall’infezione stessa .
- “stress free”: il farmaco assunto spontaneamente dagli animali durante l’abbeverata o l’alimentazione  risulta essere meno stressante e più efficace per animali già provati dalla malattia. La libertà da fattori stressanti è infatti uno dei parametri su cui si insiste molto nelle nuove metodologie di allevamento intensivo.

Tutti fattori, questi, che assieme e mai disgiunti dall’applicazione di rigorose e costanti pratiche di prevenzione basati sull’applicazione di un corretto  management aziendale,  di una costante  biosicurezza ed accompagnate dalla elaborazione di specifici programmi di vaccinazione, contribuiscono a far sì che anche il rischio epidemiologico delle cosiddette zoonosi (le malattie trasferibili da uomo ad animale e viceversa) possa essere messo sotto controllo contribuendo in misura determinante al miglioramento della qualità delle derrate prodotte dagli animali e destinate all’uomo.

Specifiche normative della Comunità Europea, in costante evoluzione, riconoscono gli animali come esseri sensibili e stabiliscono quindi che il loro benessere deve essere preso in considerazione in fase di elaborazione e di applicazione delle politiche in materia di agricoltura, trasporti, ricerca farmaceutica, impatto sull’ambiente. La severissima legislazione vigente  impone a tutti gli attori della filiera di adottare ogni mezzo possibile per preservare il benessere e la salute animale, in particolare delle specie produttrici di derrate alimentari, in relazione anche all’elevata incidenza che queste hanno sulla salute dell’uomo.

Le regole dettate agli allevatori da parte dei distributori di grande derrate alimentari (supermercati e consorzi) sono severe in quanto devono garantire al consumatore finale l’assoluta qualità dei prodotti che si trovano su scaffali e banchi frigoriferi. La determinazione tramite test specifici della presenza di antibiotici negli alimenti è obbligatoria e i livelli devono essere conformi ai Limiti Massimi Residuali (MRL) stabiliti dall’Unione Europea. La non osservanza dei protocolli e la conseguente inadempienza da parte degli allevatori determinerebbe perdite economiche ingenti dovute a penali altissime.

In Italia i controlli sono particolarmente seri e vengono effettuati da Medici Veterinari, sia privati che appartenenti al sistema sanitario nazionale, estremamente preparati e assai rigorosi . Un corretto dialogo fra allevatore, veterinario e produttore di alimenti è così la chiave del successo di un allevamento efficiente che possa garantire al consumatore finale prodotti di qualità ineccepibile provenienti da animali ufficialmente sani.

Ecco perché gli sforzi delle iniziative promosse da AISA sono mirati a sostenere e a migliorare il lavoro di squadra tra case farmaceutiche, medici veterinari allevatori ed istituzioni, con il chiaro intento di non motivare, se non su solide basi scientifiche, ogni decisione in merito all’impiego della medicazione orale  con farmaci antibatterici nelle condizioni del moderno allevamento intensivo. Conditio sine qua non, questa, per ottimizzare tempi e costi, per non limitare irragionevolmente un armamentarium  terapeutico così importante mirato anch’esso, quando propriamente utilizzato, a soddisfare una esigenza culturalmente e socialmente fondamentale per tutti gli italiani: la buona e la sana tavola.

È on line il Prontuario veterinario dell’Associazione Nazionale Imprese Salute Animale (AISA)

Presentato in anteprima al 73° Congresso Internazionale SCIVAC (Rimini, 8 -10 Giugno 2012), il Prontuario Ufficiale AISA è disponibile on line dall’11 Giugno 2012. L’edizione completa del database è liberamente accessibile all’indirizzo www.prontuarioveterinario.it  ad  Autorità Sanitarie, Veterinari, Farmacisti e, per le informazioni di cui è consentita la consultazione da parte del pubblico, anche a proprietari, allevatori e distributori. Il Prontuario Ufficiale AISA è una banca dati on line che offre informazioni essenziali ed aggiornate sui prodotti per la cura, la salute e il benessere degli animali. E’ usufruibile gratuitamente – previa registrazione iniziale da parte di Medici Veterinari e Farmacisti per i prodotti soggetti a prescrizione medico-veterinaria –  e ospita tutte le categorie merceologiche: farmaci, vaccini, parafarmaci, disinfettanti, nutraceutici ed alimenti dietetici. Lo scopo del Prontuario AISA è quello di fungere da canale di comunicazione diretto tra le aziende produttrici di medicinali veterinari e gli utilizzatori di tali prodotti, proprio in virtù della qualità e della quantità delle informazioni che vi sono raccolte.
Grazie ad un pool di redattori qualificati, composto dai responsabili delle singole aziende associate AISA, il Prontuario Ufficiale AISA consente di essere tempestivamente informati sulle novità di volta in volta introdotte sul mercato e di rimanere anche costantemente aggiornati  in merito a provvedimenti e variazioni normative relative ai singoli prodotti.
In quanto tale, si configura come uno strumento ad alto valore professionale, indispensabile per la corretta prescrizione ed il buon uso clinico dei prodotti per la salute ed il benessere animale, nonché per la tutela della sicurezza alimentare.
AISA, da sempre impegnata nella lotta al sostegno della qualità dei farmaci veterinari e nella promozione dello sviluppo etico del mercato, attraverso il Prontuario Ufficiale On Line, intende promuovere iniziative di educazione e di comunicazione relative all’importanza del farmaco veterinario in virtù della sua specificità.
Aggiornato in tempo reale, il Prontuario Ufficiale On Line di AISA rappresenta un innovativo strumento professionale che certifica la sempre più stretta e qualificata collaborazione tra Aziende Produttrici di medicinali veterinari, Medici Veterinari, Farmacisti e Autorità Sanitarie. In forza di ciò, Il Prontuario funge da strumento di sensibilizzazione anche per un pubblico meno specializzato al quale AISA conferma e ribadisce il suo costante impegno sul tema della specificità del farmaco veterinario, nell’ottica della tutela del benessere e della salute degli animali quale elemento imprescindibile della  relazione affettiva uomo-animale e a ulteriore garanzia della sicurezza alimentare. L’ altissima affluenza di Professionisti del settore, Medici Veterinari e Farmacisti allo stand AISA allestito al 73° Congresso SCIVAC di Rimini si è concretizzata in un alto numero di registrazioni al sito web del prontuario, con un particolare apprezzamento per l’accesso on line gratuito e la verifica di poter accedere ad  informazioni aggiornate in tempo reale da qualsiasi tecnologia con accesso Internet.
I Medici Veterinari hanno infatti potuto piacevolmente constatare che alcune importanti e recenti variazioni sui farmaci erano già inserite on line nel  Prontuario Ufficiale AISA.
L’unanime consenso riscontrato da parte di tutti gli addetti ai lavori è l’eccellente base di partenza affinché il Prontuario Ufficiale On Line di AISA diventi lo strumento più aggiornato e sicuro,  al servizio della Professione Veterinaria e, più in generale, di tutti coloro che si occupano della cura e del benessere animale.

Intervista al dott. Lorenzo Crosta. Lorenzo Crosta, classe 1961, Dottore di Ricerca (PhD) e Medico Veterinario tra i massimi esperti di medicina e chirurgia aviare in Italia, in Europa e nel mondo, svolge le sue attività soprattutto nel bacino del Mediterraneo e in Sud America. E’ stato Professore a contratto presso la facoltà di Medicina Veterinaria a Milano.
D- Esiste una mappatura ufficiale che riguarda gli animali esotici, in particolare gli uccelli da compagnia e da riproduzione, presenti in Italia?
R- Al momento non esiste in Italia un’anagrafe ufficiale che possa fornire dati precisi su numeri e  specie di uccelli esotici, uccelli da compagnia o da riproduzione, presenti sul territorio. Si tratta sicuramente di un ampio ventaglio di appassionati e di allevatori che posseggono centinaia di migliaia di uccelli tra cui pappagalli, canarini, colombi e falchi. Per quanto riguarda i pappagalli, il proprietario, con poche eccezioni di specie, deve essere in possesso di un documento di cessione ai fini C.I.T.E.S (Convention on International Trade in Endangered Species of wilde Fauna and Flora), mentre nel caso di animali in appendice 1 (specie gravemente minacciate da estinzione) è indispensabile un certificato C.I.T.I.E.S vero e proprio che è rilasciato dal al Corpo Forestale dello Stato. Se avessimo accesso agli archivi del Corpo Forestale, avremmo i numeri, ma ciò al momento non è possibile. Alcuni dati  provengono da F.O.I (Federazione Ornicoltori Italiani) e riguardano gli allevamenti di canarini e pappagallini, che risultano essere qualche centinaia di migliaia sul territorio italiano. Per quanto riguarda i colombofili - per la categoria colombi viaggiatori da esposizione - è nota la concentrazione sul territorio di Reggio Emilia. In tema di falconeria, da sottolineare che 25 anni fa i falconieri  erano meno di 300 e andavano quasi esclusivamente a caccia, mentre oggi sono alcune migliaia e la loro attività è estesa al piacere della riproduzione e al puro divertimento.
D – In termini di medicina aviaria e di aggiornamento, l’Italia è al passo con l’Europa e con il resto  del mondo?
R- Mi sento di dire che siamo al passo e che siamo in linea, sia con l’Europa che con il resto del mondo. Mi occupo di medicina aviare da circa 25 anni e ho iniziato agli albori, quando non esisteva internet e quando l’unica fonte di aggiornamento era un articolo al mese su qualche rivista scientifica americana. Oggi, grazie alla rete, l’aggiornamento è costante e in tempo reale e le competenze dei veterinari generici si intrecciano con quelle dei veterinari specialisti (cardiologi, oftalmologi ecc…) secondo la logica della collaborazione, sia sul fronte degli allevamenti, che su quello della clinica e della chirurgia. Sottolineo che, nonostante tra noi e gli altri Paesi non ci sia una differenza abissale, in USA anche i veterinari generici hanno una buona preparazione in medicina aviaria e animali esotici.  L’estensione della preparazione viene proposta durante i corsi universitari e permette di intraprendere una carriera più completa e prestigiosa rispetto all’Italia.
D- Quali sono le regole fondamentali e i consigli base in termini di confort, nutrizione  e convivenza, nell’ottica del rispetto del benessere e della salute delle specie aviarie da compagnia e da riproduzione?
R- Il primo consiglio dare a chi decide di acquistare un animale da compagnia è quello di destinare buona parte del budget all’acquisizione di informazioni e di notizie, più che all’acquisto dell’esemplare stesso. E’ fondamentale documentarsi prima di diventare proprietari di un animale, approfondirne la conoscenza ed essere in condizione di garantirgli un ambiente ad hoc. Inoltre è importante munirsi di tutte le strutture e dei materiali idonei a riceverlo. Per quanto riguarda pappagallini e canarini, la scelta della gabbia o della voliera si rivela fondamentale per il confort. Le dimensioni, se si parla di animali da compagnia, non devono essere inferiori ai 60-70 cm per una coppia perché gli animali devono potersi muovere. L’ideale sarebbe collocarli in una zona esposta alla luce solare diretta, ma che si alterni anche con l’ombra, specialmente nei mesi caldi.
Sul tema nutrizione, tengo a sottolineare che questi animali non si cibano di granaglie secche in natura, pertanto suggerisco una alimentazione che preveda anche l’assunzione di vegetali freschi (frutta e verdura) o di semi freschi coltivati in vaso. Alcuni allevatori si avvalgono di semi germinati, che sono una straordinaria fonte di stimolo, ma che devono essere trattati in modo adeguato, onde evitare processi di reazione che creano patologie. Essendo alimenti freschi e umidi, durante il processo germinativo i semi hanno una reazione esotermica piuttosto violenta che crea il rischio che batteri e funghi possano proliferare in maniera incontrollata. Se utilizzati, vanno dunque scrupolosamente risciacquati o bolliti per qualche minuto prima di essere somministrati ai piccoli animali.
Per quanto riguarda l’igiene ambientale, va sottolineato che così come per tutte le specie animali domestiche, sia da affezione che da reddito, anche per le specie aviarie vale il principio di “animale sano in ambiente sano”. L’adozione di semplici ma regolari pratiche di pulizia, disinfezione e a volte anche di disinfestazione della gabbia, della voliera o comunque dell’ambiente ove gli animali vivono e si riproducono, è una pratica che, a basso costo e applicata nel rispetto della sicurezza degli animali dell’uomo e dell’ambiente, contribuisce a mantenere uno standard di comfort, salute, bellezza ed efficienza fisica degli animali. Prerequisiti questi, tutti indispensabili per un’ottimale convivenza con l’uomo basata, per quanto riguarda tutte queste specie aviarie, sulla passione e sull’affezione.
D-  Qualche curiosità sui pappagalli, sui loro comportamenti e sulle loro abitudini alimentari.
R- Generalmente il pappagallo viene considerato animale da compagnia, più che da riproduzione. In coppia tende a perdere la confidenza con l’uomo perché difende la stabilità della coppia che, salvo incidenti , rimane un punto di riferimento per la vita. Per tale ragione, chi decide di possedere un pappagallo da compagnia preferisce averne un esemplare singolo. Importante è la dimensione della gabbia che per un pappagallo di taglia media deve essere ragionevolmente di circa 80/100 cm. in larghezza, con uno sviluppo verticale intorno ai 100/120 cm, sempre in base al principio per cui l’animale deve potersi muovere anche quando è in gabbia. La spiccata socialità e la tendenza a vita familiare lo rendono simile all’uomo anche nelle abitudini quotidiane: il pappagallo partecipa alla vita domestica, vola volentieri con i suoi simili durante il giorno, anche per molti chilometri, per poi rientrare al nido di casa. Inoltre prova simpatie e antipatie, esattamente come gli esseri umani!
I consigli alimentari sono un po’ più articolati rispetto ai precedenti, riprodurre la dieta dei pappagalli in natura è praticamente impossibile. Si nutrono di una varietà di semi, radici, foglie di ogni genere e ne esistono circa 350 specie con abitudini alimentari differenti. Sul mercato ci sono aziende qualificate, di cui alcune europee, che producono alimenti estrusi di ottima qualità consigliabili a chi possiede questi animali. Consigliata anche in questo caso l’alternanza con granaglie, frutta fresca e verdura per garantire il giusto apporto di elementi nutritivi e  il giusto equilibrio alimentare che è alla base della salute e del benessere di questi esemplari.

D- In merito alle patologie, quali sono le malattie più diffuse tra queste categorie di animali da compagnia? Esistono medicinali veterinari specifici e appropriati?
R- La maggior parte delle patologie sono di tipo parassitario e batterico e di natura intestinale o respiratoria. Per tali patologie, tutti i principi attivi ed i prodotti disponibili, vanno utilizzati su consiglio e sotto il controllo del medico veterinario. In particolare per quanto riguarda l’uso degli antibiotici, il non rispetto delle regole fondamentali relative al dosaggio ed alla durata del trattamento, può infatti comportare la “ non soluzione della patologia” e la comparsa di fenomeni di resistenza che complicano un quadro già precario per la scarsità di presidi terapeutici sviluppati e registrati specificatamente per queste specie. In un simile scenario, la prescrizione di presidi terapeutici documentati e registrati per altre specie animali compreso l’uomo  è quindi una legittima necessità del veterinario aviario, ma non deve tuttavia rappresentare una regola ineluttabile. Lo sviluppo di farmaci terapeutici testati, certificati ed autorizzati per le specie aviarie in questione, deve pertanto essere incoraggiata e perseguita. La recente procedura semplificata per l’Autorizzazione di Immissione in Commercio (AIC ) di medicinali veterinari destinati alle specie minori è un importante passo in avanti ed un’opportunità da cogliere.
D- AISA si batte da sempre sul tema della specificità del farmaco nell’ottica della tutela del benessere e della salute degli animali quale elemento imprescindibile della  relazione affettiva uomo-animale e a ulteriore garanzia della sicurezza alimentare. Possiamo auspicare che il Ministero apra una strada percorribile al discorso “specificità dei farmaci veterinari  per specie aviarie”?
R- Come detto, per quanto riguarda alcune molecole antibatteriche, testate e prescritte sempre più frequentemente con risultati positivi, sarebbe interessante che il Ministero avvallasse l’ipotesi della registrazione e dell’inserimento della specie aviaria nella dicitura del foglietto illustrativo. Ciò rappresenterebbe la seria possibilità di legalizzare una prassi e una consuetudine ormai certificate in tutti i testi scientifici internazionali di medicina aviaria in tema di prescrizione di farmaci. In aggiunta a ciò, la

di medicinali veterinari destinati alle specie minori di cui si parlava poc’anzi, se ulteriormente migliorata  in termini di onerosità,  potrà  suscitare l’interesse delle aziende produttrici verso l’innovazione e la richiesta di nuove AIC per i nostri amici a due zampe e due ali.

D- Qual è il ruolo del medico veterinario nel delicato equilibrio tra diagnosi della patologia e prescrizione del medicinale?  Quanto conta la prevenzione su questo genere di animali?
R- Il ruolo del veterinario esperto si rivela fondamentale e prevede la capacità di diagnosticare la patologia con tempestività e con il supporto di analisi di laboratorio, test e screening - che vanno da semplici esami di tipo parassitologico o batteriologico a esami diagnostici più approfonditi come endoscopie, radiografie, ecografie - oltre al ricorso all’eventuale chirurgia.
La prevenzione è altrettanto fondamentale e consiste in regolari visite annuali. Esiste un vaccino per il vaiolo aviare nei canarini, ma viene utilizzato prevalentemente dagli allevatori e raramente dai proprietari in casa. Il consiglio in termini di prevenzione, soprattutto per quanto riguarda i pappagalli, è quello di inserire l’animale nel nuovo ambiente domestico e di farlo ambientare per 4/5 giorni prima di eseguire qualsiasi test o screening. Una volta che l’animale ha superato lo stress da ambientamento, ci si può rivolgere ad un veterinario esperto ( anche attraverso SIVAE  Società Italiana Veterinari Animali Esotici) per avere informazioni sui migliori esperti e per effettuare analisi cliniche che si diversificano in base alla specie, all’età e alla destinazione d’uso dell’animale. Ricordiamoci che un animale da compagnia fa screening diversi rispetto a quelli riservati agli animali da riproduzione. Non si escluda mai l’esame per la PSITTACOSI, patologia con frequente incidenza sui pappagalli, ma che interessa anche altre specie, che oggi si cura molto bene sia nell’animale che nell’uomo.
D- Qualche consiglio pratico per chi si accinge a partire per le vacanze estive in compagnia dei propri amici volatili?
R- Le raccomandazioni per chi si mette in viaggio variano a seconda della tipologia dell’animale. Nel caso di un tragitto in automobile con piccoli uccelli o canarini, la gabbia è fondamentale e va tenuto presente che per legge è obbligatorio che gli animali abbiano a disposizione acqua e cibo. Se il viaggio è breve, è sufficiente munirsi di acqua ed eventualmente di mele o arance fresche, cibi molto gradito dagli uccelli e rimedio alla disidratazione durante i mesi caldi. L’aria condizionata è accettabile a temperature ragionevoli, l’importante è non esporli a stress da variazioni brusche e drastiche della temperatura, come il buonsenso ci suggerisce.
Per uccelli di taglia superiore come i pappagalli, il trasporto in automobile può rappresentare un problema se si possiede una voliera di grandi dimensioni. Il consiglio è quello di non trasportarlo nella voliera di casa, ma di munirsi di una gabbia da trasporto in plastica simile a quella utilizzata per cani o gatti, munita di posatoio, che consente all’animale di sentirsi protetto ed evita di esporlo al rischio di reazioni brusche a causa di eventuali frenate improvvise. Una volta giunti sul posto, sarebbe utile prevedere l’eventualità di una gabbia sostitutiva alla voliera di casa, che nella maggior parte dei casi non è facilmente trasportabile e che non sempre si adatta ai diversi ambienti.
Per chi decide di trasportare gli uccelli in aereo o in treno, esistono contenitori appropriati le cui specifiche caratteristiche  vengono fornite dalle compagnie di trasporto. Alcune compagnie aeree non consentono il trasporto agli animali diversi da cani e gatti, è bene quindi verificare prima di intraprendere qualsiasi iniziativa.
Il viaggio rappresenta sempre un piccolo stress per gli uccelli. Il consiglio, a differenza di quanto si fa nei cani e nei gatti, non è quello di utilizzare un tranquillante: in particolare nei mesi caldi, suggerisco un trattamento preventivo a base di integratori di vitamina C, ottimo antidoto contro lo stress e il disagio provocato dalle alte temperature e dal trasporto. Le vitamine in generale si somministrano nei periodi critici e durante i cambi di stagione e hanno effetti stimolanti anche durante il periodo dell’accoppiamento.
Non ci sono quindi controindicazioni nel portare in vacanza i propri uccelli da compagnia, basta osservare qualche regola e adottare il buonsenso. Per ridurre al minimo l’eventuale stress da ambientamento, che si verifica soprattutto nel pappagallo, si può adottare il metodo delle “prove generali”: lo si fa ambientare per qualche giorno prima della partenza nella gabbia sostitutiva e il gioco è fatto!
            Fonte: dr. Lorenzo Crosta in collaborazione con dr. Alberto Milani (AISA)

Estate: tempo di vacanze, ma anche di pappataci/flebotomi (Phlebotomus papatasi). Questi insetti simili alle zanzare, attivi da maggio ad ottobre nelle ore crepuscolari e notturne, sono i vettori di un protozoo  responsabile di una temuta zoonosi: la leishmaniosi. Oggi, però, grazie all’impegno dell’Industria della “Salute Animale” i mezzi per controllarla e, soprattutto, per prevenirla si stanno sempre più perfezionando.   

Un problema diffuso in tutto il mondo.
Quando si parla di leishmaniosi, si parla di una zoonosi (malattia, cioè, che si trasmette dagli animali all’uomo) praticamente globale, in cui è il cane a fungere da principale serbatoio di questa malattia trasmissibile all’uomo. Più di 80 paesi al mondo ne sono toccati in maniera endemica, ma nessuna zona abitata, a parte forse l’Australia, può considerarsi realmente esente da questo problema di vera e propria sanità pubblica veterinaria. Relativamente all’Italia, le statistiche più recenti indicano che l’endemia di Leishmaniosi canina è in rapida espansione, tant’è che alle zone tradizionalmente interessate da questa zoonosi, come le regioni del Sud, si sono aggiunti, a partire dagli inizi degli anni ’90, microfocolai di tipo stabile in aree settentrionali, come Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Triveneto. Un problema sanitario, dunque, di grandissima portata, cui da tempo si cerca di far fronte con task force multidisciplinari di esperti veterinari (vale per tutti l’italiano “Gruppo di studio sulla leishmaniosi canina”, GSLC, cui si devono le più recenti linee guida su approccio diagnostico, classificazione e gestione del paziente veterinario leishmaniotico), e con movimenti cosiddetti “One health”, finalizzati cioè ad aggregare le diverse discipline, umane, veterinarie ed eco-ambientali, nella lotta a problemi sanitari di forte impatto sia sull’ambiente che sulla qualità della vita, com’è appunto la leishmaniosi.

Un ciclo vitale per il protozoo, ma letale per cani e uomini.
Cani e uomini condividono la mala sorte di essere i serbatoi naturali della Leishmania infantum: un parassita, appartenente ai protozoi che, pur necessitando di un insetto vettore (la femmina del pappatacio o flebotomo) per compiere una parte della sua evoluzione biologica, completa il proprio ciclo vitale all’interno di ospiti principali, come appunto cani e uomini. Inoculate attraverso il pasto di sangue dell’insetto infetto, le forme flagellate di Leishmania (i cosiddetti “promastigoti”) vengono infatti rapidamente fagocitate da macrofagi e mastociti dell’ospite. Una volta trasformate in “amastigoti” privi di flagello, saranno poi destinate a replicarsi e a disseminarsi nei tessuti dell’ospite, scatenando una malattia la cui gravità e tipologia di sintomi clinici dipendono essenzialmente dall’efficienza immunitaria dell’animale infetto. Il ciclo biologico della Leishmania si completa quando un flebotomo si infetta nutrendosi di sangue di animali portatori del parassita. In base a questo ciclo, vitale per la leishmania, ma potenzialmente letale per uomini ed animali, si capisce come non ci sia una trasmissione diretta da cane a cane o da cane a uomo, essendo comunque sempre necessaria l’intermediazione del flebotomo. La vicinanza o il possesso di un cane infetto comportano dunque un rischio epidemiologico per l'uomo del tutto risibile, visto che in una zona endemica saranno molti milioni i pappataci/flebotomi infetti potenzialmente in grado di pungere.

Una malattia, tante facce
Nei mammiferi, la Leishmania infantum è la causa di un’infezione, generalmente cronica, che a volte può essere asintomatica e, a volte, può evolvere, con una tempistica che varia da poche settimane a molti mesi, verso una sintomatologia clinica evidente. In questa dicotomia (infezione vs malattia) un ruolo centrale è occupato da alcuni elementi del sistema immunitario (es. mastociti, linfociti), capaci di indirizzare la risposta dell’organismo verso la risoluzione della malattia piuttosto che determinarne il passaggio a forme gravi e clinicamente manifeste. Sta di fatto che capire lo stadio evolutivo e, dunque, l’efficienza delle difese immunitarie dell’ospite, è fondamentale per impostare schemi corretti di prevenzione e terapia. Nel caso specifico del cane, essenziale è comprendere se ci si trova davanti a “cani esposti”, clinicamente sani e negativi per quanto riguarda i test diagnostici cito-istologici, parassitologici e molecolari, ma con titoli anticorpali indicativi di soggiorni in aree notoriamente invase dai flebotomi vettori del parassita. In alternativa, si parla di “cani infetti”, animali cioè nei quali, a dispetto dell’asintomaticità, è dimostrabile, con metodi diretti e indiretti, la presenza della leishmania. Per arrivare, infine, ai “cani malati”, portatori cioè, di uno o più segni clinici suggestivi di leishmaniosi: dai reperti cutanei e muco-cutanei, come dermatiti desquamative, papulo-nodulari ed ulcerative, ai disturbi oculari con lesioni della congiuntiva, dell’uvea e della sclera, a segni generalizzati di malattia come letargia, febbre, zoppia e ipotrofia muscolare, fino ad arrivare a gravi quadri di glomerulonefrite ed insufficienza renale cronica.         

Prevenzione e terapia: le sfide attuali
Ancora oggi la prevenzione e il trattamento terapeutico del cane leishmaniotico rappresentano una sfida per il mondo della sanità veterinaria, a motivo dell’estrema complessità clinico-patogenetica della malattia e dell’imprevedibilità della sua evoluzione. È anche grazie all’impegno dell’industria della “Salute Animale” se oggi possiamo disporre di metodi di prevenzione, finalizzati alla protezione del cane dalla malattia e, di conseguenza, alla riduzione del rischio di infezione nell’uomo. In tema di lesihmaniosi, prevenire significa innanzitutto lottare contro le femmine ematofaghe di flebotomo, unico vettore biologico dimostrato del protozoo. Nell’impossibilità di localizzare gli innumerevoli focolai di larve o nella difficoltà, date le notevoli limitazioni pratiche ed eco-ambientali, ad usare contro i vettori adulti insetticidi ad azione residua, vale l’utilizzo di biocidi (es. permetrine): sostanze, cioè, che, a fronte di una comprovata sicurezza d’impiego, siano possibilmente dotati di attività “no-feeding” (effetto protettivo valutato come numero di flebotomi che non hanno compiuto un pasto di sangue sul cane trattato), oltre che di efficacia insetticida vera e propria.         
Sul fronte terapeutico vero e proprio, gli scopi dei trattamenti anti-leishmania sono molteplici: eliminare il parassita, controllare i danni che ha provocato, ripristinare la risposta immunitaria dell’ospite, stabilizzare nel tempo i risultati ottenuti e trattare le recidive. Ad oggi, i principali farmaci utilizzati sono i composti antimoniali (antimoniato di N-metilglucammina) e l’allopurinolo che, associati tra loro, rappresentano il protocollo terapeutico più utilizzato nella leishmaniosi canina. A questi si aggiungono prodotti a base di amfotericina B, amminosidina, pentamidina, spiramicina/metronidazolo, enrofloxacina, miltefosina, tutti finalizzati ad interferire con la struttura del parassita e a causarne la morte.
Ma la ricerca farmaceutica nel settore della prevenzione e cura della leishmaniosi canina è estremamente attiva e ricca di future potenzialità applicative. Da aprile 2012 è disponibile in Italia un vaccino anti-leishmania da somministrare ai cani a partire da sei mesi di età, per ridurre il rischio di sviluppare un’infezione attiva in seguito al contatto con il parassita. E nuove sperimentazioni sono all’orizzonte, per valutare approcci anti-leishmania basati sul miglioramento della risposta immunitaria cellulo-mediata dell’ospite infetto.

Giunta alla dodicesima edizione, la Serata della Salute Animale è un appuntamento ormai consueto che prevede l’incontro tra le imprese che operano nel campo farmaceutico veterinario
e gli interlocutori Ministeriali di riferimento, in particolare il Ministero della Salute

L’Hotel Boscolo Exedra di Roma è stata l'elegante cornice in cui il 18 aprile si è svolta la Serata della Salute Animale organizzata da AISA. Al centro dell'importante appuntamento è stata la tavola rotonda “L’Industria della Salute Animale come partner del marchio Made in Italy”: un'opportunità  per discutere dell'attuale contesto politico, economico e produttivo in cui opera l’industria del Farmaco Veterinario, il suo rapporto privilegiato con le produzioni tipiche italiane dove l'impiego di farmaci specifici è considerato un elemento essenziale a sostegno della loro qualità, delle problematiche inerenti alla registrazione dei medicinali e delle azioni di farmacovigilanza e farmacosorveglianza.

Dopo una breve ma significativa presentazione da parte di Alessandro Cecchi Paone, moderatore della serata, sul tema e i contenuti dell’evento, la parola è passata ai relatori presenti:

- Il Sottosegretario Prof. Adelfio Elio Cardinale del Ministero della Salute
- L’ Onorevole Isidoro Gottardo, XIV Commissione Politiche Dell’Unione Europea
- La Dott.ssa Simonetta Bonati del Ministero della Salute
- Il Dr. Cosimo Piccinno, Generale di Brigata dei NAS
- Il Dr. Marco Nocetti, Responsabile Tecnico Consorzio Parmigiano Reggiano
- Il Dr. Giulio Predieri, Presidente AISA.

L'Industria Farmaceutica ha confermato la propria, forte attitudine alla collaborazione con le istituzioni testimoniata da strumenti innovativi quali:
 il codice Datamatrix, primo passo concreto verso la totale tracciabilità del farmaco.
 La revisione del proprio codice etico per enfatizzare maggiormente l'importanza dell'uso responsabile dei farmaci.
 La creazione del “Prontuario on-line” a fini divulgativi e come servizio utile a tutti gli attori della filiera: Ministero, Veterinari, Farmacisti.

Ha inoltre ribadito la necessità di semplificare le normative vigenti e la registrazione di specialità medicinali destinate alle specie minori e per gli usi minori, al fine di alleviare la pressione burocratica a carico delle Aziende e rendere le loro azioni ancora più efficaci ed efficienti.
 
Dal canto loro, i referenti del “Ministero della Salute” hanno compreso le necessità dell'industria  e dichiarato il proprio impegno a farvi fronte.

È stata inoltre ribadita l'esigenza di una maggiore collaborazione tra la filiera e le istituzioni, condividendo progetti comuni, in particolare iniziative collegate al sostegno dell'importanza di un uso responsabile degli antibiotici con lo scopo di ridurre al minimo il rischio di farmacoresistenza, tema molto serio e dalle problematiche complesse che genera non poche preoccupazioni nel settore e che riguarda anche gli animali da compagnia.

L'incontro del 18 aprile ha dunque rappresentato un'apprezzabile piattaforma di confronto la cui conclusione è stata la riconferma dell'incredibile valore del farmaco veterinario a tutela della salute animale e umana, e di quanto sia indispensabile proseguire l'opera informativa volta ad un suo corretto impiego nonché il cammino della ricerca scientifica mira ad un suo potenziamento.

Animali da compagnia sempre più diffusi nelle case degli italiani, ma ancora poco conosciuti, il mantenimento e la cura delle tartarughe necessita di accorgimenti particolari e puntuali che ne preservino la salute e la nota longevità

Nelle case e nei giardini delle famiglie italiane vivono circa 7 milioni di tartarughe e, pur considerando che parecchi amanti di questi rettili detengono diverse centinaia di esemplari ciascuno, tali graziosi animaletti sono molto diffusi in ambiente domestico.
Prima di citare gli elementi essenziali per il corretto mantenimento è necessario fare una distinzione tra le tartarughe di terra e quelle palustri od acquatiche, nonché tra le specie di clima temperato soggette al letargo e le specie tropicali che necessitano di temperature costanti più elevate e non richiedono il letargo.
Le specie più diffuse tra le tartarughe terrestri sono: la Testudo hermanni chiamata anche testuggine comune, la Testudo greca e la Testudo marginata (testuggine sarda).
Trattasi di Cheloni vegetariani che si adattano bene al nostro clima poiché specie autoctone dell’area mediterranea; importante è insistere sul concetto di “vegetariani” poiché molto di frequente i problemi di cui soffrono questi animali derivano da una alimentazione scorretta. Non è indicativo che le tartarughe mangino volentieri pane bagnato, pasta e mangimi per cani o gatti. Questi alimenti non devono essere somministrati in quanto le tartarughe, oltre ad ingrassare, presenteranno problemi renali e metabolici irreversibili tra cui la MOM (malattia osteo metabolica) è la più di frequente riscontrabile ed apprezzabile anche da un profano (crescita eccessiva della ranfoteca - becco - e delle unghie, rammollimento del carapace, sviluppo dei tessuti molli non accompagnato ad una corrispondente crescita del guscio, ecc.)
Anche restando nell’ambito dei vegetali possono essere commessi errori: bisogna privilegiare i vegetali con un rapporto calcio/fosforo di circa 2/1 limitando l’utilizzo di quelli contenenti elevati tenori di antinutrizionali (soprattutto ossalati), quindi niente lattuga, gentilina, valeriana, pomodori, cetrioli, tutti i legumi, banana, mela, pera, prugne, ecc. Positiva la somministrazione di cicoria, cardo, tarassaco ( anche i fiori gialli diffusissimi in primavera ), malva, piantaggine, radicchio, giovani foglie di vite, ecc. Per facilitare una corretta alimentazione esistono specifici mangimi completi o complementari per rettili erbivori, formulati con una eterogenea gamma di vegetali selezionati in base all’apporto minerale e nutrizionale richiesto, tale mangime andrà bagnato in acqua e somministrato su un piattino.
Per il mantenimento in giardino quanto più spazio potremo dedicare, meglio sarà per loro, in tal caso le tartarughe cercheranno l’angolo del giardino o il cespuglio più protetto per difendersi dal vento e dalle intemperie, stazionando al sole nelle ore della giornata meno torride in un sito specifico che verrà prescelto anche per la deposizione delle uova, evento che si verifica spesso.
E’ consigliabile comunque predisporre un ricovero, tipo cuccia per cani, con una entrata delle dimensioni della tartaruga più grande, all’interno del quale metteremo parecchie foglie secche.
Trattandosi di rettili omeotermi il loro metabolismo è connesso alla temperatura esterna, quindi circa alla fine di settembre andranno in letargo per svegliarsi alla fine di marzo inizio aprile; questi sono gli appuntamenti che necessitano di una visita veterinaria, in primis per accertare se una tartaruga ha sufficienti risorse ed è nelle condizioni di superare il letargo e poi al risveglio per verificarne lo stato nutrizionale, la disidratazione e l’assenza di patologie connesse alle diminuite difese immunitarie (riniti, congiuntiviti, ecc.); sarà questa l’occasione per un esame coprologico che escluda presenze parassitarie che possono essere veicolate alle tartarughe mantenute all’aperto da ospiti intermedi e vettori selvatici occasionali.
Per il mantenimento in casa delle tartarughe non in grado di superare indenni un letargo e per le tarte baby, per le quali si consiglia al primo anno di non assecondarne il letargo, si dovrà predisporre un terrario con fonte di calore che manterremo a 24°C  più una lampada emettente raggi UVA+UVB indispensabile per l’attivazione della vitamina D ed il fissaggio del calcio nelle ossa.
Le tartarughe acquatiche e palustri hanno invece altre esigenze: è opportuno farle vivere in un acquaterrario riscaldato a 24°C provvisto di filtro per la depurazione dell’acqua, nonché di una sorgente luminosa e di una lampada emettente UVA+UVB.
Le specie più diffuse appartengono al genere Graptemys, Pseudemys e Trachemys. Si tratta di tartarughe carnivore od onnivore, nella cui dieta non dovrebbero entrare alimenti provenienti dagli animali a sangue caldo, quindi andranno bene pesciolini, molluschi, crostacei, ma anche vegetali poiché con l’avanzare dell’età la dieta diventa più vegetariana. Esistono specifici mangimi per le tartarughe palustri appositamente studiati per soddisfare le esigenze legate alle differenti età e integrati con minerali per ovviare anche in queste tartarughe la comparsa della MOM.
L’errore più frequente commesso dai proprietari, spesso indirizzati dal negoziante privo di conoscenze precise, è una alimentazione prevalente a base di gamberetti.
Questi sono ben appetiti dalle tartarughe, ma poveri di minerali e troppo proteici, l’esoscheletro del gamberetto è infatti costituito da chitina formato per il 35-50% da proteine e zuccheri (proteoglicani), il tenore alto di proteine stimola una accelerata crescita non accompagnata ad un adeguato deposito minerale; ciò associato alla carenza di Vitamina A porta a manifestazioni patologiche connesse all’apparato respiratorio ed oculocongiuntivale.
Le tartarughe più giovani sono le più vulnerabili; manifesteranno i primi malesseri con anoressia, dispnea, rinite, emissione di muco schiumoso, lacrimazione, rigonfiamento del bulbo oculare, congiuntivite, ecc. tali sintomi non devono essere sottovalutati, richiedendo un trattamento antibiotico specifico e tempestivo.
Purtroppo non esistono sul mercato italiano medicinali specifici per rettili e bisogna ricorrere a farmaci non specifici destinati alla medicina umana o ad altre tipologie di animali con prescrizioni in deroga e difficoltà di applicazione della posologia da parte del proprietario.
Ben diversa la situazione in altre nazioni come Germania, Olanda, Austria o Svezia dove da anni la commercializzazione di medicinali destinati alle nuove specie d’affezione (NSA) non richiede l’AIC, ma una semplice comunicazione dei principi attivi contenuti e dell’officina di produzione autorizzata secondo le norme europee; l’autorizzazione si basa, quindi, sul silenzio assenso. E’ ovvio che nei Paesi citati i medicinali specifici per rettili e altri animali da terrario, pesci d’acquario, uccelli da gabbia e da voliera, piccioni viaggiatori, piccoli roditori, furetti e conigli da compagnia, sono ampiamente presenti e soddisfano le specifiche esigenze terapeutiche.
La recente procedura semplificata per l’AIC di medicinali veterinari destinati alle NSA non è sufficiente ad incentivare le aziende produttrici ad impegnare risorse per ottenere registrazioni sul mercato italiano di farmaci destinati a tali animali. Quindi, in assenza di specifici medicinali, il privato non ha altre strade se non acquistare (con propria discrezionalità del trattamento terapeutico e della posologia) oltralpe personalmente o tramite ordinazione on line presso un pet shop il medicinale occorrente.
E’ auspicabile quindi una procedura semplificata più snella ed una documentazione meno onerosa, che abbinata a tariffe più contenute susciti l’interesse delle aziende produttrici a richiedere l’AIC di specifici farmaci per le tartarughe e le altre nuove specie d’affezione. 

Fonte: dr. Giuseppe Mosconi 
Sera Italia

Strumento affidabile e innovativo, il nuovo prontuario on line di AISA possiede tutte le potenzialità per diventare il punto di riferimento dell’intero settore divulgando  informazioni precise e aggiornate sui prodotti per la salute animale a veterinari, acquirenti, rivenditori ed Autorità Sanitarie. Aggiornato, autorevole, rappresentativo, produttivo. E soprattutto unico nel suo genere. Questi gli  attributi principali del Prontuario messo a punto in tempi rapidissimi da AISA in collaborazione con  Federchimica che verrà presentato ufficialmente l'8 giugno in occasione del Convegno SCIVAC 2012 di Rimini.

Il Prontuario on line di AISA è una banca dati professionale totalmente gratuita, di rapido utilizzo, d'immediata reperibilità e di semplice consultazione che contiene informazioni essenziali sui prodotti per la cura e il benessere degli animali, includendo la quasi totalità delle categorie merceologiche presenti sul mercato: farmaci, vaccini, parafarmaci, disinfettanti, nutraceuti e alimenti dietetici.

Le finalità di questo prezioso strumento sono chiare e riassumibili come segue:

 Aumentare e diffondere la conoscenza dei prodotti per la cura degli animali.
 Fornire una fonte di informazione immediata e attendibile su tali articoli.
 Favorire la corretta prescrizione ed il corretto utilizzo dei farmaci, nonché migliorare la loro reperibilità.
 Migliorare il benessere animale e la sicurezza alimentare.
 Comunicare in tempo reale le novità  del mercato.
 Favorire l’adozione di provvedimenti urgenti in materia di medicinali veterinari (modifiche degli stampati, richiami, warning).

Disponibile on line l'8 giugno p.v., può contare su un aggiornamento costante grazie all'elevato numero di redattori, sull'assoluta attendibilità dovuta all'inserimento diretto delle informazioni da parte dei titolari di AIC e su una  puntuale raccolta dei contatti.

Il Prontuario on line vuole essere un canale di comunicazione diretto tra le aziende produttrici di medicinali veterinari e gli utilizzatori del farmaco ad uso veterinario, Autorità Sanitarie, medici veterinari e farmacisti, che potranno accedervi previa registrazione iniziale. Ma anche uno strumento in grado di agevolare l’attività quotidiana dei professionisti del settore in virtù della qualità e della quantità delle informazioni offerte.

Al momento, nessun altro strumento di consultazione offre prestazioni paragonabili, né è prevedibile che altri editori possano mettere in campo soluzioni più efficaci nel medio periodo.

AISA si è fatta di recente promotrice dell’apertura di un tavolo di discussione tra le principali associazioni di filiera e il Ministero della Salute che porterà all’elaborazione di un Piano Nazionale per un uso responsabile degli antibiotici e l’utilizzo di programmi specifici di biosicurezza.
I problemi attuali concernenti il Farmaco Veterinario e la sua gestione, che stanno avendo ripercussioni su tutta la filiera, hanno spinto AISA, Associazione Imprese Salute Animale, a promuovere un incontro con le più significative Associazioni. FNOVI, AIA, ANAS, ASSALZOO e AVITALIA  hanno accolto favorevolmente l’invito e insieme si è iniziato a discutere dello stato dell’arte nel dicembre 2011.
Le tematiche trattate hanno riguardato gli aspetti legislativi nazionali ed europei, le peculiarità e la sostenibilità economica dei nostri allevamenti, gli investimenti dell’industria farmaceutica e mangimistica, la medicazione orale, le possibilità di semplificazioni normative; il tutto per arrivare all’obiettivo comune di un uso responsabile dell’antibiotico nel rispetto della salute pubblica, nonché della sanità e del benessere animale, senza dimenticare di ridare competitività a tutto il settore.
Per raggiungere questi obiettivi in maniera concreta e reale sarebbe auspicabile che il Ministero della Salute, nella predisposizione di un piano Nazionale per l’uso del farmaco veterinario e per la lotta all’antibiotico resistenza, si confronti in maniera serrata e costruttiva con tutti gli attori della filiera, a partire dal processo di revisione normativa del Decreto legislativo 193/06.
Il focus di questo Piano Nazionale dovrebbe riguardare la promozione di buone pratiche di allevamento, lo sviluppo di sistemi complementari o alternativi che permettano la riduzione dell’utilizzo di antibiotici, il monitoraggio del consumo di antibiotici e della loro efficacia in allevamento, l’introduzione di quella semplificazione normativa che da tutti viene richiesta. 
A seguito di questo incontro il Ministero della Salute ha accettato la richiesta congiunta di tutte le sigle di aprire un tavolo di discussione e concertazione, che ha avuto inizio in questo mese di febbraio 2012.
Le conclusioni sono incoraggianti: a partire dalla seconda metà del 2012, infatti, il Ministero inizierà a sviluppare il Piano Nazionale e, con nostra grande soddisfazione, ha accettato di coinvolgere tutta la Filiera per una stesura condivisa e concordata, nel pieno rispetto dei differenti ruoli.
 Le principali attività Ministeriali preparatorie sono riassumibili come segue:
- verrà distribuito a brevissimo il Manuale sull'Antibiotico Resistenza, dove saranno enunciati i principi generali che dovranno ispirare la stesura del Piano Nazionale per l'uso responsabile degli antibiotici e la biosicurezza, con un focus particolare su Suini, Pollame e Conigli
- verrà richiesta ad ogni azienda la fornitura dei dati di vendita degli antibiotici mediante l'invio di un format appositamente ideato. La raccolta completa e coordinata di tali informazioni rappresenta un fattore chiave dell’intero progetto

Durante l’incontro, sono stati trattati altri argomenti quali la revisione del DL 193/06 (per la quale è stato stabilito un riaggiornamento sulle tempistiche di attivazione al momento non ancora definite), il Progetto Tracciabilità che il Ministero sta implementando con AISA e ASCOFARVE e le Premiscele Medicamentose / Mangimi Medicati per le quali viene richiesto al Ministero quali siano i piani di difesa del settore in Europa. Anche su questo ultimo punto è stato previsto un aggiornamento.
Tuttavia, la questione del Piano Nazionale rimane centrale. Nonostante ci si trovi ancora nelle primissime fasi di preparazione ed elaborazione, AISA esprime già grande soddisfazione in quanto ha giocato un ruolo attivo e fondamentale nell’organizzazione e promozione degli incontri. “Credo che ci stiamo avviando ad ottenere un eccellente risultato, forse doppio” afferma Roberto Cavazzoni, direttore di AISA. “Quello cioè di riunire la Filiera intorno ad un argomento vitale e quello di diventare interlocutori attivi e privilegiati per questa tematica che impatterà tutto il nostro settore”.

Questo è il titolo che è stato dato alla Serata della Salute Animale che AISA sta organizzando e che si terrà nella serata del 18 Aprile, a Roma.
La Serata della Salute Animale è un appuntamento ormai divenuto consueto che vede l’incontro tra le Imprese che operano nel campo Farmaceutico Veterinario e le componenti Ministeriali di riferimento, in primis il Ministero della Salute.
Quest’anno abbiamo ritenuto doveroso arricchire i contenuti dell’evento organizzando un talk-show, che grazie alla presenza di relatori qualificati, rappresenti un’occasione importante per un’analisi della situazione attuale e per valutare lo scenario, politico e produttivo in cui opera l’Industria del Farmaco Veterinario con particolare riferimento alle produzioni tipiche Italiane.
Oltre al presente, ci si concentrerà anche sul domani. Cosa riserva il futuro a tali  produzioni tipiche e come le Imprese del Farmaco Veterinario possono aumentare efficacia ed efficienza  per essere sempre più complementari alle Istituzioni, garantendo supporto ed innovazione sia per l’apparato produttivo Italiano che per il consumatore? 
Personaggi del mondo Politico, Dirigenti Ministeriali, Organi di Controllo e rappresentanti significativi della Filiera produttiva Italiana saranno chiamati in causa nella discussione. Un vero parterre d’eccezione.
Il ruolo essenziale giocato dal farmaco veterinario nella tutela del benessere animale e di conseguenza della salubrità degli alimenti è ormai riconosciuto e legittimato. L’alta qualità ed affidabilità che lo caratterizzano sono garantite anche dal lungo e complesso iter di produzione e commercializzazione che parte dalle fasi di ricerca e sviluppo all’interno delle aziende e si conclude con l’autorizzazione ministeriale che ne sancisce l’immissione sul mercato.  A disposizione della classe veterinaria quale strumento indispensabile per la pratica quotidiana, l’efficacia del farmaco veterinario non può comunque prescindere da un impiego responsabile, da controlli puntuali e da una corretta informazione.
Da questa premessa emerge come la farmacologia veterinaria si distingua sempre più quale partner di rilievo dell’industria animale e quindi della nostra economia. E’ dunque volontà di AISA, anche attraverso iniziative come “La Serata della Salute Animale” promuovere un dialogo sempre più proficuo fra le varie componenti della filiera integrata e le autorità, migliorare la qualità e la quantità di informazioni scambiate, enfatizzare l’importanza di incontri regolari, ideare e implementare progetti comuni. Se l’argomento di quest’anno è stato dedicato agli animali da reddito e alle loro produzioni, per la prossima edizione è già in cantiere una serata della Salute Animale che tratti il tema degli animali d’affezione.
L’organizzazione dell’evento è in fase avanzata e nelle prossime settimane verranno comunicati con precisione i dettagli logistici e la composizione del parterre.

A breve sarà operativo il progetto AISA del “Prontuario On Line”.
Si tratta di una banca dati professionale, di rapido utilizzo e di facile consultazione, che contiene informazioni essenziali sui prodotti per la cura e il benessere degli animali.
Nell’applicativo verranno inserite tutte le categorie merceologiche rivolte al benessere e alla salute animale: farmaci, vaccini, parafarmaci, disinfettanti, nutraceutici e alimenti dietetici.
Punto di forza di questo sistema è la garanzia di un costante aggiornamento delle informazioni contenute; infatti, eventuali modifiche che interessano uno specifico prodotto saranno gestite direttamente dalle singole aziende associate ad AISA.
Gli scopi del progetto sono riassumibili come segue:
1. Aumentare e diffondere la conoscenza dei prodotti per la cura degli animali
2. Fornire una fonte d’informazione immediata e attendibile sugli stessi
3. Favorire la corretta prescrizione e il corretto utilizzo dei farmaci 
4. Migliorare il benessere animale e la sicurezza alimentare
5. Comunicare in tempo reale le novità del mercato 
6. Migliorare la reperibilità dei prodotti
7. Favorire l’adozione di provvedimenti urgenti in materia di medicinali veterinari (modifiche degli stampati, richiami, allerte)
Questo importante ed innovativo strumento è stato pensato e ideato come canale di comunicazione diretto tra le aziende produttrici di medicinali veterinari e gli utilizzatori del farmaco ad uso veterinario: Autorità Sanitarie, medici veterinari e farmacisti. In parte potrà essere consultato anche dai proprietari, dagli allevatori e dai distributori. 
Le categorie professionali come il medico veterinario e il farmacista potranno accedere alle informazioni complete sul prodotto (foglietto illustrativo, materiale bibliografico e altre informazioni) previa iniziale registrazione.
Il “Prontuario on line” potrà essere un valido aiuto nell’attività quotidiana del medico veterinario (indicazioni aggiornate per regime di dispensazione, tempi di attesa, specie di destinazione, posologie) e del farmacista (verifica dell’esistenza del medicinale, specifiche sulle molecole ad uso veterinario).
I proprietari e gli allevatori potranno accedere alle informazioni pubbliche sui farmaci ad uso veterinario che possono essere dispensati senza l’obbligo di prescrizione: in questo modo si cerca di promuovere un corretto utilizzo del prodotto e una maggiore conoscenza del farmaco specifico per il comparto veterinario.
I distributori potranno essere sempre aggiornati e facilitati per una corretta gestione del magazzino: reperibilità dei prodotti, novità in commercio, provvedimenti a carattere di urgenza. 

Dopo le recenti partecipazioni al TG5 e ad Unomattina, Roberto Cavazzoni, direttore di AISA, l’8 novembre 2011 è stato intervistato a Radiobau&co, la prima webradio in Italia che informa su eventi, notizie utili, fatti di cronaca e curiosità legati strettamente al mondo animale.
Il suo intervento, che si inserisce tra le numerose iniziative dell’Associazione a sostegno del benessere animale e dell’industria farmaceutica veterinaria, ha puntato a sottolineare quanto sia importante somministrare al proprio PET farmaci veterinari specifici e prodotti nutraceutici.
Negli ultimi decenni, le case farmaceutiche veterinarie hanno prodotto e continuano a produrre farmaci, nutraceutici e mangimi con uno specifico obiettivo nutrizionale sempre più evoluti, affidabili, differenziati e specifici in grado di rispondere alla quasi totalità delle necessità del medico veterinario.
Studiato e sviluppato in funzione delle esigenze proprie del paziente animale nel rispetto delle caratteristiche di una determinata specie e delle sue patologie, questo tipo di farmaco si rivela dunque indispensabile per la necessaria tutela del benessere dei nostri amici a quattro zampe.
Il dottor Cavazzoni ha molto insistito su un concetto essenziale: non è detto che un medicinale efficace per l’uomo lo sia anche per il cane o per il gatto, anzi. L’aspirina è un esempio perfetto: ottima per l’uomo, fa bene anche al cane ma è assolutamente nociva per il gatto. Da qui l’importanza di usare farmaci ed integratori specifici, ormai reperibili attraverso i canali istituzionali quali farmacie, per i medicinali, parafarmacie e negozi per animali per i prodotti nutrizionali.
L’intervista si è conclusa con un’altra puntualizzazione rilevante: se il ruolo dell’industria farmaceutica è quello di fornire un armamentario medico quanto più completo e specifico possibile al veterinario, quest’ultimo ha il dovere di conoscere bene i principi attivi dei medicinali disponibili, di prescrivere quelli più appropriati a seconda della patologia e di promuoverne l’importanza nonché il corretto utilizzo presso il proprietario di PET.

INFO DAY 2011: un importante occasione di informazione e confronto per l'industria farmaceutica veterinaria:

La sesta edizione dell’Info Day  “I Medicinali Veterinari” si è svolta  il 1° Dicembre 2011 presso la sede del Ministero della Salute ed è stata organizzata dalla Direzione Generale della Sanità Animale e del Farmaco Veterinario in collaborazione con AISA.
Il convegno ha rappresentato un’importante occasione informativa rivolta alle aziende farmaceutiche ma anche una giornata di confronto fra queste e il Ministero della Salute per analizzare l’evoluzione delle normative nel contesto Europeo ed affrontare problemi che necessitano di soluzioni precise.

In Italia, così come in molti altri paesi del mondo, cresce il fabbisogno di proteine animali salubri e ad un costo accessibile. La pratica dell’allevamento intensivo è quindi essenziale per poter sopperire a tale domanda. Come evidenziato dal dottor Emilio Dabbaghian di AISA nel suo intervento, i dati statistici fanno riflettere su un punto importante: nel decennio 2000 – 2010, le aziende agricole diminuiscono del 32,2%, ma la loro dimensione media e livello di consolidamento cresce del 44,4%. Nel nostro paese sono stati censiti 210 mila allevamenti, di cui il 59% bovini, per la maggior parte localizzati nel Nord Italia. L'allevamento dunque si è evoluto al punto di assumere le caratteristiche di un'impresa industriale sempre più all'avanguardia in termini di dimensioni, tecnologie impiegate, livelli di investimento e processi aziendali. L'allevatore è oggi un imprenditore che si avvale di consulenti (veterinari, agronomi e nutrizionisti) e di fornitori di beni e servizi, che segue gli aspetti sanitari e legati al benessere dei suoi animali, che cura il proprio bilancio economico e che ha degli obblighi verso l’amministrazione sanitaria e fiscale.

Ne emerge che, a tutela di una qualità indiscussa, nel moderno allevamento intensivo la questione del benessere animale è affrontata in maniera integrata dove la prevenzione è un fattore centrale. Viene messa in atto tramite opportune misure di biosicurezza, ossia di procedure di gestione aziendale, di norme igieniche, di corretta alimentazione, di un programma vaccinale e di controlli puntuali sugli animali e sull’ambiente circostante al fine di prevenire l’introduzione e la circolazione di agenti patogeni in allevamento. Tali misure devono ovviamente rispettare le leggi comunitarie ma devono anche tenere conto della specificità dell’allevamento. Tuttavia, precisa il dottor Milani, le peculiarità e problematiche degli allevamenti sono tali che talvolta anche un puntuale piano di prevenzione può non bastare. Ed è in questi casi che si rivela essenziale l’intervento con l’antibiotico purché, lo si ribadisce nuovamente, venga somministrato da parte del veterinario secondo criteri rigorosi, in scienza e conoscenza. La tutela della salute e del benessere dell’animale sono un imperativo sociale e deontologico, oltre che condizione imprescindibile per l’efficienza delle produzioni zootecniche sia in termini qualitativi che quantitativi. E tale efficienza non può ignorare che la somministrazione degli antibiotici, quando propriamente e rigorosamente impiegati, ne rappresenta uno dei cardini essenziali.

A tal proposito, e come uno dei temi più rilevanti emersi dall’incontro, l’uso del farmaco antimicrobico (antibiotici) in veterinaria, è stato analizzato sotto i due aspetti principali: l’antibiotico-resistenza e i benefici generati da un corretto utilizzo.
Di recente, l’antibiotico resistenza è diventata una questione centrale all’interno del dibattito sanitario di organismi nazionali ed internazionali, sia in medicina umana che in quella veterinaria. Uno degli aspetti preoccupanti  è l’aumento della resistenza agli antibiotici in campo umano che viene spesso messo in relazione all’uso massiccio e inappropriato dell’antibiotico negli animali.

Nell’ambito del suo intervento, la dottoressa Alessandra Perrella del Ministero della Salute, ha sottolineato come l’abuso degli antibiotici può favorire la selezione di batteri zoonotici resistenti con conseguente pericolo di trasmissione all’uomo per contaminazione diretta o tramite alimenti di origine animale. Le iniziative prese dall’UE per affrontare il problema riguardano soprattutto il monitoraggio dei consumi, le restrizioni normative, una formazione adeguata per gli addetti ai lavori, le restrizioni all’uso in deroga, il rafforzamento delle misure di biosicurezza negli allevamenti e la cooperazione intersettoriale. Il progetto ESVAC, illustrato dalla dottoressa Perrella, entrerà nel 2012 in una fase operativa che prevede, tra le altre azioni, una raccolta dati all’interno della Comunità Europea sull’uso degli antibiotici in veterinaria per specie target.
La posizione di AISA a riguardo, sintetizzata nell’intervento del dottor Alberto Milani,  rimane coerente con la propria politica di promuovere una comunicazione adeguata per un utilizzo corretto dei farmaci veterinari, antibiotici in particolare, rivolta a tutti i principali attori coinvolti nella tutela della salute animale.

L’introduzione degli antibiotici e, più in generale degli antimicrobici in medicina umana e veterinaria, ha rappresentato un importantissimo traguardo per il miglioramento delle condizioni di salute dell’uomo e degli animali. Il dottor Milani ha dunque insistito sul fatto che un utilizzo opportuno dell’antibiotico si rivela necessario al ripristino delle condizioni di salute e benessere dell’animale. Il concetto cardine è dunque che gli antibiotici si dimostrano efficaci solo quando sono impiegati correttamente, ossia  “quanto basta, quando necessario”.
I principi di tale uso responsabile sono: una corretta diagnosi, una scelta oculata del principio attivo più indicato per la patologia e della sua forma farmaceutica più idonea, il rispetto dei criteri di prima e/o seconda scelta, l’impiego solo per valide ragioni degli antibiotici a largo spettro, il rispetto di un dosaggio appropriato, dei tempi di trattamento strettamente necessari e di quelli di sospensione, la verifica dei risultati ottenuti.

L’obiettivo dell’industria farmaceutica veterinaria è quindi duplice: da un lato, garantire la disponibilità di antibiotici efficaci per l’uso in medicina veterinaria. Dall’altro, sostenere la filiera in termini di qualità, sicurezza, training, supporto e informazione. In quest’ottica, AISA ritiene che le misure intraprese nell’obiettivo della tutela del benessere animale e quindi dell’uomo debbano evitare una restrizione irragionevole sulle possibilità terapeutiche non fondata su basi scientifiche. Il dottor Milani conclude il proprio intervento auspicando l’approntamento di un tavolo tecnico che affronti la problematica gestendola in modo esaustivo e corretto con la partecipazione ed il contributo di tutti i protagonisti della filiera.

 

Nel 2011 l’impegno concreto di AISA ha dato frutti soddisfacenti e significativi a sostegno della crescita dell’industria farmaceutica veterinaria. Il 2012 si presenta carico di nuove sfide ma l’Associazione proseguirà il lavoro anche su quelle iniziative che ancora necessitano di interventi puntuali - dr. Giulio Predieri, Presidente AISA

L’obiettivo principale di AISA è quello di allargare il mercato del farmaco veterinario e di creare le condizioni per lo sviluppo dell’industria farmaceutica veterinaria.
Ovviamente questo obiettivo non può prescindere dal recupero di una rilevante quota di mercato impropriamente occupata dal farmaco per uso umano.
Ma venendo alle attività di AISA, negli ultimi due anni, con un atteggiamento pro-attivo nei confronti del Ministero della Salute e responsabile verso il consumatore di alimenti di origine animale, la nostra associazione ha gettato le basi per la tracciabilità del farmaco veterinario.
L’ha fatto attraverso la definizione e l’introduzione del Codice Data Matrix sulle singole confezioni dei medicinali.
Detto codice contiene tutte le informazioni rilevanti sul prodotto codificato e costituisce l’elemento essenziale di un progetto pilota che investendo l’Italia del ruolo di apripista, dovrà condurre alla tracciabilità del farmaco veterinario in ambito europeo.
Abbiamo aderito all’iniziativa Data Matrix, pur se onerosa, con la consapevolezza di fornire un contributo alla sicurezza alimentare, alla prevenzione dell’antibiotico-resistenza e alla lotta alla contraffazione del medicinale veterinario.

Ma è nel 2011 che AISA ha segnato un vero e proprio cambio di passo:
- nel campo delle relazioni istituzionali, grazie ai servizi di Federchimica, ha interagito con il livello Politico dei Ministeri di riferimento per sostenere un proprio progetto di semplificazione normativa che, una volta attuato con la revisione del decreto legislativo n. 193/06, porterà novo ossigeno al motore delle industrie farmaceutiche, senza tuttavia creare alcuna criticità sul piano sociale.
- nel campo della comunicazione AISA ha ingaggiato i grandi media guadagnando spazi sui canali televisivi e radiofonici più diffusi.
L’apertura verso l’esterno si è poi arricchita con il primo tavolo composto dai principali attori della filiera produttiva, voluto e organizzato da AISA con l’intento di coordinare le iniziative delle singole associazioni al fine di fare “sistema Paese”; le relazioni con la classe dei medici veterinari liberi professionisti sono state intensificate con la condivisione di alcuni traguardi di reciproco interesse, uno su tutti: la distribuzione del farmaco per animali non produttori di alimenti attraverso il medico veterinario stesso in veste di canale aggiuntivo rispetto la farmacia.
- con il sesto Infoday, che ha registrato la più alta partecipazione di addetti ai lavori nella sua storia, AISA si è confrontata con il Ministero della Salute su temi di attualità come l’antibiotico resistenza e l’informazione tecnica agli allevatori.
L’occasione è stata utilizzata per illustrare al Ministero della Salute come le dimensioni degli allevamenti Italiani  siano cresciute e di conseguenza sia cambiata la figura dell’allevatore che ha acquisito una veste sempre più evoluta e competitiva sotto l’aspetto imprenditoriale.
Senza voler in alcun modo scavalcare il ruolo del medico veterinario, ritengo che questa figura così rinnovata sia pronta a ricevere informazioni tecniche dall’industria farmaceutica che la indirizzino nella scelta dei piani profilattici più efficaci al fine di migliorare la redditività degli allevamenti, ridurre il ricorso agli antimicrobici, aumentare la qualità delle produzioni zootecniche e  mitigare l’impatto ambientale dei trattamenti farmacologici.

AISA ha poi deciso di dotarsi di un asset imprescindibile per un’associazione che comprende la stragrande maggioranza delle industrie farmaceutiche: il PRONTUARIO UFFICIALE ON-LINE.
Con questo strumento professionale che ha la particolarità di poter essere costantemente aggiornato dalle diverse industrie associate per i prodotti di rispettiva competenza, AISA vuole comunicare in tempo reale gli eventi che riguardano il farmaco veterinario.
Lo strumento vuole aiutare medici veterinari e farmacisti ad evitare errori di prescrizione e di dispensazione, allo stesso modo intende impedire  alle Autorità sanitarie di incappare in errori nell’erogazione delle sanzioni.
Infine il Prontuario On Line AISA potrà aiutare le industrie e le Autorità sanitarie ad operare con la massima efficienza nell’eventuale richiamo di prodotti dal mercato.

Ovviamente ben poche delle iniziative intraprese nel corso del 2011 possono considerarsi concluse grazie al raggiungimento degli obiettivi prefissati, la maggior parte di esse informerà anche l’attività del 2012 nel segno della continuità e della coerenza.
La semplificazione normativa che sollevi gli uffici regolatori da adempimenti inutili e costosi rimane un obiettivo fermo di AISA, così come la registrazione semplificata di specialità medicinali per le specie minori e per gli usi minori (MUMS) .
Rimane inoltre un vuoto legislativo da colmare, quello che permette la registrazione di integratori per uso veterinario. Questa categoria di prodotti oltre che utile per il benessere animale consentirebbe un allargamento del mercato dei prodotti per la salute animale che come ricordato all’inizio costituisce l’obiettivo principale di AISA.

 

Roberto Cavazzoni, direttore di AISA, interviene in due importanti trasmissioni televisive su temi quali la specificità del farmaco veterinario e la West Nile Disease, al fine di aumentare la consapevolezza degli ascoltatori su questioni d'importanza pubblica e sull'impegno di associazioni come AISA che agiscono a sostegno di un'informazione corretta, soprattutto sull’uso responsabile dei medicinali veterinari.

GIOVEDÌ 6 OTTOBRE – TG5 delle 8.00
Nell'ambito di un servizio dedicato agli animali, il dottor Roberto Cavazzoni è stato intervistato a proposito della somministrazione di farmaci veterinari specifici. Il direttore di AISA ribadisce l’importanza, per padroni di PET e allevatori, di richiedere farmaci studiati specificatamente per il proprio animale e per i veterinari di prescriverlo. In modo chiaro e deciso invita tutti ad osservare questa regola che difende e sostiene la ricerca costante dell’industria farmaceutica veterinaria e garantisce la qualità di una cura appropriata.

LUNEDI’ 17 OTTOBRE – RAI UNO, UNO MATTINA (in diretta)
Diretta alla trasmissione RAI, UNO MATTINA

In studio, Roberto Cavazzoni parla della West Nile Disease (WND), malattia con andamento endemico-epidemico trasmessa da un genere di zanzare, e delle cure esistenti, soffermandosi in particolare sui recenti casi che hanno colpito alcune scuderie dell'oristanese, in Sardegna, e che hanno fatto scattare una vera e propria emergenza sanitaria. Il direttore AISA ha articolato il proprio intervento in tre punti:
- ha sottolineato il ruolo dell’industria farmaceutica veterinaria che è sempre vigile, pronta e reattiva alle situazioni di emergenza: un farmaco specifico è stato messo a punto ed è a disposizione. Il Ministero ha accellerato le procedure per le necessarie autorizzazioni per la immissione del medicinale sul mercato.
- La seconda questione affrontata è l'importanza della prevenzione, tenuto anche conto del prezzo contenuto della vaccinazione annuale dei cavalli (30 euro)
- Ha infine concluso con un significativo messaggio di rassicurazione per i proprietari dei cavalli, per chi li monta e per chi vi lavora a stretto contatto: la malattia non è trasmissibile né tra cavallo e cavallo né tra cavallo e uomo. Non vi è quindi nessun pericolo di contagio. 

Una famiglia italiana su due vive con un animale da compagnia e più di una su tre con un cane o un gatto. Una convivenza indubbiamente felice, visto che ne guadagnano tutti: i pet in longevità e salute ed i proprietari nella qualità della loro vita.  

Zac è un gatto di 17 anni. Vive felice e sano con la famiglia che lo ha adottato quando aveva solo pochi mesi. Ebbene, oggi Zac non si può più considerare un’eccezione. Le statistiche dicono infatti che i nostri animali da compagnia non solo sono membri effettivi del 40% delle famiglie italiane, ma, rispetto a 30 anni fa, hanno anche guadagnato in longevità: proprio come i loro proprietari. In pratica, se negli anni ’90 i cani vivevano in media dai 6 ai 9 anni, oggi possono tranquillamente toccare il traguardo dei 15 anni, specie quando appartengono a razze di piccola taglia. Stesso trend per il gatto, la cui età media è passata dai 10-12 anni del 1980 ai 14-16 degli anni ’90, con possibilità per alcuni soggetti di raggiungere persino i 20 anni.
Un fenomeno, quello dell’invecchiamento della popolazione animale, che trova riscontro tanto in Europa quanto negli USA, dove i veterinari parlano di un’autentica “rivoluzione” nel profilo anagrafico di cani e gatti, che in qualche modo ha cambiato anche il ruolo stesso del veterinario: non più medico cui rivolgersi solo in situazioni di emergenza sanitaria, quanto piuttosto professionista da consultarsi periodicamente per garantire la salute del pet durante le varie fasi della vita, compresa la senilità.
Un risultato così significativo è frutto di tanti fattori. A partire dalla diversa considerazione, etica, giuridica e sanitaria, che nel tempo l’animale da compagnia si è guadagnato all’interno della nostra Società. L’assunto che cani e gatti siano soggetti portatori di diritti, in primis quello alla salute e ad una vita dignitosa e il più possibile priva di sofferenze, trova oggi il sostegno degli stessi organi di governo, che stabiliscono chiaramente responsabilità e doveri dei proprietari, e che varano leggi e norme sempre più mirate (basti pensare, per esempio, al passaporto sanitario, al microchip identificativo o al patentino per proprietari di cani).
Ma che gli animali vivano più a lungo è anche il risultato dei progressi nel campo della fisiopatologia e della diagnostica, così come delle risorse che le industrie del settore salute animale hanno impiegato nella ricerca di strumenti sempre più efficaci ed innovativi per la prevenzione e la cura delle malattie di pertinenza veterinaria, anche legate all’avanzare degli anni.

Il contributo dell'industria
Se oggi cani, gatti e proprietari vivono meglio, lo si deve anche alle industrie farmaceutiche veterinarie impegnate nel settore della Salute animale.
Parte infatti dal loro impegno in Ricerca lo sviluppo di farmaci appositamente studiati per gli animali in termini di efficacia e qualità, ma anche di sicurezza e praticità d’uso. Allo stato attuale, anche in medicina veterinaria si è arrivati a poter contare su una vasta gamma di strumenti (specialità medicinali, vaccini, dispositivi medici, alimenti dietetici, supplementi nutrizionali, prodotti dermatologici, kit diagnostici) che vengono incontro alla quasi totalità delle esigenze di salute e benessere dell’animale da compagnia e di chi vi è a stretto contatto. E i benefici sono sotto gli occhi di tutti. A partire dal maggior controllo che oggi possiamo esercitare su tutte quelle malattie che gli animali possono trasmettere all’uomo (zoonosi); alle maggiori opportunità che abbiamo di prevenire  o perlomeno tenere sotto controllo numerose malattie croniche della terza età dei nostri animali, come artrosi, obesità, malattie del cavo orale, patologie cardiovascolari e del tratto urinario, problemi cognitivi e comportamentali, diabete mellito, endocrinopatie, epatopatie e neoplasie; agli avanzamenti nella terapia del dolore di interesse veterinario, presupposto fondamentale per migliorare la qualità di vita dei pet anche nei loro anni dichiaratamente geriatrici.
Ed è grazie alla specificità del farmaci veterinari che oggi il professionista può curare un cane o un gatto, dallo svezzamento all’età avanzata, con strumenti dotati del miglior rapporto rischio-beneficio: massima efficacia terapeutica, da una parte, e minima esposizione a reazioni avverse o effetti collaterali, connessi magari all’uso di farmaci non specificatamente sviluppati per l’animale da compagnia o impropriamente utilizzati in termini di dosaggio e tempi di somministrazione. Tutte caratteristiche importanti, specie per i sempre più numerosi cani e gatti appartenenti alla fascia geriatrica della popolazione animale. Soggetti fragili, predisposti ad ammalarsi anche di più patologie in contemporanea, ma anche meno efficienti nello smaltire farmaci e, per questo, più esposti al rischio di reazioni avverse e, a volte, fatali. 

Una dieta più sana
Come per gli esseri umani, anche per i nostri amici animali un’alimentazione sana e con il giusto apporto di proteine, carboidrati, acidi grassi, vitamine e minerali ha benefici effetti sullo sviluppo scheletrico, come sullo stato della cute e la brillantezza del pelo. Ed è anche una delle ragioni che ha sensibilmente contribuito a determinare un’esistenza più longeva ai nostri cani e gatti di casa.  Importante è somministrare in giusta quantità i vari componenti nutritivi, oggi disponibili in cibi preconfezionati (scatolette e croccantini) idonei per ogni fase della crescita, e formulati in base alla taglia dell’animale, l’età e le sue abitudini di vita.
Per il pet anziano è fondamentale anche la prevenzione dell’obesità, considerata la madre di molte malattie dell’invecchiamento (es. diabete). Aggiornate indagini statistiche dimostrano infatti che gli animali più anziani hanno una naturale tendenza ad ingrassare, vuoi perché il loro metabolismo si modifica con l’età vuoi perché hanno una ridotta attività fisica. Pur rispettando la condizione di “vecchietto a quattro zampe”, è dunque buona norma garantire al nostro amico quotidiane e piacevoli passeggiate, un vero e proprio toccasana per prevenire o limitare l’obesità, ma anche per tenere sotto controllo l’insorgenza di possibili disordini cardiocircolatori, polmonari, digestivi e articolari.

Una relazione di benessere reciproco
Sono sicuramente i proprietari i principali responsabili della longevità dei loro pet. A loro, infatti, è affidata la responsabilità di  rispettarne le esigenze biologiche e comportamentali caratteristiche della specie e del singolo animale; alimentarli in modo appropriato; tutelare la loro salute con visite regolari e programmi articolati di prevenzione e cura concertati con il proprio Veterinario di fiducia.
Ma gli esperti di sociologia, psicologia e zooantropologia sono tutti concordi nel sostenere che vivere con un animale da compagnia è un’opportunità che contribuisce a migliorare la qualità della propria vita. E non è più una notizia ristretta al solo mondo scientifico che la presenza di un pet in famiglia aiuti la crescita armonica ed equilibrata di bambini ed adolescenti, migliori la capacità di socializzazione ed aggregazione familiare, mitighi il senso di solitudine. La letteratura medica più recente ascrive inoltre a cani e gatti la capacità di contribuire anche al benessere fisico, oltre che mentale, dei loro proprietari. Tant’è che vivere con un cane facilita una salutare attività fisica giornaliera, abbassa la pressione sanguigna, e riduce il rischio di allergie infantili. Non sono da meno i gatti, la cui convivenza si è oggi rivelata una formidabile arma per combattere lo stress e le malattie cardiovascolari, migliorare l’umore, rafforzare il sistema immunitario ed esercitare effetti benefici in presenza di ordinari problemi di salute come mal di testa, insonnia e raffreddori.  Insomma, uno stato generale di salute migliore per i proprietari di pet, che alla fine si traduce anche in un risparmio sulle cure mediche.
Non sono infine da trascurare i risvolti sociali, laddove l’età avanzata accomuna oggi gli animali da compagnia e i loro proprietari, cosicchè il benessere dei primi diviene fondamentale per la serenità e la qualità della vita dei secondi. 

Cavalli sportivi destinati alla produzione di carne: rischio fuori controllo per la sicurezza alimentare, problematico il benessere animale.
Nel corso dell’ultimo decennio l’industria farmaceutica veterinaria ha guidato un complesso percorso di semplificazione normativa che consente già oggi a medici veterinari, proprietari e cavalieri di garantire il benessere dei cavalli sportivi tutelando al tempo stesso la salute del consumatore di carni equine e limitando i sofferti obblighi burocratici di coloro che a diverso titolo sono chiamati alla corretta gestione degli equidi (organi di controllo compresi) .

Il legame tra uomo e cavallo è uno dei più consolidati della storia; il cavallo deve all’uomo la propria evoluzione, se non addirittura l’esistenza stessa ai giorni nostri; l’uomo deve al cavallo buona parte del progresso dell’umanità.
Nel corso dei secoli uomini e cavalli sono stati affiancati in un rapporto imprescindibile che ha sconvolto il corso della storia e ha dato origine a una produzione letteraria, anche di tipo tecnico e scientifico, che non ha eguali in nessun altro ambito delle attività umane. In agricoltura, nei trasporti, nelle comunicazioni, in guerra e nello sport, il cavallo è sempre stato un "compagno fidato” dell’uomo ed ha avuto un peso decisivo nell’evoluzione socio- economica dei popoli. Naturalmente il suo ruolo si è modificato nel tempo e da quando il motore a scoppio ha cambiato il modo di lavorare, di viaggiare e di combattere, anche il cavallo ha mutato le proprie funzioni assumendo, nella seconda metà del novecento, una connotazione prettamente sportiva.
La più evidente conseguenza della metamorfosi del cavallo da animale da lavoro e/o da carne ad animale sportivo sta nella sua consistente riduzione numerica.
Oggi il cavallo è a tutti gli effetti una specie minore.
In Italia vivono dodici milioni di cani e gatti, quattrocento milioni di polli, otto milioni di bovini, sei milioni di ovini, tredici milioni di suini e solo trecento-quattrocentomila cavalli.

In tutta Europa la consistenza della popolazione equina non supera i sei milioni di esemplari (dati FEI, Corso Fise Settembre 2011 Roma).
Ciò non impedisce a uomini e cavalli di continuare a condividere le rispettive esistenze traendo reciproci benefici gli uni dagli altri. Imponenza, bellezza, forza, agilità e velocità dei cavalli continuano a suscitare in tutti noi un’insopprimibile attrazione che ci spinge a dominarli per impossessarci, almeno in parte, delle loro doti sovrumane.
Così, dopo secoli, l’addestramento rappresenta ancora oggi il passaggio fondamentale del rapporto uomo-cavallo, che dimostra come quest’ultimo sia in grado di apprendere e quindi sia un “essere cognitivo”.
Cognitivo significa anche che una volta addestrato, oltre ad essere capace di eseguire i nostri ordini, il cavallo impara a conoscerci a fondo, a interpretare i nostri comandi, i nostri umori, i nostri comportamenti e persino le nostre intenzioni.
Non v’è alcun dubbio che in virtù dell’esperienza maturata a fianco dell’uomo, i cavalli addestrati vivano la macellazione nel modo più drammatico possibile, in preda al panico e al terrore più profondo.
Questi soggetti dovrebbero essere risparmiati da una fine così terribile sia per la sensibilità che hanno sviluppato vivendo con l’uomo, sia per semplice rispetto; in tale concetto rientra la garanzia di una fine dignitosa, diversa dalla macellazione.
Tuttavia quando l’industria farmaceutica scende in campo a favore della scelta NON DPA corre il rischio di essere tacciata, solitamente da frange culturalmente retrograde, di avere precisi interessi in tal senso.
Ebbene è verissimo, l’industria farmaceutica veterinaria ha tutto l’interesse ad escludere i cavalli sportivi dalla produzione alimentare! Tuttavia, siccome tali interessi sono legittimi, intende comunicarli correttamente.

La soddisfazione delle esigenze industriali in questo campo, oltre a promuovere un comparto strategico come quello farmaceutico, favorisce il benessere del cavallo, la sicurezza alimentare, la diffusione dello sport e il corretto impiego delle risorse umane che  Stato, Regioni e Comuni hanno assunto per garantire la sicurezza alimentare.
In altre parole quelli dell’industria sono gli obiettivi condivisibili di una società efficiente che non può, né vuole più permettersi di sprecare risorse e di mettere a rischio sia la salute pubblica sia il benessere animale.
Per l’uomo come per il cavallo non vi può essere benessere senza terapia e quest’ultima non cade dal cielo come manna provvidenziale, bensì origina da investimenti in ricerca e sviluppo messi in gioco proprio dall’industria farmaceutica.
Ora, gli investimenti finanziari necessari sia per sviluppare nuovi farmaci destinati agli equidi, sia per mantenere in commercio quelli attualmente disponibili, rischiano di non trovare sufficienti giustificazioni economiche.

I principali costi di sviluppo e di manutenzione scientifica dei medicinali destinati ai cavalli, se produttori di alimenti, sono dovuti alla tutela del consumatore di carni equine (definizione dei Livelli Massimi Residuali consentiti e dei Tempi di sospensione dei trattamenti).
In questi mesi, inoltre, si stanno sovrapponendo anche i costi dovuti alla documentazione di impatto ambientale.

L’industria si trova di fronte a un bivio: abbandonare il cavallo alle proprie patologie o perseguire la riduzione dei costi di sviluppo e di mantenimento sul mercato dei medicinali per i cavalli sportivi, che tra l’altro sono i più bisognosi di cure ed anche i più rappresentati.
Al disimpegno dell’industria farmaceutica veterinaria seguirebbe una sorta di caos burocratico - amministrativo generato dal ricorso “in deroga” al farmaco per uso umano o al medicinale per specie animali diverse dal cavallo, quale ripiego terapeutico recuperabile dal “sistema a cascata”!
Va tuttavia notato che il legislatore considera il ricorso alla cascata un atto eccezionale tant’è che lo autorizza sotto la diretta responsabilità del medico veterinario, il quale dovrà coprire in solido danni e/o lesioni provocate da eventuali reazioni avverse nel cavallo o dalla incongruità dei tempi di sospensione nell’uomo, tutto ciò operando con l’oggettiva difficoltà di avere informazioni attendibili al riguardo.
Per il veterinario curante l’individuazione di tempi di sospensione dei trattamenti effettuati con farmaci per uso umano o per specie animali diverse dal cavallo rimarrà un problema di difficile soluzione e si presterà sempre a contestazioni e diatribe.
Va aggiunto che il cavallo sportivo è difficilmente controllabile sotto l’aspetto della sicurezza alimentare perché è in continuo movimento sul territorio, così gli equidi produttori di carni destinate al consumo umano (DPA) dovrebbero essere allevati con garanzie analoghe a quelle richieste agli altri animali allevati a tale scopo. Tali garanzie sono date dalle caratteristiche delle aziende in cui gli equidi sono tenuti e dalla professionalità dei loro gestori nella produzione di derrate alimentari salubri. In tal senso gli equidi produttori di carne dovrebbero rimanere fisicamente vincolati ad allevamenti idonei di aziende controllabili in analogia con l’allevamento delle altre specie produttrici di alimenti.
Bovini, suini e polli sono stabilmente tenuti in impianti noti, facilmente controllabili dalle Autorità sanitarie e allevati da professionisti della produzione alimentare in grado di offrire concrete garanzie di salubrità al consumatore.
L’alternativa alla problematica situazione derivante dal disimpegno dell’industria farmaceutica dal settore degli equini consiste nell’esclusione del cavallo sportivo dalla filiera alimentare e nello sviluppo di medicinali dedicati agli equidi NON DPA a costi accettabili.
Questa soluzione genera prospettive di crescita economica e culturale per tutto il settore ippico ed equestre, compresa la classe dei veterinari ippiatri, che in un futuro prossimo, anche grazie all’appoggio di AISA, potrebbe ottenere un ruolo rilevante nella distribuzione di questo tipo di medicinali ma che, al contrario, non potrà mai inserirsi proficuamente nella distribuzione del farmaco umano, anche se somministrabile in deroga agli equidi da carne.
AISA sostiene quindi con decisione una semplificazione normativa che classifichi il cavallo sportivo come un equide NON DPA svincolato dalla azienda in cui risiede per fini anagrafici, ma dalla quale si possa spostare liberamente senza alcuna registrazione (fatto salvo il caso delle emergenze epidemiologiche) e che possa accedere alla più ampia disponibilità di trattamenti con farmaci.

Per quanto all’avanguardia, il settore cunicolo soffre non solo di un’eccessiva frammentarietà dell’offerta ma anche di un’attenzione insufficiente da parte della normativa nazionale sul benessere degli animali che ancora non prevede una revisione basata sulle necessità specifiche del comparto.
La produzione di carne di coniglio rappresenta il quinto comparto del settore zootecnico in Italia che si conferma secondo produttore mondiale dopo la Cina e primo in Europa. All’origine di questa leadership vi è la nostra cultura culinaria che ha sempre annoverato il coniglio tra i principali protagonisti della tavola: richiama la tradizione contadina ed è espressione di genuinità e tipicità, canoni che sempre più spesso vengono richiesti dal consumatore. Inoltre questo tipo di carne è ricercata perché magra, ricca di proteina, povera di grassi e colesterolo e quindi perfettamente in linea con una dieta sana ed equilibrata, tra le preoccupazioni primarie di accresciuta coscienza del benessere.
La cunicoltura italiana ha una tradizione antica: prettamente di tipo famigliare e rurale fino agli anni ’80, si è trasformata poi in allevamento intensivo dando origine ad aziende specialistiche organizzate in filiera, localizzate soprattutto nel nord Italia (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Friuli), con notevoli investimento di capitali: vengono attuate l'alimentazione automatica e la fecondazione artificiale e la ciclizzazione è molto frequente. L'allevatore è cioè un vero e proprio imprenditore indipendente perché nonostante l’esistenza di alcune cooperative, le associazioni di categoria sono pressoché inesistenti. Tali aziende garantiscono al Paese un auto-approvvigionamento di 98%. Si può quindi affermare che la produzione italiana è fondamentalmente mirata a soddisfare le esigenze del mercato interno. Anche se vittima di un non trascurabile calo dei consumi, il comparto cunicolo chiude nel 2010 un’annata in attivo grazie soprattutto al contenimento dei costi di produzione e ad una domanda che, nonostante il calo, si conferma importante.

La conquista e il mantenimento del primato europeo non sono semplicemente un fatto di numeri legati alla produzione: la coniglicoltura italiana ha infatti raggiunto notevoli livelli di progresso e organizzazione ed è oggi un settore all’avanguardia, pur presentando diverse problematiche che richiedono una gestione particolare, una grande professionalità e una dedizione assoluta dovendo accudire il coniglio per 365 giorni l’anno. Le caratteristiche etologiche di questo animale lo rendono una specie delicata, incline a patologie infettive, e non solo, che necessitano di interventi tempestivi. La specie cunicola si caratterizza infatti anche per una rilevante mortalità nelle diverse fasi produttive, che, tra la nascita e la macellazione può superare il 30%. Le patologie maggiori colpiscono il sistema respiratorio (pasteurellosi), quello enterico (enterocolite enzotica), la cute (staffilococcosi, dermatomicosi) e gli occhi (congiuntiviti, ascessi, uveiti). Ve ne sono poi di specifiche come la Myxomatosi, la MEV-Malattia Virale Emorragica e la Tularemia.
Il rischio di trasmissione è amplificato da una peculiarità dell’allevamento cunicolo che si caratterizza per essere “a ciclo aperto”, sistema che prevede la riproduzione e l’ingrasso negli stessi locali. Non è quindi applicabile la tecnica del “tutto pieno/tutto vuoto” che rappresenta la più efficace forma di profilassi diretta. La convivenza di animali con età, funzioni e necessità diverse e dall’elevato ritmo riproduttivo rende indispensabile un programma scrupoloso di biosicurezza dove il fattore prevenzione risulta prioritario.
Per molte di esse al momento non esiste una cura,  trattamenti a scopo profilattico.
Al momento i vaccini  specifici per il coniglio sono essenzialmente due: contro l’enterite emorragica e la mixomatosi. Vengono somministrati quasi esclusivamente alle fattrici, tramite iniezione.

L’industria farmaceutica veterinaria è costantemente impegnata nell’adeguamento di questi vaccini ai mutamenti dei ceppi virali, oltre che nel reperire principi attivi sempre più mirati per antibatterici ed antibiotici utilizzati in coniglicoltura, quando necessario, per combattere patologie attualmente non “coperte” da alcun vaccino. Anche la ricerca genetica lavora a sostegno della prevenzione, adoperandosi per selezionare una linea genetica resistente alle patologie. In generale, per quanto riguarda la ricerca scientifica in coniglicoltura, L’Italia è considerata da molto tempo ai più alti livelli qualitativi: i ricercatori italiani partecipano ad importanti progetti internazionali e pubblicano i risultati delle loro ricerche su riviste internazionali di scienze animali, spesso fungendo da referenti per le stesse riviste.
Tutto ciò è positivo ma comunque non sufficiente: il coniglio è considerato una specie minore e le dimensioni relativamente ridotte del settore implicano tutt’oggi una grande difficoltà a registrare medicinali veterinari specifici: nella normativa di riferimento in merito al processo di autorizzazione, distribuzione ed impiego del farmaco negli allevamenti cunicoli vale la regola generale. Non esistono deroghe o semplificazioni per il settore nonostante le grandi difficoltà di applicare le norme e problemi pratici che ne conseguono.
L’industria farmaceutica italiana da tempo chiede, tra le altre istanze, una semplificazione della parte clinica e un’abbreviazione dei tempi necessari all’ottenimento dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC), da noi molto più lunghi che in altri paesi. E’ dunque auspicabile un maggiore dibattito in Italia e in Europa su questo problema non nuovo ma che, considerate le difficoltà che gli allevamenti e i veterinari di filiera si trovano ad affrontare quotidianamente, richiede una risposta a breve termine, una revisione della normativa mirata non tanto a provvedimenti restrittivi quanto piuttosto a soluzioni concrete volte all’eradicazione delle patologie, ottenibile anche e soprattutto con farmaci specifici.

In attesa, si continua ad agire sulla prevenzione tutelando il benessere del coniglio attraverso la disinfezione, il miglioramento delle caratteristiche strutturali e ambientali dell’allevamento (illuminazione, ventilazione, alimentazione, abbeverata, etc), l’introduzione di adeguate misure di profilassi sanitaria e un impegno senza sosta nella gestione che prevede una collaborazione strettissima tra allevatore e veterinario. Tutto questo anche con lo scopo di raggiungere un migliore utilizzo dai farmaci.

La salute del coniglio d’allevamento non è solo un problema etico/produttivo, ma è strettamente connesso con la qualità del prodotto alimentare che ne deriva e con la redditività dell’azienda. Il binomio produzione-benessere si rivela vincente grazie ad un dialogo costante tra i 3 protagonisti della filiera: aziende farmaceutiche, veterinari e allevatori. Le iniziative di associazioni come AISA sono quindi mirate da un lato a sostenere questo tipo di comunicazione, dall’altro ad interagire con le istituzioni affinché le normative si adattino sempre più alle esigenze concrete dei produttori e degli animali. 

L’imminente partenza per le vacanze richiede ai proprietari di PET alcune azioni preventive tra cui controllare la salute generale dell’animale, aggiornare le vaccinazioni, effettuare le prevenzioni indicate contro i parassiti e ascoltare utili consigli per questioni di comportamento.

La tutela del benessere animale e, in particolare, la promozione a tale scopo della qualità e dell’importanza dei farmaci veterinari sono la mission primaria di AISA. E quando si parla di salute animale, intesa come dovere etico, morale e civico, non si può prescindere da quella dei PET che in Italia raggiungono quasi i 45 milioni. Sempre più amici dell’uomo, formano con le famiglie in cui vivono un autentico nucleo affettivo unitario. Ma questo stretto legame rende necessario un approccio specifico anche dal punto di vista sanitario, affinché la convivenza assicuri il maggior benessere possibile di padrone e animale.
Questo momento dell’anno è particolarmente delicato. La vacanza con il proprio animale d’affezione va affrontata con piena consapevolezza perché si trasformi in una piacevole esperienza e non in una sgradevole avventura.

Prima di partire
Organizzarsi per tempo vale tanto per noi quanto per i nostri amici PET: risulta fondamentale verificare gli obblighi sanitari richiesti dalla nazione, o semplicemente nella regione italiana, in cui ci si reca, oltre che i regolamenti delle diverse compagnie aeree, marittime e ferroviarie che s’intende utilizzare.

Il secondo step di basilare importanza è la visita dal veterinario che deve avvenire almeno 2/3 settimane prima della partenza: consentirà di verificare che il nostro PET sia in buona salute e stabilire una profilassi ad hoc (come quello contro la leishmaniosi o la filariosi), anche in base alla destinazione. Gli agenti patogeni che costituiscono un potenziale pericolo per il vostro animale possono infatti variare a seconda della zona geografica.
La vaccinazione rimane uno strumento di prevenzione essenziale. Ma anche la somministrazione di farmaci specifici, che impediscono il proliferare delle infezioni, si rivela un ottimo mezzo di tutela della salute del nostro amico a 4 zampe, purché venga utilizzato correttamente e solo quando serve. Vanno dunque seguiti i preziosi consigli dei medici veterinari.
Come regola generale comunque, è bene ricordare che l’osservazione di severe norme igieniche, tanto a casa quanto in vacanza, limita i rischi per il PET di contrarre malattie e risulta quindi imprescindibile.
Se ci si muove all’interno dell’Unione Europea, è bene ricordare il passaporto europeo per gli animali domestici. Si può richiedere presso il Servizio Veterinario della propria ASL e consente l’identificazione dell’animale e del proprietario. Nel documento è riportata anche la data dell’ultima vaccinazione antirabbica e altre notizie utili.

Durante il viaggio
Per gli animali i viaggi prolungati sono uno stress e non un piacere. Se si decide quindi di affrontarne uno, alcuni accorgimenti possono renderlo meno faticoso: soste frequenti, acqua fresca e il mantenimento delle consuete abitudini alimentari. Se il vostro PET è particolarmente refrattario agli spostamenti, il medico veterinario saprà consigliarvi sui migliori farmaci specifici contro il mal d’aria e il mal d’auto.

In vacanza
Gli insetti pungono anche i PET e, esattamente come per l’uomo, possono provocare reazioni allergiche (soprattutto vespe, calabroni e api) oltre che rappresentare un notevole fastidio. E’ bene dunque bonificare gli ambienti e proteggere gli animali con i repellenti specifici presenti in commercio.
Un pericolo presente in diverse regioni d’Italia (quali ad esempio la Sardegna, la Liguria, la Sicilia, l’Emilia-Romagna), attivo nella stagione calda, nelle ore serali e durante la notte, è il pappatacio, insetto che trasmette la leishmaniosi e che colpisce soprattutto i cani. Contro questa malattia è indispensabile la prevenzione, una serie di accorgimenti che vanno adottati contemporaneamente per ridurre i rischi, in quanto non esiste al momento una cura in grado di debellare completamente il parassita: limitare le passeggiate serali o notturne, evitare di far dormire il cane all’aperto, proteggere il pelo con i repellenti specifici esistenti.
Altro pericolo in agguato, soprattutto per cani e gatti, è la filariosi cardiopolmonare causato da un parassita trasmesso dalle zanzare. La si può prevenire in maniera sicura ed efficace tramite appositi vaccini o somministrando al PET specifiche fiale e compresse. Ma anche per la filariosi valgono le stesse regole preventive utilizzate per la leishmaniosi.

Infine, anche pulci, zecche e pidocchi possono turbare il sonno e la salute dei nostri cani. Anche in questo caso, la prevenzione si rivela il sistema più efficace per combattere il problema. In commercio esiste un’ampia scelta di antiparassitari spot-on, spray e collari molto efficaci in tal senso, ben tollerati dall’animale e pratici da usare: si applicano velocemente, sono inodori, non rilasciano polvere nell’ambiente né sul pelo.

Come si vede dunque, essere proprietari responsabili di PET significa esserlo sempre, anche in vacanza. L’obiettivo di AISA in tal senso è quello di fornire strumenti adeguati al medico veterinario affinché possa aiutare con cognizione i clienti a programmare le vacanze con i propri animali d’affezione, oltre che ricordare ai proprietari l’importanza di non improvvisare ma di far ricorso sempre al veterinario di fiducia per consigli e informazioni utili al benessere dell'animale anche quando si è lontani da casa.

 

L’avicoltura in Italia è un settore integrato, avanzatissimo, allineato alle rigorose norme europee e in continua crescita anche grazie alla preferenza che i consumatori accordano a queste carni salubri ed economiche. In questo successo anche la farmaceutica veterinaria ha un ruolo di primo piano, fornendo ad allevatori e veterinari un arsenale medico mirato e sicuro.

I prodotti della zootecnia italiana, estremamente differenziati tra loro, costituiscono la materia prima da cui ricavare le specialità più pregiate della nostra tradizione agroalimentare, fortemente legata al territorio e portabandiera del made in Italy alimentare all’estero, oltre che patrimonio apprezzato anche all’interno dei nostri confini e una delle punte di diamante dell’economia nazionale. Il settore avicunicolo in particolare si distingue nel panorama zootecnico internazionale per importanza ed avanguardia: siamo tra i primi posti per quantità e qualità dei prodotti avicunicoli in Europa. "Le statistiche parlano chiaro", dichiara Aldo Muraro, presidente di UNA (Unione Nazionale dell'Avicoltura). "Il settore ha registrato un fatturato di 5 miliardi e 300 milioni e nel 2010 la produzione nazionale di carni di pollame ha raggiunto quota 1.221.770 tonnellate (in crescita rispetto al 2009); il consumo totale si aggira sul 1.120.000 tonnellate, pari cioè a circa 19 kg per abitante, confermando così che la carne avicola è la preferita degli italiani perchè sana, gustosa, nutriente ed economica".
Questi risultati significativi si devono soprattutto agli enormi progressi compiuti dal settore negli ultimi trent’anni che si afferma oggi tra le più evolute, un esempio a cui moltissimi Paesi guardano con grande interesse. L’impegno e la costanza degli allevatori italiani, l’aggiornamento continuo delle tecniche di allevamento, il rispetto delle leggi e la stretta osservazione delle norme igienico-sanitarie sono alcuni dei fattori chiave che hanno portato oggi l’avicoltura ad essere il settore leader della zootecnia italia, l’unico comparto zootecnico autosufficiente in Italia, perché la quasi totalità delle carni di pollame e delle uova beneficia del sistema integrato “a ciclo completo”: le aziende allevano i riproduttori (oltre che naturalmente gli animali stessi), possiedono gli incubatoi per le uova, producono i mangimi, possono contare su macelli interni e propri laboratori per la trasformazione delle carni oltre che di impianti di selezione e imballaggio delle uova. "Dal campo al consumatore finale, tutte le fasi di produzione, controllo e distribuzione avvengono dunque in filiera, dove esiste un responsabile ad ogni livello, facilitando così la messa in opera di un efficace piano di biosicurezza, essenziale al successo dell’allevamento" commenta Aldo Muraro.
L’ottimizzazione del sistema gestionale ed organizzativo influisce ovviamente sull’eccezionale qualità delle carni, sulla quale però hanno incidenza anche le peculiarità dell’allevamento italiano rispetto a quelli degli altri paesi europei. Peculiarità dovute tanto al microclima quanto al territorio, oltre che naturalmente alla domanda della clientela: "A tavola", afferma Aldo Muraro, "il consumatore italiano è esigente, per tradizione e per cultura, e richiede un prodotto particolare. Non sorprende quindi che i nostri polli siano più grossi, più maturi, più sodi e più sapidi di quelli degli altri paesi membri dell’UE perché vengono macellati a 4 kg di peso dopo un ciclo di vita di 60 giorni durante i quali si allevano 10/12 polli circa per mq, con prevalenza di granoturco con erba medica e soia (al nord) e con prevalenza di frumento con erba medica e soia (al sud)".
Alla base di questi risultati eccellenti c’è comunque la salute degli animali, principale obiettivo di ogni allevatore. Le motivazioni sono evidenti: com’è noto, il benessere animale è strettamente legato alla salute dell’uomo, basti pensare infatti alle diverse zoonosi. Animali sani significano dunque prodotti di qualità e, di conseguenza, profitti. E’ quindi pieno interesse degli allevatori mettere in pratica tutti gli accorgimenti indispensabili e operare i necessari investimenti  per ottenere lo scopo.
All’interno di un allevamento intensivo, preservare il benessere dei capi presuppone una serie di regole precise che rientrano in un corretto programma di biosicurezza: l’osservazione di strette norme igieniche, di una corretta alimentazione e di controlli puntuali sugli animali e sull’ambiente circostante al fine di prevenire l’introduzione e la circolazione di agenti patogeni, è garanzia di una produzione di qualità e quindi di redditività. Tali misure devono ovviamente rispettare le normative comunitarie vigenti ma devono anche tenere conto della specificità dell’allevamento e perché la loro applicazione sia efficace risultano essenziali il dialogo e la collaborazione tra allevatore e veterinario. Compito di quest’ultimo è la messa a punto di un programma sanitario specifico che dia particolare importanza alla prevenzione. Le condizioni intrinseche all’allevamento intensivo richiedono ovviamente la cura di diverse patologie attraverso profilassi di massa e l’uso responsabile di medicinali, i quali però non vengono somministrati arbitrariamente, anche perché costosi oltre che palesemente nocivi tanto per l’animale che per l’uomo se non utilizzati con coscienza e competenza, ma soltanto “quanto basta, quando necessario”. Il buon esito di una terapia dipende infatti dal dosaggio appropriato per il periodo strettamente necessario (questo per evitare l’instaurarsi di fenomeni di resistenza), a cui si aggiungono altri fattori tra i quali i più importanti sono una diagnosi corretta, il rispetto dei tempi di sospensione e la verifica dei risultati ottenuti. Tuttavia, l’industria farmaceutica veterinaria attribuisce alla prevenzione, e ai vaccini in particolare, un’importanza capitale e infatti i maggiori investimenti in termini di risorse e di ricerca vengono effettuati in funzione del suo potenziamento.
Come si è visto, il settore avicolo italiano è oggi particolarmente florido, evoluto e integrato verticalmente, e si avvale di strumentazioni coerenti e in continua progressione per soddisfare il crescente bisogno di proteine della popolazione mondiale. Il contributo fornito dall’industria farmaceutica veterinaria al conseguimento di questi risultati è sostanziale: senza i vaccini, i medicinali specifici e le numerose azioni per spingere allevatori e medici veterinari a mettere in pratica le procedure di biosicurezza, oggi non si potrebbero ottenere elevate quantità di carne eccellente ad un prezzo accettabile, con un investimento relativamente contenuto. L’industria della salute animale si è impegnata di pari passo a quella avicola attraverso una ricerca mirata allo sviluppo di medicinali specifici e sicuri, tanto che in veterinaria sono stati fatti passi più lunghi e in tempi più brevi che nella farmacologia umana.
In questo contesto, AISA si distingue come partner proattivo del  settore avicolo, impegnato a fornire strumenti e risposte adeguate. In tal senso, l’associazione opera con le maggiori filiere a più livelli: potenziare il dialogo tra case farmaceutiche, allevatori e veterinari fornendo anche assistenza tecnica sul campo; comunicare sull’estrema efficacia e sicurezza raggiunte oggi dai farmaci veterinari; promuovere l’importanza di un uso responsabile di questi ultimi, antibiotici in particolare, tanto presso gli allevatori e i medici veterinari quanto sulla stampa; collaborare con le autorità competenti al fine di rispondere ai vari quesiti relativi alla antibioticoresistenza; monitorare costantemente il dibattito internazionale sul tema nonché l’evoluzione delle normative, della ricerca e dei suoi risultati, al fine di assicurare al mercato la necessaria trasparenza e una corretta informazione che ne garantisca la consapevole libertà di scelta nei propri consumi.

L’AISA (Associazione Nazionale Imprese Salute Animale), fondata nel 1986 all’interno e nell’ambito della Federazione Nazionale dell’Industria Chimica-Federchimica, raggruppa 23 aziende nazionali e multinazionali operanti nel settore farmaceutico veterinario. Le finalità dell’associazione sono di favorire la ricerca di prodotti sicuri per la salute e il benessere degli animali, la sicurezza dell’uomo e dell’ambiente, di tutelare il consumatore tramite la qualità dei prodotti commercializzati e di promuovere lo sviluppo etico del mercato.

Di recente, AISA ha rinnovato le cariche per il triennio 2011-2013.
Il dr. Paolo Giulio Predieri (ACME) è il Presidente eletto che si avvarrà del supporto del dr. Gianluca Donelli (ELI LILLY) quale Vice Presidente Delegato e del dr. Wolfgang Mueller (BAYER) quale secondo Vice Presidente.
Sono stati inoltre eletti nel Comitato di Presidenza il dr. Renato della Valle (INNOVET) e il dr. Paolo Sani (ISP); membro di  diritto, in quanto Past President, rimane il dr. Alberto Mondellini (COPYR).
Rinnovata anche la Commissione Direttiva composta da 11 aziende in rappresentanza di tutti i settori merceologici di AISA (Prodotti per la Medicazione Orale, per la cura degli Animali da Reddito e da Compagnia) nelle persone della dr.ssa Cristina Cellini (ASCOR), dr. Emilio Dabbaghian (CEVA VETEM), dr. Carlo Gazza (FATRO), dr. Alberto Milani (FORMEVET), dr. Renato della Valle (INNOVET), dr. Paolo Sani (ISP),  dr. Pierluigi Crippa (MERIAL), dr. Vittore Dal Bon (NOVARTIS), dr.ssa Roberta D’Amore (PfFIZER), dr.ssa Vittorina Colombatti (TEKNOFARMA), dr.ssa Sophie Favini (VIRBAC).
AISA opererà dagli uffici Federchimica di Roma e di Milano, tutte le attività saranno dirette dal dr. Roberto Cavazzoni.

“Imboccando la via del rinnovamento abbiamo dato spazio a nuovi dirigenti, rafforzato il rapporto con Federchimica e assunto un nuovo direttore che si sta dimostrando capace” dichiara il neo Presidente. “Siamo fiduciosi che AISA, così come ha superato le difficoltà del passato, saprà vincere le sfide del futuro; oggi esistono tutti i presupposti affinchè fornisca servizi qualificati agli associati e diventi un costante punto di riferimento per i partner di filiera e le Istituzioni”. Il Dottor Giulio Predieri è fermamente convinto che il valore primario di AISA risieda nella sua unità associativa che rappresenta una forza sostanziale su cui fare leva per la promozione delle diverse iniziative rivolte alla tutela della vita e del benessere degli animali e, soprattutto, al sostegno della qualità dei farmaci veterinari.
AISA conferma dunque il proprio impegno nello sviluppo del mercato dei beni per la salute animale. Perchè la propria voce abbia un peso significativo, mantenere relazioni privilegiate con le Istituzioni e con il network internazionale di decision makers è tra le priorità dei programmi futuri dell’associazione, al fine di ottenere condizioni generali più favorevoli alle imprese del settore. Ma non solo. AISA ha deciso d’investire maggiormente nella comunicazione, come precisa il Dottor Predieri: “abbiamo attivato nuove collaborazioni affidando a giornalisti e agenzie di stampa l’incarico di difendere il mercato da emergenze mediatiche e di aiutarci ad ampliarlo, oltre che costruire quella visibilità indispensabile per ottenere un vero accreditamento nei confronti dei politici, degli interlocutori istituzionali e più in generale degli stakeholders”.
Tra i principali obiettivi futuri di AISA, la piena tracciabilità del farmaco veterinario, di cui il codice Datamatrix è stato il primo, consistente passo, ma anche proseguire le azioni portate avanti fin’ora, quali il monitoraggio continuo del dibattito internazionale in tema di uso responsabile, dell’evoluzione delle normative e della ricerca scientifica; la verifica dei possibili miglioramenti e il dialogo con le associazioni di categoria. Questo al fine di assicurare al mercato la trasparenza e la corretta informazione che garantisca la consapevole libertà di scelta nei propri consumi. 

Cresce la popolazione del pianeta, cresce la richiesta di prodotti di origine animale e di pari passo cresce la consapevolezza che la salute umana, dipendente in larga parte da un’alimentazione sana ed equilibrata, non può prescindere dal benessere animale. La questione è di tale importanza che risulta da anni tra le priorità della Comunità Europea. L’obiettivo principale delle normative intracomunitarie, in continua evoluzione e revisione, è quello di coniugare benessere animale e produttività, migliorando lo stato di salute, le condizioni di trasporto e di vita degli animali da allevamento intensivo. I requisiti che gli allevatori sono tenuti a rispettare vanno a vantaggio di tutti e non pregiudicano la sostenibilità poiché il principio di base rimane “ottenere la massima quantità di prodotto al minimo costo e nel minimo spazio possibile (per semplificare le operazioni di alimentazione e cura)”. Tuttavia tali requisiti impongono l’applicazione di metodologie appropriate per prevenire l’introduzione e lo sviluppo di malattie in una popolazione di animali indenni o comunque limitarne la diffusione. L’insieme di queste misure viene definito biosicurezza. Elementi chiave di successo dell’allevamento sono dunque la prevenzione e la corretta gestione grazie ad un sistema funzionale ed efficace di biosicurezza che prevede una serie di fattori collegati uno all’altro. Nonostante le realtà produttive siano estremamente eterogee tra loro per dimensione, tipologia (bovino, suino, avicolo) e latitudine geografica, è possibile identificare fattori comuni di prevenzione e corretta gestione che, se applicati, garantiscono i requisiti minimi del benessere animale nell’ovvio rispetto dei limiti imposti dalla sostenibilità economica. Innanzitutto la qualità dell’ambiente, delle attrezzature e dei requisiti strutturali. Lo spazio deve essere sufficiente. In spazi non adeguati le infezioni si diffondono più rapidamente e lo stress dell’animale aumenta, agendo negativamente sulla sua risposta immunitaria. Per preservare la qualità dell’ambiente anche l’igiene risulta essenziale. Potrà forse apparire un’osservazione scontata ma in realtà sottintende una serie di azioni che richiedono un impegno costante e controlli incessanti: pulizia, disinfezione, disinfestazione, derattizzazione, gestione delle carcasse e degli scarti, igiene dei cibi, dell’acqua, degli abbeveratoi e delle mangiatoie, rispetto della tecnica del “tutto pieno/tutto vuoto”, solo per citarne alcune. 
L’approccio moderno è di tipo “diagnostico”: l’ambiente è considerato come un paziente. Occorre quindi valutare l’anamnesi, effettuare un esame obiettivo generale e particolare, procedere alla diagnosi della sintomatologia o del disagio dovuto a tutto ciò che può infestare l’ambiente (microbi, virus, insetti, roditori) e infine individuare la terapia corretta, tenendo conto dell’ampia gamma di prodotti specifici e sicuri esistenti oggi. I principi attivi che li caratterizzano hanno infatti diversi meccanismi d’azione e spettro d’attività.
Oltre all’igiene, altro requisito essenziale di biosicurezza è un accurato piano vaccinale in grado di proteggere l’allevamento da patologie altrimenti devastanti e, aumentando la resistenza degli animali alle infezioni, rappresenta uno strumento imprescindibile di prevenzione e controllo. Ciò è vero per tutte le tipologie di allevamento, con particolare riguardo però a quello avicolo e dei conigli per via delle loro caratteristiche distintive. L'avicoltura è il settore leader della zootecnia italiana con una produzione di carni di quasi 1 milione e 200 mila tonnellate e una di uova che ha superato i 13 miliardi di pezzi. Non sorprende dunque che il mercato farmaceutico avicolo italiano copra un volume d’affari di oltre 40 milioni di euro, di cui più del 60% dedicato alla prevenzione che è proprio una delle principali peculiarità di questo tipo di allevamento: dato il breve ciclo di vita dei polli (approssimativamente 35 giorni la femmina e 50 giorni il maschio) e considerato l’elevato numero di esemplari per allevamento, l’impiego di vaccini risulta molto più significativo che per altre specie, aspetto che contribuisce a definire questo mercato come full safe, cioè finalizzato alla tutela del benessere animale e quindi del consumatore. I polli allevati si dividono in broiler (destinati solo alla produzione di carne) e in breeder (riservati alla riproduzione). Per ovvie ragioni, è su questi ultimi che si concentra il 90% della prevenzione. I vaccini consentono di prevenire malattie virali, batteriche e parassitarie e vengono somministrati principalmente in incubatoio, iniettati o spruzzati tramite una macchina apposita, e in seguito sciolti nell’acqua di bevanda.
L’allevamento dei conigli è molto importante per il nostro Paese: l’Italia infatti è il principale produttore europeo di carne di coniglio e il secondo al mondo dopo la Cina. La coniglicoltura italiana ha dunque raggiunto notevoli livelli di progresso ed è oggi un settore all’avanguardia, pur presentando diverse problematiche che richiedono una gestione particolare. A differenza di quanto avviene in avicoltura infatti, l’allevamento intensivo del coniglio è a ciclo aperto, cioè riproduzione e ingrasso hanno luogo negli stessi locali. Non viene quindi applicata la tecnica del “tutto pieno/tutto vuoto” che rappresenta la più efficace forma di profilassi diretta. La convivenza di animali con età, funzioni e necessità diverse e dall’elevato ritmo riproduttivo rende indispensabile un programma scrupoloso di biosicurezza dove il fattore prevenzione risulta prioritario. I vaccini utilizzati a scopo profilattico sono essenzialmente due, specifici per il coniglio: contro l’enterite emorragica e la mixomatosi, malattie per le quali non esiste cura. Vengono somministrati quasi esclusivamente nei riproduttori (quindi nelle fattrici), tramite iniezione, e sciolti nell’acqua da bere o mescolati al mangime per gli altri esemplari. La farmacologia veterinaria è costantemente impegnata nell’adeguamento di questi vaccini ai mutamenti dei ceppi virali, oltre che nel reperire principi attivi sempre più mirati per antibatterici ed antibiotici utilizzati in coniglicoltura, quando necessario, per combattere patologie attualmente non “coperte” da alcun vaccino. Anche la ricerca genetica lavora a sostegno della prevenzione, adoperandosi per selezionare una linea genetica resistente alle patologie.
In conclusione, per l’industria farmaceutica veterinaria la prevenzione è fondamentale e non esita ad effettuare investimenti considerevoli in funzione del suo potenziamento. L’adagio “prevenire è meglio che curare” trova negli allevamenti intensivi un’applicazione indispensabile. Un programma adeguato di biosicurezza che comprende una corretta gestione aziendale, l’osservazione di strette norme igieniche, di una corretta alimentazione e di controlli puntuali sugli animali e sull’ambiente circostante al fine di prevenire l’introduzione e la circolazione di agenti patogeni, è garanzia di una produzione di qualità e quindi di redditività. In quest’ottica, risultano nodali la consapevolezza degli allevatori e la professionalità dei veterinari. Una comunicazione continua e trasparente tra queste due figure significa, nella pratica quotidiana, un miglioramento sostenibile della salute animale in allevamento.
Anche in quest’ambito, il coinvolgimento di AISA è particolarmente attivo e finalizzato tanto a sostenere lo sviluppo dell’industria quanto a favorire il dialogo tra case farmaceutiche, allevatori e medici veterinari, sensibilizzandoli attraverso l’informazione e altre iniziative sull’importanza della prevenzione e delle “buone pratiche di allevamento”. 

Mantenere gli animali da compagnia e da allevamento in uno stato ottimale di salute e vegliare sull’assoluta salubrità delle derrate alimentari di origine animale è oggi considerato dalle società occidentali un obbligo imprescindibile. Oltre a ragioni di carattere etico, la motivazione fondamentale è che il benessere animale è strettamente legato alla salute dell’uomo; basti pensare infatti alle diverse zoonosi (malattie trasmissibili da animale a uomo) o alla cosiddetta cross-contamination, ossia la contaminazione diretta o indiretta di batteri resistenti dall’animale all’alimento, e quindi all’uomo, che avviene in qualche punto della filiera produttiva.
Il problema è di tale importanza da essere anche oggetto di un’attenzione peculiare da parte delle istituzioni. Specifiche normative della Comunità Europea prendono infatti in attenta considerazione il benessere animale durante la fase di elaborazione e applicazione delle politiche in materia di agricoltura, trasporti, ricerca farmaceutica e mercato interno.
In particolare, la cura delle malattie degli animali riconosce oggi nell’utilizzo del farmaco veterinario uno strumento indispensabile per il loro benessere perché studiato e sviluppato in funzione delle esigenze proprie del paziente animale. Negli ultimi decenni infatti, la ricerca farmaceutica veterinaria si è notevolmente impegnata in termini di capitali e altre risorse, consentendo la produzione di farmaci sempre più evoluti, differenziati e specifici in grado di rispondere alla quasi totalità delle necessità del medico veterinario.
Il presupposto principale della ricerca è quello di escludere qualsiasi generalizzazione perché ogni specie animale è a sé stante dal punto di vista metabolico, fisiologico, fisiopatologico ed anatomico e, soprattutto, è diversa dall’uomo. Questo fa sì che lo stesso principio attivo possa risultare efficace per una specie ma inutile o addirittura nocivo per un’altra. I farmaci veterinari hanno in comune diversi principi attivi con quelli ad uso umano ma presentano anche molte differenze sostanziali che vanno dalla formulazione e concentrazione di questi stessi principi attivi fino agli eccipienti e alla posologia, nel rispetto delle ovvie diversità di ogni specie animale e delle malattie caratteristiche. Ecco perché il loro utilizzo risulta quindi molto più efficace del medicinale per uso umano, tanto nella cura di patologie degli animali da compagnia quanto nelle terapie di quelli destinati a produrre alimenti. Ultimamente la ricerca si sta impegnando anche per rispondere alle necessità delle specie minori (uccelli da gabbia, rettili, tartarughe, mustelidi, etc.) che, pur rappresentando una nicchia, sono in aumento e caratterizzate da complessità peculiari. AISA si è fatta promotrice della sostenibilità di una legge per la registrazione dei prodotti farmaceutici destinati alle specie minori e, nell’attesa, cerca di fornire soluzioni adeguate alle varie richieste.
Il ruolo primario dell’industria farmaceutica è quello di fornire un armamentario medico quanto più completo e specifico possibile al veterinario il quale, dal canto suo, ha il dovere di utilizzarlo con “scienza e coscienza” in funzione del benessere animale e di conseguenza di quello dell’uomo. Una delle funzioni principali di AISA è proprio quello di promuovere iniziative di educazione e comunicazione relative all’importanza del farmaco veterinario in virtù della sua specificità, rivolte tanto gli addetti ai lavori quanto al grande pubblico.

L’alta qualità e l’assoluta affidabilità dei propri prodotti è un punto di forza della farmacologia veterinaria. Prima di essere immesso sul mercato infatti, il medicinale veterinario attraversa un iter lunghissimo ed estremamente oneroso per i produttori, sia in termini di risorse economiche che umane, riassumibile in quattro fasi: ricerca scientifica (studi preclinici in laboratorio), sviluppo, preparazione del dossier e registrazione.
L’impulso alla ricerca scientifica viene dato dalla richiesta del mercato in seguito all’emergere di una nuova patologia o della resistenza ai farmaci di una di esse. La seconda fase, ossia quella di sviluppo, è di certo la più lunga ed impegnativa per le case farmaceutiche, sia per via degli investimenti ingenti che richiede, sia perché prevede una complessa serie di indagini volte a definire le caratteristiche del nuovo medicinale e assicurare standard qualitativi elevati. La scelta delle molecole adatte è assai complessa e molte vengono scartate prima di arrivare alle fasi di sperimentazione. Ragione per cui, in un’ottica di ottimizzazione di tempi e risorse, ci si concentra soprattutto su come sviluppare ulteriori applicazioni di molecole già note, oltre a svilupparne di nuove. Concluse le indagini, si passa ad una serie di prove sperimentali per accertare la sicurezza e l’efficacia del farmaco in conformità a quanto verrà riportato sull’etichetta e sul foglio illustrativo. La sicurezza è un fattore di triplice importanza: deve infatti essere garantita per le specie target per le quali il medicinale viene sviluppato, per il consumatore di derrate alimentari (l'Unione Europea definisce un "limite massimo di residuo" che non può essere superato nei prodotti destinati al consumo) e, non ultimo, per l’ambiente, al fine di evitare rischi di ecotossicità. Le indagini accurate vengono svolte nel pieno rispetto delle severe linee guida elaborate dall’Unione Europa. Indagini e studi analitici vengono raccolti in un unico dossier suddiviso in una parte generale, una riferita alla qualità, una alla sicurezza e una all’efficacia, che rappresenta la Documentazione sulla base della quale le Autorità competenti esprimono parere positivo o negativo all’immissione del farmaco in commercio. GMP (Good Manufacturing Practice) è l’acronimo che indica l’insieme delle norme di buona fabbricazione per assicurare gli standard richiesti dall’UE. Esse prevedono di documentare ogni aspetto del processo di produzione, la formazione specifica del personale, la massima attenzione alla pulizia e all’igiene degli ambienti di fabbricazione, la verifica regolare del buon funzionamento delle attrezzature tecniche, la validazione del processo e la gestione dei reclami.
La registrazione è l’ultima fase del percorso. In Italia, ottenuta l’autorizzazione ministeriale  A.I.C. - Autorizzazione all’Immissione in Commercio - che comporta la registrazione del medicinale presso il Ministero della Salute italiano o di un altro Stato Membro oppure presso l’EMEA, il medicinale ad uso veterinario può essere immesso nel canale distributivo. Con riferimento in particolare ai prodotti i cui dossier vengono presentati per più paesi dell’UE, sarebbe auspicabile che l’Italia avesse tempi di valutazione e registrazione armonizzati a livello europeo per ottenere una disponibilità sul mercato uniformata con gli altri stati membri. Il nostro paese, che pur è all’avanguardia per molti aspetti legati alla farmacologia veterinaria, al momento non può purtroppo vantare una tempistica assimilabile a quella delle altre nazioni. Nell’interesse della salute animale e quindi di quella pubblica, ci auguriamo che le autorità lavorino in tal senso. 

Tutelare il benessere degli animali creando medicinali appositi è importante ma non basta. Occorre monitorare sui loro effetti e su un utilizzo appropriato. Essenziale risultano essere quindi la farmacovigilanza e la farmacosorveglianza specifiche per il medicinale veterinario, ossia l’insieme delle verifiche finalizzate a valutare l’efficacia e la sicurezza di un farmaco nella pratica clinica dopo l’immissione sul mercato. In particolare, la farmacovigilanza si occupa di raccogliere, di studiare e di diffondere informazioni sulle reazioni avverse, sulla manifestazione degli effetti collaterali e sull’inefficacia della risposta terapeutica o profilattica. A tale scopo il Ministero della Salute invita veterinari e farmacisti a riferire alla Direzione Generale di Sanità Pubblica Veterinaria e ai centri regionali di farmacovigilanza ogni episodio sospetto, anche grazie alla diffusione di apposite linee guida sulle modalità di rilevamento e segnalazione delle reazioni negative o dubbie. La farmacosorveglianza integra la vigilanza attraverso una rete capillare di controlli ed ispezioni periodiche, verifica la corretta attuazione della normativa comunitaria e il rispetto dei requisiti di qualità richiesti, monitorando la produzione, la distribuzione e l’utilizzo dei medicinali presso gli operatori della filiera (produttori, grossisti, farmacisti, veterinari autorizzati allo stoccaggio di scorte e allevatori).
L’impegno di AISA a favore della promozione del farmaco veterinario e di un suo corretto utilizzo ha prodotto e continua a produrre ottimi risultati. Tra i traguardi più significativi vi è l’adozione del codice a barre bidimensionale (Data Matrix) per i farmaci veterinari che fornisce l’identificazione precisa del medicinale veterinario, la data di scadenza e il numero di lotto, mentre in precedenza si utilizzava solo il codice a barre lineare. Questo evento, primo passo concreto verso la tracciabilità completa del farmaco veterinario, oltre a migliorare l’organizzazione logistica interna delle aziende produttrici, costituisce una garanzia di tutela della salute animale e quindi della sicurezza alimentare, requisito imprescindibile per la salute pubblica. E’ importante sottolineare inoltre quanto l’introduzione del codice contribuisca a rendere l’industria farmaceutica veterinaria un settore altamente innovativo e moderno, quindi un modello da imitare anche per l’industria farmaceutica umana.

Farmaci indispensabili

Finalmente un autorevole quotidiano nazionale, Libero, diretto da Maurizio Belpietro, ha rotto il muro del silenzio mediatico ed ha affrontato con competenza le problematiche del nostro comparto dando forza alle nostre voci per sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema della specificità dei farmaci veterinari. Un articolo esteso a firma del noto giornalista Antonio Terraneo è infatti apparso in data 22 Ottobre, sulla pagina Uomini&Cavalli. Dopo un azzeccato commento iniziale che ha fotografato in maniera lucida e sintetica l'argomento in oggetto è stata data la possibilità al nuovo direttore di AISA, Roberto Cavazzoni di esprimere il punto di vista dell'associazione in maniera che possiamo ritenere puntuale ed esaustiva.
Infine è stato riportato quasi per intero l'intervento del Professor Villa, svoltosi qualche giorno prima ad Arezzo in occasione del convegno nazionale SCIVAC del quale AISA è stata parte attiva. Dopo quest'uscita sono fioccati commenti positivi da parte di varie fonti del settore e la stessa ANMVI ha dato un commento molto positivo sul modo in cui è stato affrontato l'argomento. Vi riportiamo qui di seguito il testo integrale delle parole pronunciate  dal professor Villa nella convinzione di avere compiuto tutti insieme un passo importante nella diffusione delle nostre idee presso l'opinione pubblica.

Accedi all’intervento del Prof. Villa ed all’articolo di Libero, cliccando
http://aisa.federchimica.it/AreaMedia/RassegnaStampa.aspx

67° Congresso Nazionale SCIVAC - Epatologia Medica e Chirurgica, Arezzo 15-17 Ottobre 2010
 
Considerazioni sul Farmaco Veterinario
Roberto Villa - Dip. di Scienze e Tecnologie Veterinarie per la Sicurezza Alimentare - Facoltà di Medicina Veterinaria di Milano
E’ indubbiamente un periodo economico difficile, nel quale la propensione al risparmio prevale spesso sulla ragione. Il veterinario non sfugge a questa logica e nel contesto specifico del farmaco ricorre spesso alle soluzioni più economiche utilizzando oltre il lecito il farmaco generico umano.

Tale pratica rientra nell’uso in deroga del farmaco, la quale prevede rigide norme di applicazione, tra le quali il risparmio economico non è compreso. Tralasciando le disquisizioni in merito all’applicazione delle norme, è bene invece soffermarsi sull’importanza del ruolo del veterinario nel sostenere il farmaco veterinario, studiato per quella specie e quella patologia in modo specifico e che quindi offre maggiori garanzie di successo terapeutico e minori rischi di reazioni avverse.

Di fronte a questo aumento dell’uso in deroga del farmaco, molto spesso non giustificato dal razionale terapeutico, sorge spontaneo interrogarsi sui rischi e l’illegalità dei comportamenti e trovare delle soluzioni per arginare il fenomeno.

Da un punto di vista scientifico è bene ricordare che è opportuno, ove esistano le possibilità, ricorrere sempre al farmaco autorizzato in modo specifico per la patologia in atto e per la specie animale in cura. Le ragioni sono correlate agli aspetti farmaceutici e farmacologici che possono portare ad un diverso comportamento del farmaco quando somministrato in una specie differente da quella studiata o secondo un protocollo di somministrazione diverso da quello indicato.

Lo sviluppo e la registrazione di un farmaco prevedono infatti una specifica formulazione e una serie di studi nella specie bersaglio, finalizzati a determinare la farmacocinetica e la farmacodinamica, i quali permettono di assicurare concentrazioni terapeuticamente valide per un determinato tempo.

Utilizzare un farmaco non sperimentalmente studiato per la specie interessata può comportare delle variazioni sia cinetiche che dinamiche, basate sulle differenze legate alla formulazione e alle caratteristiche anatomiche, fisiologiche e biochimiche dell’animale.

Molte delle reazioni avverse o degli insuccessi terapeutici che possono verificarsi con l’utilizzo di un farmaco non specifico sono facilmente comprese quando si ricorre ad una molecola non utilizzata, e quindi non studiata, nei nostri animali, mentre risulta più difficile cogliere che tali rischi possono occorrere anche quando utilizziamo un farmaco destinato ad un’altra specie animale contenente un principio attivo utilizzato e registrato anche per la specie considerata. In questo caso infatti, la formulazione e le sue caratteristiche chimiche in termini di dissoluzione, granulometria e conseguente assorbimento, possono causare delle cinetiche significativamente differenti che comportano concentrazioni insufficienti o troppo elevate, oppure differenti nel tempo, tali da comportare tossicità o inefficacia . Un esempio calzante può essere quello dell’antibiotico resistenza, un fenomeno che anche in medicina veterinaria sta portano ad una progressivo sviluppo di microrganismi multi-resistenti. In quest’ambito, il frequente ricorso ad antibatterici umani può infatti determinare profili cinetici diversi da quanto conosciuto nell’uomo, con conseguenti concentrazioni di farmaco nell’organismo che non garantiscono livelli efficaci per tutto l’arco di tempo del trattamento, una delle principali cause di potenziale sviluppo di resistenza.

A onor del vero bisogna riconoscere che, se il veterinario abusa dell’uso in deroga, per contro la disponibilità di farmaci veterinari specifici spesso è carente, di conseguenza, il professionista deve poter mantenere, nella sua giusta applicazione, questo strumento. Alcune terapie ed interventi sono rari e di conseguenza non ci sarà mai l’interesse nello sviluppo di un farmaco veterinario. Le ragioni sono legate agli alti costi necessari allo sviluppo e registrazione e alla ristrettezza del mercato potenziale che non garantiscono sufficiente ritorno economico. Fattori che spesso comportano anche costi del farmaco veterinario più elevati rispetto a quelli del farmaco umano.

Tralasciando le situazioni di nicchia e guardando alla situazione generale, un maggior utilizzo del farmaco veterinario porterebbe ad una progressiva riduzione dei costi e a maggiori introiti che permetterebbero investimenti da parte delle Aziende per la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci. Un primo passo per intraprendere questa strada può essere quello di dare la gestione commerciale del farmaco veterinario al veterinario, cosa che permetterebbe l’incentivazione dell’utilizzo, innescando un circolo virtuoso in termini di riduzione dei costi e sviluppo di nuovi prodotti.

Un altro aspetto che lascia intravvedere un potenziale sviluppo di nuovi prodotti e una progressiva riduzione dei costi è la spinta verso l’armonizzazione che anche per quanto concerne il farmaco veterinario sta rapidamente portando verso norme autorizzative condivise a livello mondiale, le quali permetteranno di ampliare il mercato potenziale.

Da ultimo, avere il veterinario come responsabile del farmaco veterinario, permette d’intravvedere un incremento dell’attività di farmacovigilanza, con risvolti positivi nell’ambito di un utilizzo più sicuro ed efficace del farmaco stesso. E’ infatti importante ricordare che la farmacovigilanza è un obbligo per il veterinario e non deve essere rivolta solo agli eventi di reazione avversa legati all’intolleranza clinica, ma a tutti i punti considerati dalla legge qui di seguito riportati:
•     Intolleranza clinica

•     Assenza di efficacia attesa

•     Reazioni nell’uomo

•     Sorveglianza epidemiologica di resistenza

•     Potenziali problemi ambientali (principalmente per gli animali da reddito)

•     Violazione dei limiti massimi residuali (solo per gli animali da reddito)

•     Utilizzo non specificato del farmaco (uso in deroga)

 
Oggi il veterinario può facilmente accedere alla scheda di segnalazione presso il sito web del Ministero della Salute ed inviarla via posta elettronica.

(http://www.salute.gov.it/farmaciVeterinari/paginaInternaMenuFarmaciVeterinari.jsp?id=532&lingua=italiano&menu=vigilanza)

  
 
 

 
 

 

 

 
 
 

 

 

I percorsi formativi che consentono di ottenere il cosiddetto “patentino” rappresentano strumenti essenziali non solo per comprendere il linguaggio del cane ed impostarne un rapporto corretto, ma anche per garantire sicurezza pubblica e benessere animale. Per questo, il progetto “patentino” deve trovare il sostegno di tutti gli attori del settore Salute Animale, AISA in primis.

Un proprietario responsabile è la prima garanzia di tutela animale
L’antichissimo rapporto uomo-cane ha subito nel corso dei secoli un’evoluzione talmente straordinaria da portare oggi al riconoscimento per il nostro amico a quattro zampe dello stato di “portatore di diritti”: soggetto cioè cui spettano, al pari nostro, piena dignità e diritti fondamentali, come quello di essere nutrito ed accudito, piuttosto che curato ed assistito in caso di necessità. Di pari passo, tali diritti sono stati sostenuti e difesi da leggi ed iniziative specifiche, con il duplice scopo di dare un quadro normativo generale alla tutela della salute e del benessere animale, e di responsabilizzare i proprietari sulla necessità di relazionarsi al proprio animale da compagnia in maniera corretta, e stabilirne una convivenza armonica e di mutua utilità. In questa prospettiva, un’efficace opera d’informazione destinata ai proprietari assume una grande rilevanza nella nostra Società, non solo per garantire un elevato standard di vita agli animali di proprietà, ma anche per  arginare fenomeni a forte impatto sociale come il randagismo e l’aggressività canina, che ancora oggi balzano, ahimè troppo spesso, agli onori delle cronache.

Responsabilità significa anche lotta al randagismo
Di abbandono e randagismo si è parlato anche alla prima conferenza internazionale su "Possesso responsabile del cane in Europa - strategie sostenibili per combattere la sovrappopolazione canina", tenutasi a Bruxelles il 4 e 5 ottobre scorsi.  Francesca Martini, Sottosegretario di Stato con delega alla Salute e alla Medicina Veterinaria, ha ribadito nel suo intervento quanto la consapevolezza delle responsabilità, sia del singolo proprietario che del sistema di Amministrazione Pubblica, siano fondamentali per risolvere un problema che, nonostante i numerosi provvedimenti legislativi adottati per combatterlo, ha ancora le fattezze di una vera e propria piaga sociale. Il Sottosegretario Martini guarda però al futuro, augurandosi che le istituzioni operanti nel settore si coordinino tra loro a livello internazionale, dando vita ad una rete europea ed extra-europea, in grado di elaborare strategie condivise ed efficaci.

Un percorso formativo per proprietari
Nel frattempo, però, sono nate molte iniziative a livello locale. In Italia, in particolare, un’ordinanza del 3 marzo 2009 concernente la “tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione di cani” invita le istituzioni ad organizzare percorsi formativi destinati a chi è già proprietario di cani, ma anche a chi desidera diventarlo. Al termine della formazione viene rilasciato un “patentino”, ossia un’attestazione che mette il proprietario nelle condizioni di possedere tutte le conoscenze necessarie per gestire il proprio animale da compagnia in modo corretto, responsabile e sicuro. L’argomento è oggi di grande interesse per tutti i soggetti coinvolti nella tutela della Salute Animale: dai Comuni, alle Asl, agli Ordini professionali dei medici veterinari, alle associazioni di categoria. Si tratta di percorsi formativi a partecipazione volontaria, ma basati sull’apprendimento di principi ineccepibili dal punto di vista scientifico, ma facilmente fruibili anche dai proprietari meno aggiornati. Caratteristiche etologiche, fisiologiche e comportamentali, benessere, comunicazione, prevenzione e normativa vigente sono le principale materie trattare in questi corsi. E l’obiettivo è quello di consentire ai proprietari di conoscere e, dunque,  e rispettare le necessità del proprio cane, non solo per facilitarne l’inserimento come “componente della famiglia”, ma anche per evitare gli errori più comuni (ad esempio, una gestione eccessivamente “umanizzata”) che contrastano con i bisogni specie-specifici e, dunque, possono generare nell’animale comportamenti non prevedibili, instabili e, a volte, francamente aggressivi. 

Il ruolo fondamentale del medico veterinario comportamentalista
Al di là della valenza etica e culturale del decreto, un aspetto importantissimo riguarda il ruolo che il medico veterinario riveste nell’ambito dell’iniziativa “patentino”. Per la sua stessa competenza e professionalità, il veterinario è la pedina fondamentale nel generare e diffondere conoscenze essenziali per un possesso (pet ownership) responsabile e consapevole del proprio animale da compagnia. E, tra i professionisti della Salute Animale, un posto privilegiato spetta al veterinario comportamentalista, lo specialista che, proprio per sua formazione, è in grado di diagnosticare ed approcciare nel modo più idoneo i problemi di comportamento che si possono verificare nelle diverse fasi della vita del piccolo animale.
A sancire il ruolo fondamentale del veterinario, sia generalista che comportamentalista, nel percorso formativo del proprietario e nella valutazione dei cani più “a rischio” arrivano oggi due elenchi, a disposizione delle Pubbliche Amministrazioni, che contemplano i veterinari “formatori” e veterinari comportamentalisti. Il primo elenco è costituito dai veterinari chiamati ad insegnare ai corsi formativi destinati ai proprietari dei cani e finalizzati al rilascio del “patentino”. Il secondo elenco invece riunisce gli specialisti di medicina comportamentale individuati da FNOVI, che saranno chiamati in causa nella valutazione dei cani più “impegnativi” ai fini della tutela dell’incolumità pubblica, nonché per effettuare eventuali interventi terapeutici e riabilitativi sul comportamento dell’animale “a rischio”. Proprio per questo, il riconoscimento ufficiale del profilo professionale del medico veterinario comportamentalista, rappresenta un passo importantissimo e senza precedenti, a conferma dell’evoluzione di una coscienza collettiva sempre più sensibile all’etica animale, al rispetto delle esigenze bio-etologiche specie-specifiche, piuttosto che delle caratteristiche comportamentali e, in generale, del benessere animale. 

Uno dei principi cardini della mission di AISA consiste nella tutela della Salute e del Benessere degli animali, inclusi quelli da compagnia, che vivono all’interno di tantissime famiglie italiane formando con esse un nucleo affettivo unitario. Iniziative come quella del “patentino” sono quindi fortemente sostenute anche da AISA, in quanto rappresentano un ulteriore importante passo per raggiungere l’obiettivo che accomuna tutti coloro che si impegnano nel settore della Salute Animale: quello di una convivenza civile e pacifica tra uomo e animale, nel rispetto dei bisogni specifici e delle altrettanto reciproche necessità.

 

 

La suinicoltura italiana, specialmente nelle zone settentrionali, si discosta notevolmente da quella degli altri paesi europei perché orienta tipicamente la propria produzione verso un animale di peso elevato. La ragione è che nel nostro paese l’allevamento è destinato in gran parte alla produzione di salumi, in particolare prosciutti di elevato pregio.

La peculiarità dell’allevamento suinicolo italiano è strettamente legata alla tipicità dei nostri salumi, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo per via della loro eccellenza e varietà, risultato di una felice unione tra cultura, tradizioni antichissime e moderna tecnologia.
Sono molteplici i fattori che concorrono a questa indiscussa supremazia e che contrappongono la realtà regionale e nazionale Italia a quella europea e mondiale: l’elevata qualità delle materie prime, specifiche tecniche d'allevamento che attribuiscono un’importanza fondamentale alla genetica, all'alimentazione, all'età e al peso degli animali macellati, il microclima specifico , i sistemi di lavorazione delle carni, la stagionatura, che rendono ogni salume un prodotto unico.
L’eccellenza delle materie prime è tuttavia l’elemento imprescindibile per ottenere un salume di qualità. Prodotti DOP quali il prosciutto di Parma e il San Daniele hanno imposto precisi criteri di allevamento e di selezione dei maiali che fin dagli anni Settanta sono state regolamentati per legge, facendo nascere il "circuito dei prosciutti di Parma e San Daniele".
Il disciplinare del Prosciutto di Parma ad esempio, impone limiti riguardo alla provenienza dei maiali stessi (limitata alle regioni Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana, Molise, Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo), al peso vivo (medio di 160 e comunque non inferiore a 146 kg.) e l'età della macellazione (non meno di 9 mesi).
Dal 1988 le  differenze rispetto ai metodi di allevamento destinati alla produzione di carni fresche sono riconosciute anche a livello europeo, esistendo due distinte popolazioni suine, le cui carni danno luogo a differenti mercati: uno al suino di tipo leggero (100-110 kg) e l'altro al suino di tipo pesante, quest’ultimo con un peso medio che si aggira sui 160 kg. Mentre il suino leggero viene usato fondamentalmente per la produzione di carne fresca, quello pesante è usato per la trasformazione. Un’ulteriore categoria che si sta affermando è quella del suino cosiddetto “intermedio” (ca. 130 kg di peso), la cui destinazione è sia per il “fresco” che per la trasformazione.
Le principali differenze tra le varie tipologie di allevamento dipendono ovviamente dalla specializzazione produttiva degli operatori e dalla funzione d’uso del suino. E’ possibile identificare principalmente quattro tipologie: gli allevamenti di riproduttori selezionati ibridi o puri, quelli dove si allevano suinetti (che non superano i 30 kg di peso) venduti poi agli allevamenti da ingrasso (il cosiddetto “ciclo aperto” ), l’allevamento esclusivamente da ingrasso e infine quelli a “ciclo chiuso”, ossia completo, perché comprende tutte le fasi, dalla riproduzione all’ingrasso.
Da un punto di vista di capi, in Italia vengono macellati circa 13 milioni di suini l’anno, con una consistenza del patrimonio suinicolo che è un di circa un terzo rispetto ad esempio Germania e Spagna, i due primi produttori nella UE.
Nonostante il 2009 sia stato un anno commercialmente difficile per il comparto, la carne suina rimane la più consumata dagli italiani: il consumo pro capite, tra carne fresca e salumi, è stabile sui 30 kg, mentre la sua incidenza sul consumo complessivo delle sole carni fresche è circa pari al 20%.
Un dato significativo che vale la pena sottolineare è che l’Italia è auto-sufficiente solo per il 65%, e quindi deve importare carne suina da altri paesi europei come Danimarca, Olanda e Belgio che sono invece dei grossi esportatori.
Mentre in Italia quindi la grande maggioranza della produzione riguarda il suino pesante per le produzioni di salumi DOP, le importazioni riguardano i suini leggeri che vengono peraltro prodotti a costi competitivi dagli altri paesi della UE.
Nel moderno allevamento suino diventa quindi ancora più fondamentale il dialogo tra i diversi attori della filiera a tutela del benessere e della salute animale, condizione essenziale per avere non solo un “prodotto finale” sano da tutti i punti di vista ma anche competitivo da un punto di vita qualitativo e di costo di produzione. 
In quest’ottica la prevenzione, elemento guida della futura politica comunitaria, diventa quindi di vitale importanza per poter raggiungere questi obiettivi comuni e la collaborazione tra allevatore, veterinario e industria ne rappresentano la premessa indispensabile.
In un allevamento intensivo come quello del suino, l’adozione delle opportune misure di biosicurezza, di profilassi vaccinale e una scelta razionale dei trattamenti antibiotici sono gli strumenti che il veterinario ha a sua disposizione per poter mettere in atto, assieme all’allevatore, una prevenzione a 360°.
La criticità della biosicurezza è oggi “sancita” non solo per legge (legge sui biocidi), ma dall’implementazione di programmi di igiene basati sui più moderni principi in tutti i paesi dell'unione anche in ambito zootecnico oltre che civile.
Oggi inoltre non è possibile prescindere dall’uso degli antimicrobici in allevamento e a questo riguardo AISA continua a farsi promotrice del cosiddetto “uso responsabile degli antibiotici”, che si basa sul principio “quando necessario, quanto basta”. In questo il veterinario, attraverso la diagnosi e la scelta del corretto antibiotico, ha un ruolo centrale nella riduzione dei rischi di resistenza. Tema quest’ultimo cui la Filiera tutta conferisce un assoluto valore etico, professionale, di approfondimento e rigore scientifico, che va molto al di là della semplificazione mediatica di cui spesso è fatto bersaglio.
Nella profilassi una crescente importanza viene assunta ovviamente dai piani vaccinali. L’industria farmaceutica veterinaria sta riconoscendo sempre più questa importanza e infatti i maggiori investimenti vengono destinati proprio nel settore del biologico. I diversi vaccini introdotti di recente ne sono una chiara testimonianza.
Questo perché una prevenzione sempre più efficace è un fattore economico-sanitario che può contribuire alla crescita del comparto.
In quest’ottica AISA auspica che si continui a sviluppare un dialogo aperto, franco e costruttivo con tutti gli attori della filiera, non solo con veterinari e allevatori, ma anche con tutte le altre componenti coinvolte (es. macellatori, grande distribuzione, unione consumatori) riconoscendo, pur nella ovvia specificità dei ruoli, obiettivi di sicuro interesse comune.

 

A partire dal primo luglio scorso, il Dr. Roberto Cavazzoni è subentrato alla Dott.ssa Alessandra Vallisneri, la quale ha lasciato il proprio incarico in AISA, assunto nel 2007, per dedicarsi completamente alla famiglia. Affiancato da Marina Marocolo e da Giuliana Quazza, Cavazzoni sarà un punto di riferimento in AISA, di cui è già stato vicepresidente dal 2007 al 2009. Questo compito sarà per lui agevolato dalla lunga esperienza maturata nell’ambito della salute animale.

 

Un anno dopo il conseguimento, con lode, della Laurea in Medicina Veterinaria presso l’Università di Parma, Roberto Cavazzoni ha cominciato il proprio percorso lavorativo presso l’azienda Acme di Reggio Emilia, affiliata ad AISA ed operante nel settore della salute animale. Qui è diventato Responsabile Vendite e Sales Operations del settore animali da compagnia e ha ideato la linea di prodotti esclusivamente dedicata ai “Piccoli Animali”.

 

Dal 1994 al 2008, Cavazzoni ha lavorato per Pfizer, la prima compagnia farmaceutica al mondo, da sempre impegnata nella ricerca di nuove soluzioni per la salute di uomini ed animali in collaborazione con le Istituzioni, le comunità locali e gli operatori sanitari in tutto il mondo per favorire l'accesso ai farmaci. In questa realtà, Cavazzoni si è misurato nel ruolo commerciale della divisione Animal Health come Sales Manager Italia e di responsabile italiano presso la sede della società di New York di due gruppi di lavoro per la pianificazione strategica di business e per lo sviluppo professionale.

 

Contemporaneamente a queste occupazioni, Cavazzoni ha ricoperto l’incarico di Sales associate director della divisione Salute Animale e di Responsabile commerciale di tutto il business AH, companion.
Nel 2004 è stato nominato Animal Health group director Italy/Greece e dal 2006 al 2008 ha ricoperto l’incarico di direttore della Divisione salute animal, per poi far parte del Comitato Esecutivo per l’Europa, l’Africa ed il Medio Oriente e del Consiglio di Amministrazione della società stessa.

 

Dal 2008 ad oggi il Dr. Cavazzoni è stato General manager e membro del Consiglio di amministrazione di Fort Dodge, poi integrata in Pfizer.

 

Nel 2005 è stato nominato “Veterinario dell’anno” dall’Università degli studi di Parma grazie ai suoi successi ottenuti nell’ambito manageriale.

Le statistiche sugli animali da compagnia che vivono nelle case degli italiani parlano chiaro. Una famiglia su tre possiede un cane o un gatto, con cui instaura un rapporto, basato non solo su reciproche attenzioni e sensibilità, specifiche esigenze, ed assunzioni di precise responsabilità, ma anche sulla condivisione di uno spazio comune: quello, appunto, delle mura domestiche. Perché questa stretta convivenza tra uomo ed animale da affezione possa rappresentare la straordinaria esperienza di vita che è e non si tramuti piuttosto in una fonte di paure ed allarmismi più o meno fondati o, ancor peggio, in situazioni di vero e proprio rischio sanitario, con sbocchi spesso nefasti sia per il proprietario che per il suo animale da compagnia, pensiamo sia utile sottolineare la necessità di adottare qualche accorgimento di “igiene domestica”, a tutela di una convivenza serena e sicura.

 

Con l’animale domestico noi portiamo all’interno della nostra casa un vero e proprio “componente della famiglia” che, al pari nostro, deve essere tutelato anche sotto il profilo igienico-sanitario. Mantenere i nostri animali in buona salute e ben curati è prima di tutto un loro diritto, ma è anche la più importante garanzia di una sicura e tranquilla convivenza. Il che vuol dire sottoporre i nostri cani e gatti a periodici, quanto precoci, controlli veterinari, effettuando gli esami diagnostici (es. esami coprologici ed ematologici), i programmi vaccinali o gli interventi profilattici consigliati per prevenire tutte quelle malattie spesso trasmissibili all’uomo (zoonosi come leptospirosi, toxoplasmosi, leishmaniosi), ma anche causa di gravi disturbi negli animali stessi (es. filariosi). Grazie ai progressi nella diagnostica veterinaria, ma anche agli sforzi dell’industria farmaceutica del settore Salute Animale nello sviluppare strumenti di prevenzione e cura sempre più avanzati e sicuri e nel coprire tutte le necessità terapeutiche dell’animale da compagnia, possiamo dire che il  problema “zoonosi” si è notevolmente ridotto. Ed è indubbio che i mezzi sanitari a disposizione hanno oggi contribuito a stemperare quel “timore delle malattie” trasmesse dagli animali domestici che solo qualche decennio fa rendeva molto più problematica la convivenza il uomo-animale e, a volte, esitava in atteggiamenti di vera e propria zoointolleranza o zoofobia.
Bisogna altresì ricordare che quello che garantisce la convivenza sicura accanto al proprio animale da compagnia è un vero e proprio programma di vigilanza medico-veterinaria, che non si limita alla prevenzione delle zoonosi, ma ha il più ampio obiettivo di vivere accanto ad un animale il più possibile in perfetta salute e pieno benessere. Il che significa proteggere i nostri coinquilini dall’attacco di parassiti esterni (pulci, zecche, acari), fonte di notevoli fastidi per l’animale e, come nel caso delle zecche, potenziali serbatoi di malattie trasmissibili all’uomo. Significa occuparsi della loro alimentazione, nella maniera più consona alla loro età ed alle loro condizioni sanitarie, piuttosto che sforzarsi di adattare il più possibile il microcosmo domestico alle esigenze etologiche specie-specifiche. Ma significa anche prestare attenzione a tutti quei segnali, sia organici che comportamentali, con cui cani e gatti possono esprimere il loro malessere, e riferirli prontamente al veterinario di fiducia.
Un’attenzione particolare tuttavia va prestata all’igiene dell’ambiente in cui si vive e da cui la salute dell’animale dipende molto più di quanto si pensi comunemente. Esistono infatti patologie tipiche degli animali domestici che sono strettamente connesse all’ambiente che rappresenta un terreno fertile per la proliferazione di alcuni parassiti e quindi trattare solo l’animale può non essere sufficiente. Esempi più comuni: pulci e zecche.
Di conseguenza, “dal punto di vista veterinario, l’ambiente che il cane e il gatto condividono con il loro proprietario va considerato anch’esso come un paziente da trattare” dichiara il Dottor Alberto Milani, Direttore Generale di Formevet Spa e membro della Commissione Direttiva AISA. “L’approccio alla disinfezione  e disinfestazione ambientale è dunque l’approccio ad un paziente. Le domande che il veterinario, e con lui il proprietario dovrebbero farsi sono le stesse di quelle che si potrebbero fare di fronte ad un paziente con una precisa sintomatologia. Entrambi, dovrebbero  quindi essere in grado di consultarsi al fine di giungere ad una terapia avvalendosi degli stessi principi di diagnostica e di semeiotica che si mettono in pratica quando si fa l’esame clinico dell’animale: anamnesi, esame obiettivo generale e particolare, diagnosi della sintomatologia o del disagio dovuto a tutto ciò che può infestare l’ambiente (microbi, virus, insetti, roditori). La terapia seguente poi dovrà tenere necessariamente conto che attualmente esiste una vasta gamma di prodotti diversi, specifici per problema, efficacia, meccanismo d’azione, sicurezza per l’animale, l’uomo e l’ambiente circostante”.

 

“Proprietà responsabile” dell’animale da compagnia vuol dire dunque anche mettere in pratica tutte quelle “buone pratiche” di igiene domestica, fatte di attenzioni e precauzioni sia nei confronti dell’animale, sia del comune ambiente di vita. ll tempo dedicato all’igiene “personale” di cani e gatti è sicuramente un tempo ben speso a favore di una convivenza tranquilla e sicura. Cani, e anche gatti, hanno bisogno di “fare il bagno” con shampoo adatti al loro microambiente cutaneo, nonché di essere spazzolati il più frequentemente possibile. Sono misure igieniche che contribuiscono non solo a diminuire significativamente la carica di allergogeni cutanei, spesso implicati nella comparsa di allergie associate alla presenza di animali in ambito domestico, ma anche a tenere l’ambiente il più possibile “privo di peli” e a limitarne la dispersione su mobili ed oggetti d’arredamento. Così come è buona norma riservare ogni giorno del tempo all’igiene di denti, orecchie, occhi ed unghie. Anche in questo settore è stato fondamentale il contributo dell’Industria del settore “Salute Animale”, che ha risposto a queste esigenze, essenziali per gli animali che vivono a fianco dell’uomo, con un notevole potenziamento dei prodotti del comparto “igiene”, incrementato nel 2010 del +16,2% rispetto all’anno precedente. “A partire dagli anni 2000, la crescente e giustissima attenzione all’igiene dell’ambiente ha spinto l’Unione Europea a varare la legge BIOCIDI con l’intento di mettere ordine nel settore dei prodotti legati all’igiene che presenta attualmente un’offerta larghissima e articolata” commenta il Dottor Milani. “La legge ha iniziato già da alcuni anni un iter completo di revisione di tutti i principi attivi che condurrà entro un determinato periodo di tempo alla registrazione o riregistrazione dei prodotti come se si trattassero di “medicine”, sulla base dell’assunto che se vengono utilizzati per trattare il ‘paziente ambiente’ devono rispettare determinati criteri di qualità, efficacia e sicurezza.

 

L’inserimento di un cane o di un gatto nell’ambiente domestico non è un problema di difficile gestione: nemmeno dal punto di vista igienico. Basta acquisire una serie di semplici abitudini e buone norme relative al comune ambiente di vita, che schematicamente abbiamo raggruppato in quattro punti:
1- effettuare la pulizia dei pavimenti con detersivi igienizzanti o disinfettanti, indicati come “presidi medico-chirurgici” di libera vendita, efficaci nel neutralizzare i germi e ridurre la carica batterica ambientale con azioni ad ampio spettro;
2- provvedere alla periodica igienizzazione delle cucce con disinfettanti specifici ed antiparassitari ambientali;
3- effettuare l’immediata rimozione delle feci e, nel caso di gatti conviventi, preoccuparsi della periodica disinfezione completa delle lettiere;
4- lavare quotidianamente le ciotole del cibo e gli abbeveratoi, mettendo anche in conto qualche accortezza in più. Ad esempio, cani e gatti devono avere un proprio corredo di “stoviglie e ciotole” che, al fine di evitare possibili infezioni, non vanno mai mischiate e lavate con le nostre. Se possibile, una buona norma potrebbe anche essere l’utilizzo di ciotole e vaschette per l’acqua in metallo, dato che la plastica si deteriora, altera il gusto degli alimenti, oltre che agire da substrato per eventuali crescite batteriche. 

 

L’industria della salute animale mette inoltre a disposizione una vasta gamma di prodotti destinati alla disinfezione (per rimuovere sporcizia, virus e batteri e funghi), alla disinfestazione (contro gli insetti e gli acari) e al controllo dei roditori (ratti, topi e non solo), che rappresentano le tre azioni principali per mantenere sano l’ambiente condiviso da uomo e animale. Nella scelta del prodotto più idoneo alle proprie esigenze non si può prescindere da alcuni fattori:
• corretta identificazione del problema da combattere, evitando generalizzazioni di sorta (gli insetti non sono tutti uguali tra loro così come non lo sono i virus, i batteri e i topi).
• tipologia e dimensioni dell’ambiente da trattare (a parità di problema e non solo, esistono sostanziali differenze ad esempio tra un luogo chiuso e uno all’aperto).
• principi attivi del prodotto (oggi il mercato offre formulazioni molto specifiche che tengono conto di tutte le variabili appena citate).
Come orientarsi correttamente nell’acquisto per essere certi di ottenere l’effetto desiderato? “Crediamo che il veterinario sia un veicolo fondamentale di conoscenza e corretta informazione e utilizzo anche di questa tipologia di prodotti” risponde il dottor Milani, “è dunque compito dell’industria e delle associazioni come AISA quello d’informare e formare con attenzione i medici veterinari esattamente come lo si fa per i medicinali. La salute ambientale è oggi riconosciuta come parte fondamentale della salute animale e come tale va considerata da tutti. Il lavoro di educazione da intreprendere in tal senso è ancora tanto e il nostro obiettivo è dunque quello di continuare ad intraprendere azioni mirate a responsabilizzare sempre più il veterinario che, a sua volta, non si esima dal considerare l’ambiente come un paziente vero e proprio”.
Concludendo, grazie anche all’impegno dell’Industria del settore “Salute Animale” nel rispondere ai crescenti bisogni di “pet care” oltre che di “pet cure”, oggi tutte queste necessarie operazioni di igiene e cura degli animali domestici sono alla portata di tutti. Basta avere la volontà e la costanza di metterle in atto. La posta in gioco è davvero allettante: poter godere pienamente degli innumerevoli benefici, sanitari e non, derivanti da una “pet ownership” responsabile, senza per questo mettere a rischio la salute, sia propria che del cane e del gatto con cui dividiamo il divano di casa.

 

Garantire il mantenimento dello stato di benessere degli animali da allevamento, nonché la tutela della salubrità degli alimenti di origine animale, è una questione di prioritaria importanza: non sono da sottovalutare infatti le malattie trasmissibili da animale a uomo, con conseguenze a volte anche molto gravi. Si pensi ad esempio alle recenti epidemie di influenza suina ed il loro impatto sull’opinione pubblica. L’ambiente in cui gli animali vivono e il modo in cui sono tenuti influenza fortemente il loro stato di salute: la prossimità degli animali in uno spazio ridotto aumenta infatti il rischio di contagio delle malattie infettive. Ecco perché è fondamentale che l’allevatore, coadiuvato dal medico veterinario, intraprenda tutta una serie di accorgimenti pratici affinché i requisiti dell’allevamento risultino salubri e conformi a quanto stabilito dalla vigente legislazione europea. 
L’insieme delle misure da applicare per prevenire l’insorgere di malattie all’interno dell’allevamento e limitare il loro diffondersi si definisce Biosicurezza.
Un buon sistema di biosicurezza assume quindi un valore altissimo e costituisce la prima linea di difesa nei confronti delle principali patologie epidemiche. La sua applicazione rappresenta il momento essenziale della gestione del rischio a livello aziendale e un fattore imprescindibile del successo produttivo. Anche per questo, il tema della biosicurezza è uno dei capisaldi delle nuove strategie di intervento UE per la salute degli animali, che pongono la prevenzione delle malattie come elemento guida della futura politica comunitaria. “Prevention is better than cure” (prevenire è meglio che curare) sembra essere il principio sulla cui scorta vengono intraprese azioni specifiche tanto a livello legislativo quanto a livello d’industria della salute animale e delle associazione impegnate nella sua difesa. Tra le iniziative più degne di nota è da segnalare la legge sui biocidi (preparati chimici o biologici contenenti uno o più principi attivi destinati a distruggere qualsiasi organismo nocivo in ambiente civile) concepita a livello comunitario all’inizio degli anni 2000 con lo scopo di revisionare, registrare o riregistrare tutti i prodotti del settore igiene disponibili sul mercato secondo determinati criteri al fine di garantirne l’assoluta sicurezza ed efficacia, al pari di medicinali veri e propri. La previsione di compimento di quest’opera complessa ma molto ben strutturata è di circa altri dieci anni.

 

Nonostante le realtà produttive siano estremamente eterogenee tra loro per dimensione, tipologia (allevamento bovino, suino, avicolo) e latitudine geografica, è possibile identificare una serie di requisiti strutturali comuni a tutti gli allevamenti capaci di assicurare un sistema funzionale ed efficace di biosicurezza e di gestione aziendale. Tra i più importanti figurano i seguenti:
• il mantenimento di un alto status sanitario dell’ambiente e delle attrezzature utilizzate attraverso un accurato programma di disinfezione, disinfestazione e derattizzazione
• la stretta vigilanza sulla circolazione degli automezzi e sulle movimentazioni
• il limitare al minimo l’accesso dei visitatori
• il rispetto dei periodi di quarantena, del “vuoto sanitario” e del “tutto vuoto-tutto pieno”
• lo smaltimento delle carcasse e degli scarti
• la gestione delle lettiere e dei liquami
• il mantenimento di un’igiene massima degli alimenti e dell’acqua ingeriti dagli animali
• la messa a punto di un piano vaccinale e di controllo dei parassiti con il veterinario
• l’addestramento degli operatori

 

Un’attenzione particolare è dedicata alla pulizia e alla disinfezione degli ambienti per controllare l’accumulo e la dispersione di microorganismi che provocano malattie. Nella scelta del disinfettante più appropriato va considerato che i principi attivi hanno diversi meccanismi d’azione e spettro d’attività. E’ quindi fondamentale selezionare quello giusto in funzione dell’obiettivo che si vuole ottenere tenendo presente anche altri fattori quali la tipologia di microorganismi da debellare, la tossicità del prodotto, la sua persistenza, il tempo di attività, il tipo di azione... La scelta corretta dei prodotti per l’igiene si rivela dunque un elemento chiave per il controllo del diffondersi di patologie in allevamento, la conseguente ottimizzazione della produzione e, perché no, la creazione di un ambiente di lavoro più gradevole.

 

La guardia sull’igiene ambientale negli allevamenti intensivi non va dunque mai abbassata e i controlli devono essere operati costantemente. E’ evidente quindi quanto risulti essenziale la stretta collaborazione e la costante comunicazione tra l’allevatore e il medico veterinario al fine di stabilire un corretto sistema di biosicurezza e di sorveglianza sulla sua efficacia.  Va da sé infatti che la definizione di opportune misure di biosicurezza presuppone la conoscenza approfondita delle diverse patologie che colpiscono gli allevamenti e della modalità di trasmissione dell’infezione per predisporre una strategia sanitaria adeguata. Così come va da sé che la gestione quotidiana delle diverse pratiche volte a mantenere elevato il livello d’igiene è affidata all’allevatore. In particolare però, risulta centrale la figura del veterinario che, nell’ottica dell’igiene ambientale, assume il doppio ruolo di medico degli animali e operatore di sanità pubblica. L’importanza di questa duplice veste, che ancora talvolta i veterinari faticano ad indossare, induce l’industria della salute animale e associazione come AISA ad intensificare l’informazione a loro rivolta e che riguarda la vasta gamma di prodotti per l’igiene esistenti sul mercato, basati su principi attivi specifici per i diversi problemi, affinché possano consigliare agli allevatori i preparati più idonei. E’ solo grazie all’aiuto del veterinario infatti che l’igiene ambientale in allevamento può essere mantenuta non su basi empiriche ma scientifiche.

 

 

Tracciabilità del farmaco e Data Matrix: un'innovazione fondamentale a vantaggio della salute di tutti.
Il mercato dei farmaci veterinari in Italia si aggira nel 2009 intorno ai 520 milioni di euro, cifra che denota come questo settore, variegato e in crescita, non possa e non debba essere considerato “il parente povero” della farmaceutica umana. La salute animale riveste infatti una grande importanza strategica per la salute dell’uomo ed è la consapevolezza di questo fatto che induce le case farmaceutiche nazionali e multinazionali ad investire ingenti risorse per produrre farmaci sempre più specifici e a promuoverne un impiego corretto e responsabile. Attualmente, sono 1.868 i medicinali ad uso veterinario immessi in commercio e corrispondono a circa 5.500 referenze che interessano diversi gruppi terapeutici, tra cui i principali sono i vaccini, gli antibiotici, gli antiparassitari, gli ormonali, i sedativi, gli anestetici e i cardiologici.
L’industria della salute animale ha di recente aggiunto un altro significativo tassello alla propria evoluzione: Il 1° ottobre 2010 entra in vigore la linea guida emanata dal Ministero della Salute per la tracciabilità dei medicinali veterinari dispensati con ricetta medico veterinaria, destinati agli animali da reddito, seguita, dopo 18 mesi anche da quelli per animali da compagnia. La Linea Guida, reperibile sul sito del Ministero, fornisce tutte le informazioni necessarie relative alla tracciabilità e quindi ai dati da registrare in uscita ed in entrata da parte di tutti gli attori della filiera. La linea guida invita inoltre tutti gli attori della filiera a segnalare eventuali anomalie (effetti collaterali o reazioni avverse) alla Direzione Generale di Sanità Pubblica Veterinaria e ai centri regionali di farmacovigilanza, dati indispensabili per la buona riuscita e il mantenimento del sistema stesso.
Condizione necessaria per la tracciabilità è la presenza del codice Data Matrix: apposto sulle confezioni del medicinale veterinario dal fabbricante, il Data Matrix riporta l’identificazione precisa del farmaco, il numero di lotto di fabbricazione e la data di scadenza. La Linea Guida Tracciabilità impone la presenza di altre informazioni, quali il quantitativo, la data di fornitura e il destinatario o altre indicazioni, che sono a carico dei vari operatori della filiera,  rendendo così molto rapida la registrazione dei passaggi di un medicinale autorizzato lungo la catena distributiva. L’applicazione della Linea Guida si pone dunque, nell’ambito della Comunità Europea, come primo passo concreto verso la tracciabilità completa del farmaco veterinario, in particolare per quelli destinati ad animali da reddito: dall’azienda che lo produce, fino agli allevatori, che sono gli utilizzatori finali. In questo contesto l’Italia acquista il titolo di paese “faro” poiché è stato il primo al mondo ad aver applicato il Data Matrix confermandosi così una realtà particolarmente attiva e propositiva sul tema del benessere animale.
L’introduzione del Data Matrix, fortemente promossa da AISA di concerto con IFAH (International Federation for Animal Health), consente da un lato di migliorare l’organizzazione logistica interna delle aziende produttrici e dall’altro rappresenta il fiore all’occhiello delle iniziative intraprese a garanzia della salute animale e quindi della sicurezza alimentare e della salute del consumatore: identificando i singoli lotti, in caso di criticità potranno essere effettuati richiami selettivi e non dell’intera produzione. Inoltre è un alleato prezioso nella lotta al cosiddetto “mercato grigio” ossia l’immissione sul territorio nazionale di materie prime o medicinali non autorizzati che mettono a repentaglio la salute pubblica rischiando di compromettere quella degli animali. 
Oltre ai motivi citati, l’evento è significativo anche per altre due ragioni: innanzitutto, perché introduce uno standard condiviso a livello mondiale, confermando così che la direzione comunitaria è quella intrapresa dall’industria farmaceutica già da qualche anno. In secondo luogo perché il Data Matrix adottato per i medicinali ad uso veterinario è particolarmente moderno ed efficiente e quindi potrebbe rappresentare un modello da seguire anche per l’industria farmaceutica umana, il che contribuisce a mantenere alta la credibilità del settore veterinario che attesta nuovamente il proprio impegno per la salute di tutti.

Farmacovigilanza e Farmacosorveglianza: due strumenti preziosi al servizio della Salute Animale

Cultura, preparazione, tecnologia all’avanguardia e scelte innovative sono fattori chiave dell’industria farmaceutica veterinaria il cui obiettivo primario è ovviamente quello di fornire al veterinario un armamentario terapeutico adeguato per la cura del paziente animale, sia esso da reddito che da affezione. Ma se alla ricerca scientifica e all’immissione sul mercato di medicinali sempre più specifici non seguisse anche un’attenta attività di monitoraggio sulla loro produzione ed utilizzo, si verrebbe meno ad un importante principio deontologico che impone a tutti gli attori della filiera di adottare ogni mezzo possibile per preservare la salute animale, in particolare delle specie produttrici di derrate alimentari, considerando l’elevata incidenza che questa ha sulla salute dell’uomo. La commercializzazione di un farmaco è il punto di arrivo di un iter lunghissimo e oneroso per l’azienda produttrice che prevede, tra l’altro, accurati studi farmacologici e tossicologici a norma di legge. Questo iter è completato oggi da farmacovigilanza, farmacosorveglianza e tracciabilità, sistemi interconnessi tra loro su cui si concentrano gli sforzi dell’industria farmaceutica e delle istituzioni della Comunità Europea allo scopo di fornire ulteriori garanzie in tema di sicurezza ed efficacia nell’impiego dei farmaci. La farmacovigilanza, che in Italia fa capo al Ministero della Salute dal Ministero stesso e ai Centri Regionali preposti, promuove e coordina ricerche, valutazioni e verifiche sull’utilizzo dei medicinali ed emette provvedimenti (come linee guida e corsi di formazione) atti ad incoraggiare le segnalazioni spontanee da parte di operatori sanitari su eventuali reazioni avverse, uso improprio, mancanza dell’efficacia attesa o effetti negativi sull’ambiente di un dato farmaco già autorizzato. La farmacosorveglianza ha un campo d’azione anche più ampio: attraverso una rete capillare di controlli ed ispezioni periodiche, verifica la corretta attuazione della normativa comunitaria e il rispetto dei requisiti di qualità richiesti, monitorando la produzione, la distribuzione e l’utilizzo dei medicinali presso gli operatori della filiera (produttori, grossisti, farmacisti, veterinari autorizzati allo stoccaggio di scorte e allevatori). L’industria farmaceutica veterinaria inoltre, munendosi di processi aziendali specifici quali rilevazioni di mercato, studi osservazionali, vigilanza post marketing, attua un meccanismo di sorveglianza autonomo supplementare, anche a tutela del proprio operato. Incrementare le conoscenze e l’affidabilità dei farmaci in commercio significa anche determinare la scelta del trattamento terapeutico più appropriato, che agisca cioè nel modo migliore, nel minor tempo possibile e con un ridotto impatto sull’ambiente.
E’ evidente tuttavia che non può esistere farmacovigilanza o sorveglianza ove non esiste impiego del farmaco veterinario. Perché il sistema funzioni infatti, risulta essenziale il ruolo del medico veterinario il quale è chiamato non solo ad agire secondo “scienza e coscienza”, somministrando i medicinali più appropriati solo quando è davvero necessario, ma anche ad un’attività di verifica della reale efficacia e sicurezza dei farmaci nella pratica clinica. Questo è un atto di responsabilità, altamente qualificante a livello professionale, oltre che un dovere del veterinario nei confronti del paziente animale, della legge e della collettività. Nel nostro paese purtroppo il numero di segnalazioni, pur essendo in aumento, rimane ancora ad un livello decisamente inferiore a quello degli altri paesi europei.
Compito dunque delle autorità, delle industrie farmaceutiche e di associazioni di settore come AISA, è continuare a sensibilizzare il veterinario in merito all’importanza basilare di questo aspetto fornendogli informazioni chiare e strumenti puntuali per approfondire la conoscenza del farmaco e per incoraggiarlo a segnalarne in maniera completa e tempestiva eventuali anomalie d’impiego sul paziente. Altrettanto importante risulta quindi il dialogo tra tutti gli operatori della filiera (produttori, distributori, veterinari, allevatori e proprietari di animali) e la loro cooperazione finalizzata ad un interesse comune da non perdere mai di vista: la tutela della salute pubblica. 

 

Emilio Dabbaghian si laurea in medicina veterinaria a Milano nel 1994. La sua attività professionale nell'industria farmaceutica veterinaria inizia qualche mese dopo, nell'allora Centralvet Vetem, azienda italiana facente parte del gruppo Eridania (Montedison). E’ dapprima promotore tecnico scientifico per il mercato italiano; segue poi un periodo nel marketing internazionale e nell'attività export come responsabile di un progetto di espansione all'estero. Dopo l'acquisizione della società da parte della Ceva Santé Animale all’inizio 2001, raggiunge la direzione europea di Bordeaux come Direttore del Nord Europa, ruolo che lo vede impegnato, tra l’altro, nell'ampliamento del gruppo: durante la sua direzione vengono aperte due nuove succursali in Svezia e Danimarca.
Rientra in Italia nel 2005 e da allora è direttore generale di Ceva Vetem, filiale con attività di R&D, commerciale e industriale. Le produzioni nei due siti italiani sono a Cavriago (RE) per le formulazioni orali e a Porto Empedocle (AG) per le specialità. In AISA è attivamente impegnato nel Gruppo Data Matrix e Tracciabilità e nel Gruppo Medicazione Orale.
D - Farmacovigilanza e tracciabilità: qual è il ruolo dell’industria farmaceutica a livello comunitario?
R - L’industria farmaceutica veterinaria ha una responsabilità sociale ben precisa che gli impone di non limitarsi ad immettere sul mercato farmaci specifici ,ma di assicurare un follow up puntuale. Questo ruolo è agevolato dalla messa a punto di un sistema comunitario di farmacovigilanza, di tracciabilità e di strumenti come il Data Matrix, lo speciale codice a barre bidimensionale a lettura ottica presente sulle confezioni dei medicinali che racchiude i dati fondamentali del farmaco e permette così di rintracciarlo in tutta la filiera.
Il settore veterinario ha dimensioni ridotte rispetto all’umana ed è composto sempre più da aziende internazionali che hanno l’obiettivo comune di avere procedure interne e processi industriali standardizzati e globali. La registrazione e la produzione dei medicinali veterinari e dei vaccini secondo la vigente normativa  europea ha come obiettivo la loro qualità,efficacia e sicurezza per l’uomo,l’animale e l’ambiente.
La farmacovigilanza veterinaria ha una funzione sempre piu’ importante nel monitorare la sicurezza dei medicinali e vaccini già autorizzati ed in commercio, durante il loro impiego nella pratica veterinaria.Ha inoltre lo scopo di accertare la eventuale comparsa di sospette reazioni avverse e di valutare il rapporto rischio/beneficio di un farmaco.
Il sistema di farmacovigilanza prevede, ad esempio, che nelle aziende e nelle rispettive filiali esistano delle persone qualificate e responsabili della farmacovigilanza i quali rispondono ad una struttura centralizzata ,nel caso delle multinazionali, a cui arrivano le segnalazioni in merito ad effetti collaterali, mancanza d’efficacia e sicurezza  di un medicinale commercializzato sia a livello internazionale che nazionale. Il titolare dell’autorizzazione deve inoltre emanare periodicamente uno PSUR (Product Safety Update Report), ossia un rapporto aggiornato sulla sicurezza che va inviato alle Autorità competenti con i dati riferiti ai volumi di vendita e alle SARs (Suspected Adverse Reactions), per ogni medicinale commercializzato. Un impegno per le aziende, sia in termini economici che di impiego di energie, ma necessario considerata la posta in gioco: la difesa della salute pubblica. 
D - Qual è la posizione dell’Italia rispetto agli altri paesi europei?
R - In genere, l’Italia si muove molto rapidamente per tutto ciò che riguarda il controllo e l’eradicazione delle patologie veterinarie e la tutela della salute del consumatore. In merito alla tracciabilità, siamo il primo paese  in assoluto ad avere applicato il Data Matrix. L’Europa osserva quindi cosa sta accadendo nel nostro paese per potersi adeguare. Presumo che questo primato si debba anche al fatto che in Italia la salute animale è parte integrante del sistema sanitario nazionale, mentre in altri paesi europei non è così.
A livello comunitario, si afferma sempre più la consapevolezza che la salvaguardia della salute e del benessere animale, oltre che un dovere etico, è una questione di essenziale importanza per la salute umana. Ragion per cui si moltiplicano gli sforzi di aziende produttrici e istituzioni allo scopo di preservarla. E in questo si può sostenere con certezza che l’Italia non è seconda a nessuno.
D - Qual è il ruolo di AISA a sostegno della tracciabilità?
R - AISA è stata tra i promotori della farmacovigilanza e della messa a punto di un sistema di tracciabilità condiviso a livello comunitario, collaborando attivamente con le autorità competenti. Tra i diversi gruppi di lavoro che operano all’interno dell’Associazione ne esiste anche uno specifico “Data Matrix e Tracciabilità”, di cui faccio parte, il cui scopo non è solo quello di promuovere un farmaco nel modo più opportuno attraverso iniziative di informazione scientifica sul medico veterinario e di educazione dell’utilizzatore finale, ma soprattutto di seguirne la vita sul mercato, sorvegliando sul suo corretto utilizzo. 
D - Quali azioni si possono intraprendere per incrementare il sistema di farmacovigilanza?
R - Pur essendo ancora in una fase evolutiva, il sistema sembra ben funzionare anche se è ovviamente perfettibile. Tuttavia le statistiche affermano che l’Italia è uno degli ultimi paesi in Europa come numero di segnalazioni di anomalie di un farmaco, nonostante le specifiche linee guida emanata dal Ministero della Salute sulle modalità di rilevamento delle sospette reazioni avverse e della relativa segnalazione. Si tratta probabilmente di un fattore culturale: nessuno fa volentieri rapporto perché viene vissuto come una forma di accusa. Inoltre appare chiaro dalle chiamate che riceviamo, come veterinario e allevatore non abbiano ancora ben recepito cosa sia la farmacovigilanza e come effettuare queste segnalazioni. Quindi, il ruolo dell’industria farmaceutica e di AISA è anche quello di sensibilizzare maggiormente tutti gli operatori della filiera, aiutarli a comprendere come agire e come la tracciabilità e la farmacovigilanza non siano un sistema accusatorio e colpevolizzante nei confronti di un farmaco o di un’azienda, bensì uno strumento prezioso da utilizzare per il bene di tutti.

La battaglia contro le infezioni batteriche non riguarda solo gli esseri umani ma anche gli animali. I batteri sono in grado di mutare rapidamente il proprio corredo genetico e diventare così resistenti agli antibiotici. Da qui l’importanza di utilizzare correttamente quelli esistenti anche perché trovare, produrre e immettere sul mercato un nuovo farmaco prevede un iter lunghissimo nonché un dispendio enorme di risorse da parte dell’azienda farmaceutica in termini economici e di ricerca.
Il problema si fa particolarmente significativo nel caso degli allevamenti dove lo spazio ridotto e l’elevata densità di popolazione animale favoriscono il veloce diffondersi di malattie infettive per curare le quali è necessario l’utilizzo di antibiotici. In questi casi è fondamentale non solo una diagnosi precoce e corretta da parte del medico veterinario ma anche agire con responsabilità e soprattutto in fretta al fine di evitare gravi perdite economiche all’allevatore.
La medicazione orale si pone quindi come metodo ideale grazie ai suoi numerosi vantaggi. Primo fra tutti la praticità: somministrabile per più giorni attraverso l'acqua di bevanda (suini, vitelli, bovini, polli e avicoli) o attraverso il mangime (suini, bovini, conigli), permette un posologia corretta del farmaco che viene assunto rapidamente da tutto il gruppo, spesso molto numeroso, ottimizzando così costi e tempi di gestione.
Inoltre viene definita una terapia “stress free”, ossia libera dallo stress gli animali già provati dalla malattia. La libertà da fattori stressanti è uno dei parametri su cui si insisite molto nelle nuove metodologie di allevamento intensivo perché eliminare o ridurre al massimo le condizioni che suscitano stress agli animali ha come beneficio la diminuzione della possibilità di contrarre altre malattie e quindi un maggiore benessere. Questo tipo di medicazione contribuisce al  controllo delle zoonosi di origine alimentare, e quindi al miglioramento della salubrità delle derrate prodotte dagli animali che arrivano sulla tavola del consumatore (latte, carne, uova).
Il tema della medicazione orale e quello di un uso responsabile dell’antibiotico sono strettamente connessi perché gli antibiotici rappresentano il volume maggiore di farmaci somministrati oralmente. Il Gruppo Medicazione Orale di AISA si pone come obiettivo quello di una comunicazione adeguata per un utilizzo corretto dei farmaci veterinari, rivolta tanto ai medici veterinari che agli allevatori, ossia tutti i principali attori coinvolti nella tutela della salute animale, a maggior ragione di quelli da reddito, e quindi della sicurezza alimentare di tutti i consumatori finali.  

La maggior parte della carne, dei prodotti caseari e delle uova che si trovano nei supermercati provengono da allevamenti intensivi, pratica diffusissima nei paesi sviluppati e basata su specifiche tecniche industriali e scientifiche messe a punto nel XX secolo per rispondere alla grande domanda di prodotti di origine animale che è andata aumentando sempre più dal secondo dopoguerra. La crescente consapevolezza dell’importanza di un’alimentazione sana ed equilibrata per la salute umana ha portato a revisionare nel tempo le metodologie utilizzate nell’allevamento intensivo. Se è vero infatti che il principio di base rimane quello originario e cioè “ottenere la massima quantità di prodotto al minimo costo e nel minimo spazio possibile (per semplificare le operazioni di alimentazione e cura)” è anche vero che oggi intervengono fortemente altri fattori tutti finalizzati alla tutela della salute e del benessere degli animali: condizioni igieniche adeguate, biosicurezza, monitoraggio dello stato di salute, programma sanitario ben impostato, impatto ambientale e così via. In quest’ottica risultano fondamentali tanto il ruolo dell’allevatore quanto quello del medico veterinario. Per meglio dire, è l’interazione tra le due figure la vera chiave di successo, e questo a prescindere dalla tipologia dell’allevamento (bovino, suino, avicolo, cunicolo) o dalla latitudine geografica. L’allevatore infatti ha innanzitutto il compito di garantire che i requisiti del proprio allevamento e delle pratiche utilizzate siano conformi alla legislazione europea vigente mettendo a punto un programma adeguato di biosicurezza, cioè fissando una serie di procedure di gestione aziendale, di norme igieniche, di alimentazione e di controlli puntuali sugli animali e sull’ambiente circostante al fine di prevenire l’introduzione e la circolazione di agenti patogeni in allevamento. E’ tenuto inoltre a sorvegliare costantemente gli animali, avvertire il veterinario con tempestività quando si manifesta un problema ed eseguire una corretta somministrazione dei farmaci. Il veterinario, a sua volta, è un supporto essenziale per l’allevatore elaborando una strategia sanitaria ad hoc che preveda quattro step: la prevenzione delle malattie (grazie alle vaccinazioni, ed alla corretta gestione dell’igiene ambientale, imprescindibili strumenti di controllo di molte patologie infettive), la diagnosi e la cura di malattie specifiche attraverso farmaci appropriati e infine il suggerimento di soluzioni per migliorare le condizioni dell’allevamento.
La comunicazione e lo scambio d’informazioni tra allevatore e veterinario non devono avvenire solo nei casi di necessità o addirittura nelle “urgenze, ma essere parte di un approccio sistematico, continuo e trasparente al fine di poter lavorare in piena sinergia e mettere davvero al centro dei comuni interessi la salute degli animali.
Il lavoro di squadra tra queste due componenti risulta quindi essere una conditio sine qua non per  portare sulle nostre tavole non solo prodotti a prezzi accessibili, ma soprattutto per garantire degli alimenti di qualità pienamente rispondenti alle attese dei consumatori. 

Uno dei fronti su cui AISA è impegnata più attivamente è quello di promuovere azioni a sostegno di un uso consapevole e responsabile del farmaco veterinario al fine di garantire la salute animale e la sicurezza alimentare del consumatore finale. Considerandone l’importanza e la diffusione, gli antibiotici rappresentano la tipologia di medicinali per i quali è fondamentale comunicare e sostenere un utilizzo corretto. Sono infatti tra i farmaci più usati nella terapia e controllo di molti tipi di infezioni in differenti specie animali, soprattutto nella medicazione strategica, ovvero nel trattamento non di un singolo ma di un gruppo, come avviene negli allevamenti di animali da reddito. In questo senso, un importante traguardo è stato raggiunto lo scorso ottobre, quando AISA ha presentato in collaborazione con AIA, ASSALZOO e FNOVI il documento unico “Buone pratiche per l’uso di farmaci antimicrobici negli animali destinati alla produzione di alimenti”, già approvato da IFAH (International Federation for Animal Health), che condivide gli importanti obiettivi della piattaforma europea EPRUMA (European Platform for the Responsible Use of Medicines in Animals). Ma perché l’argomento è al centro di un così grande interesse e oggetto di precise normative? La risposta più immediata è che i farmaci antimicrobici giocano un ruolo prioritario nel proteggere la salute e il benessere degli animali, fattori, questi, fondamentali nel garantire la sicurezza delle derrate alimentari. Un utilizzo scorretto può infatti favorire l’instaurarsi di fenomeni di resistenza, che possono non solo ridurre l’efficacia del medicinale.
Il principio cardine alla base di un uso responsabile dell’antibiotico è riassumibile nella frase “quando necessario, quanto basta,”. La base del successo di una terapia dipende anzitutto da una diagnosi corretta (“quando necessario”) e quindi dalla giusta somministrazione e dal dosaggio appropriato per il periodo strettamente necessario (“quanto basta”), a cui si aggiungono altri fattori tra i quali una puntuale verifica dei risultati ottenuti.
Appare quindi evidente il ruolo essenziale giocato dai tre soggetti coinvolti nel ciclo di somministrazione: le aziende farmaceutiche hanno il compito di garantire scientificamente qualità, sicurezza ed efficacia del farmaco e rispettare un codice di autodisciplina dell’informazione. I medici veterinari sono tenuti a conoscere bene i principi attivi dei medicinali  per prescrivere quelli più appropriati e vigilare sul corretto utilizzo. L’allevatore infine ha il compito di prevenire la malattia e somministrare correttamente i farmaci prescritti. Dal momento che il prodotto finale dell’allevatore diventa ciò di cui ci nutriamo, il dialogo e la collaborazione fra le parti risulta così l’anello essenziale di una catena che deve assolutamente essere oggetto di attenzione costante. 

Classe 1950, Giuseppe Pradella si laurea in Medicina Veterinaria a Milano nel 1974 ed entra subito nel mondo dell’industria farmaceutica dove si specializza nel research and development. Attualmente si occupa di R&D e Pubblic Affairs  per Elanco AH divisione Eli Lilly Italia Spa, gruppo in cui entra negli anni ‘80. Da Marzo 2001 ad Aprile 2005 è stato Presidente di  AISA ed è ora responsabile del Gruppo Medicazione Orale dell’Associazione.

D – Qual è la mission del Gruppo Medicazione Orale di AISA?
R – Direi che si articola in tre punti fondamentali: essere proattivi al fine di raccogliere dati sui consumi di antibatterici in termini generali; instaurare un colloquio e un rapporto di collaborazione con gli altri attori della filiera, dai veterinari agli allevatori;
collaborare con le autorità competenti al fine di rispondere ai vari quesiti relativi alla antibioticoresistenza.

D – Qual è il risultato più significativo ottenuto dalle azioni intraprese da AISA?
R – Ci siamo impegnati molto per promuovere una comunicazione adeguata sulla farmaceutica veterinaria e sul suo utilizzo corretto e i frutti si cominciano a cogliere. Negli ultimi trent’anni ho assistito alla notevole evoluzione del settore e posso dire che se oggi alcuni alimenti, come il pollo, hanno un costo contenuto e sono di alto valore biologico è anche per merito dell’aziende produttrici di farmaci veterinari. Senza i vaccini, i medicinali specifici e le numerose azioni per spingere allevatori e medici veterinari a mettere in pratica procedure di biosicurezza oggi non si potrebbe produrre 1 kg di pollo con meno di 2 kg di mangime. Un ottavo soltanto del globo terrestre è coltivabile, quindi entro il 2050 bisogna aumentare del 70% la produzione di proteine animali. Solo tecniche innovative e misure efficienti potranno permettere questo incremento e consentire la vendita ad un prezzo ragionevole.

D – Qual è la tipologia di farmaci che ha giocato il ruolo più rilevante in quest’evoluzione?
R – I vaccini. Senza non avrebbero potuto sussistere gli allevamenti in cui un piano vaccinale è essenziale per prevenire malattie gravi e devastanti. In tutte le aziende farmaceutiche, umane e veterinarie, la ricerca si sta concentrando soprattutto sui vaccini od altre tecnologie che favoriscono le difese immunitarie. Ma in veterinaria sono stati fatti passi più lunghi e in tempi più brevi che nella farmacologia umana. Certo, in un allevamento l’igiene rimane comunque il principale fattore a cui fa subito seguito però una corretta profilassi per mantenere gli animali sani.

D – Qual è l’ambito in cui occorre insistere maggiormente?
R – Considerata l’importanza, la frontiera dei vaccini deve essere sempre difesa e fortificata. Occorre anche lavorare per la prevenzione, per incrementare gli antibatterici disponibili e soprattutto per promuoverne un utilizzo responsabile. Nel settore antibiotici non ci sono particolari novità in fatto di ricerca e sviluppo. Di contro, i ceppi di popolazioni batteriche diventano sempre più difficili da controllare. Quindi occorre utilizzare l’arsenale terapeutico esistente “con scienza e coscienza”. Una diagnosi fatta bene e una terapia mirata alla specifica malattia sono dunque fondamentali. Così come lo è un dialogo costante tra i 3 protagonisti della filiera: aziende farmaceutiche, veterinari e allevatori. E lo sforzo di AISA va proprio in questa direzione. 

Dopo una laurea in Medicina Veterinaria ed un Master in Direzione Aziendale, Alberto Mondellini ha collaborato, in posizioni di crescente responsabilità, con aziende italiane ed estere operanti nel mercato del farmaco veterinario (Wellcome Foundation, Hoechst, Zambon).
Attualmente riveste la carica di Amministratore Delegato di Copyr S.p.A., azienda appartenente al gruppo spagnolo Zeltia - quotato alla borsa di Madrid e attiva nel settore dei prodotti per la salute animale, l’igiene pubblica, l’agricoltura biologica ed il giardinaggio hobbistico.
Membro della Giunta di Federchimica dal 1989, è stato Presidente dell’Associazione delle Industrie della Salute Animale (AISA - Federchimica) dal 1995 al 2001, per poi essere rieletto nel settembre 2007 e riconfermato lo scorso marzo per un ulteriore biennio. Dal 2003 al 2007 ha ricoperto la carica di Presidente del Comitato Deontologico della stessa Associazione.
Inoltre Mondellini ha operato a Bruxelles come esperto  presso il Comitato Economico Sociale per tematiche riguardanti la libera circolazione delle derrate alimentari di origine animale, il trattamento farmacologico degli animali da reddito ed i riflessi sulla salute del consumatore.
D - Dott. Mondellini, Lei è stato confermato Presidente AISA. Questo mandato è il quinto dalla fondazione dell’associazione. Cosa significa questo per Lei?
R - La riconferma dell’incarico è certamente un segnale di ricerca di continuità particolarmente importante, soprattutto in un momento in cui, oltre alle difficoltà legate alla situazione economica generale ed alle peculiarità della zootecnia italiana, si aggiungono operazioni di acquisizioni e fusioni tra le aziende che modificano in misura significativa le dinamiche del settore e che hanno importanti riflessi sull’attività stessa dell’associazione. Sicuramente il primo obiettivo del nuovo mandato sarà quello di mantenere le premesse alla base della fondazione di AISA nell’86 - io stesso sono stato uno dei fondatori -  ossia l’idea di riunire sotto un’unica associazione tutti gli interessi di un settore di importanza strategica, con riflessi sulla salute pubblica, sull’ambiente e sul benessere animale, per promuoverne l’immagine e per acquisire un ruolo di interlocutore autorevole nei confronti delle istituzioni.
Particolarmente significativo nell’economia dei rapporti associativi e con i nostri interlocutori istituzionali è il profondo rinnovamento del Codice Etico e di autodisciplina dell’informazione e, soprattutto, del Comitato Deontologico che ne è parte integrante.
Il Comitato Deontologico, con il Codice Etico su cui si basa, istituito con notevole lungimiranza nel 1989, molto prima, quindi, di “mani pulite”, era originariamente costituito da membri appartenenti all’associazione.
Dal 2008 è composto da membri esterni alle varie realtà che costituiscono AISA, nominati dalla Commissione Direttiva di AISA, e questo garantisce perfettamente la ‘super partes’ di tale organismo, una sorta di indipendenza intellettuale atta a garantire la nostra deontologia professionale al di là delle normative vigenti. In questo modo, le imprese associate hanno voluto dotarsi di uno strumento per stimolare ed aiutare le aziende ad adottare comportamenti finalizzati a tendere all’eccellenza, in un contesto già di per sé iper-regolamentato. I nostri prodotti, infatti, devono rispondere a rigorosi requisiti di efficacia e sicurezza e possono essere messi in commercio solo sulla base di specifiche autorizzazioni ministeriali. Sempre nello stesso contesto di trasparenza e sicurezza, deve essere inserita l’adozione di un sistema di tracciabilità del farmaco, dalla fase di produzione sino alla sua utilizzazione.
D - Come si concretizza la ‘mission’ di AISA?
R - Ora è importante proseguire nel lavoro intrapreso negli anni, tenendo conto sia di quanto è stato fatto, sia dei cambiamenti che interessano il settore.
Un messaggio istituzionale coniato anni fa da Federchimica, la nostra federazione di appartenenza, recitava: “Regole chiare, aziende forti”.
Penso che questo motto, unitamente alle garanzie derivanti dalla applicazione del Codice Deontologico, sia ancora estremamente valido ed importante. Un confronto aperto con i nostri interlocutori istituzionali affinché ciascuno, nel pieno rispetto del proprio ruolo, contribuisca alla crescita ed allo sviluppo non solo del settore della salute animale ma di tutto il sistema paese, è sicuramente prioritario.
In modo particolare, il nostro comparto industriale è all’avanguardia nell’attività di ricerca, intesa sia come innovazione, sia come rivisitazione dei prodotti già da anni sul mercato ed ha la necessità di poter programmare i propri investimenti valutandone il ritorno. Il  “time to market” dei nuovi prodotti è fondamentale in un mercato che è ormai diventato globale.
In estrema sintesi, la nostra mission è quella di difendere e far crescere questo mercato all’insegna dell’etica, nel rispetto della sicurezza del consumatore, dell’ambiente e del benessere animale e con un’adeguata remunerazione del capitale investito dalle nostre aziende.

 

Nato a Milano nel ‘52, Pierluigi Crippa è da sempre un associato AISA, ossia da quando prese forma per la prima volta in Italia l’Associazione, verso la fine degli anni Settanta, sotto il nome di Aschimici. Nel 1986, l’organismo senza fini di lucro prese l’attuale nome e in seguito divenne a tutti gli effetti un’associazione professionale di categoria.
Formatosi come zootecnico e nutrizionista animale, Pierluigi Crippa ha sviluppato la propria carriera all'interno di multinazionali farmaceutiche, con esperienza in Italia e all’estero, è oggi Country Manager e Amministratore Delegato di Merial Italia, società del gruppo Sanofi-Aventis e azienda leader a livello mondiale nel settore della Salute Animale, nonché membro della Commissione Direttiva di AISA.
D - Perché è nata AISA?
R - Già negli anni ’70 si avvertiva, nel settore della Salute Animale, la necessità di un’associazione a sé stante rispetto a quella del farmaco umano. In quegli anni ciò significava cominciare a dare una risposta alle specificità di cui necessitavano le aziende farmaceutiche operanti nel settore della salute animale. Gli utilizzatori diretti dei farmaci per animali erano allora pressoché solo allevatori, in quanto si parlava quasi esclusivamente di animali da produzione, e la cultura dell'animale da compagnia era quasi sconosciuta. Non è più così oggi, dove AISA rappresenta un vero e proprio punto di riferimento per il comparto della salute dell'animale da compagnia. Negli ultimi 30 anni infatti sono sempre più le famiglie o le singole persone che scelgono di condividere la propria casa e la propria vita con animali quali gatti, cani o altro. Per meglio tutelare la salute degli animali domestici e di chi vive loro accanto, indissolubilmente legata dalla loro convivenza in un ambiente domestico, è necessario capire e rispettare le esigenze degli animali. Esigenze che AISA cerca di diffondere. Garantire agli animali una vita serena e sana è, oltre che un atto dovuto, un dovere verso noi stessi. Per quanto riguarda gli animali da reddito, invece, si tratta, attraverso la cura e il mantenimento della salute degli animali, di certificare e garantire la salubrità delle carni, del latte e dei prodotti derivati che arrivano sulle tavole dei consumatori finali.
D - Qual è la mission di AISA?
R - La risposta è riassumibile in tre punti:
1. Diffondere una corretta informazione e cultura sulla salute animale, aiutando, ad esempio, il proprietario a capire che cure migliori per il proprio animale vengono solo dai farmaci specifici, sviluppati e prodotti esclusivamente  per gli animali. Esiste ancora il convincimento, infondato, diffuso tra persone poco informate, che sia possibile poter curare i propri "amici" animali con gli stessi medicinali preparati per la cura dell'uomo. Così come non cureremmo mai un figlio con un antibiotico prescritto al nostro cane, altrettanto dovrebbe valere nel caso opposto e quindi non dovremmo mai dare al nostro animale un farmaco che il medico prescrive per noi. Si tratta di specie diverse, con differenti tolleranze ai farmaci e che abbisognano rispettivamente di una propria cura. Questo vale nel raffronto fra animale e uomo ma anche fra differenti specie animali. L'uso scorretto e indifferenziato del medicinale è frutto di un retaggio culturale e di cattive abitudini che risalgono a 30 anni fa, quando si consideravano i medicinali per uso veterinario come un derivato della farmacologia umana, che destinava al mercato della Salute Animale i prodotti meno elettivi della propria ricerca. Fortunatamente la ricerca è avanzata e oggi il mercato veterinario dispone di prodotti innovativi, unici, destinati alle diverse specie animali e sviluppati nel rispetto delle esigenze del benessere degli animali.
Non va inoltre dimenticato che, proprio per l'importanza e unicità che i farmaci rivestono per l'uomo e la necessità di preservarne l'efficacia nel tempo, è importante che uomo e animali non usino gli stessi farmaci. Questo renderà più difficile la comparsa, da parte di virus e batteri che si moltiplicano nell'ambiente frequentato da uomini e animali, di fenomeni di resistenza più elevata ai farmaci, la cosiddetta "cross contamination", se questi non sono comuni ad entrambe le popolazioni.
2- Fornire informazioni, indicazioni d'uso sui nuovi medicinali e sulle strategie di prevenzione e cura delle malattie che affliggono i nostri animali. Essere la voce, nelle sedi legislative nazionali ed europee, delle competenze e delle necessità delle aziende della salute animale. Oggi la registrazione di un farmaco veterinario non è più solo nazionale ma avviene a livello internazionale e il farmaco è sottoposto a valutazioni e screening complessi, non dissimili da quelli del farmaco umano. In questo senso possiamo dire che all'interno della Comunità Europea esiste una registrazione unica e un criterio unico di registrazione del farmaco. Questa è stata
un’ importante tappa degli ultimi 15 anni, che ha portato a un innalzamento della qualità del farmaco veterinario e, al tempo stesso, a un’assicurazione, per il cittadino e consumatore Europeo, che i prodotti destinati agli animali siano i più sicuri e rispettosi degli stessi. Negli animali da reddito questo vuol dire garantire carni o prodotti derivati, quali latte, formaggi e uova, più sicuri per il consumatore.
Il consumatore Europeo deve sapere che le carni prodotte in Europa se sono, in alcuni casi, più costose di quelle provenienti da altri continenti, lo sono proprio perché sottoposte a rigidissimi criteri di controllo da parte delle autorità europee, che riguardano tutti i componenti della produzione e dell'allevamento. In questo contesto il farmaco veterinario, viene utilizzato solo ed esclusivamente per garantire la salute e il benessere degli animali e solo quando strettamente necessario, sotto la responsabilità del veterinario, che è l’unico che ne autorizza l'uso. Il veterinario al tempo stesso, risponde in prima persona alle Autorità Sanitarie Nazionali della sua attività. AISA, insieme alle altre associazioni di categoria europea, associate in IFAH, l'associazione delle Industrie della Salute Animale a livello Europeo e mondiale, opera attivamente affinché politiche sempre più chiare siano emanate nel rispetto degli animali e dell'uomo”.
3. Promuovere la ricerca attraverso il sostegno a quelle politiche legislative che permettano alle aziende della Salute Animale di operare nelle condizioni ottimali per continuare a ricercare e produrre farmaci sempre più innovativi e specifici per le varie specie animali. Trovare nuovi farmaci, che siano al tempo stesso efficaci e con i minori effetti secondari, diviene sempre più difficile e costoso. Mentre negli anni Cinquanta il concetto di uso dei farmaci, ad esempio gli antibiotici, considerava poco i possibili effetti secondari, anche perché l’alternativa a essi era spesso solo la morte dell’individuo, oggi abbiamo un’informazione e metodi molto più sofisticati per valutare i “pro” e i “contro” di un nuovo farmaco. Questo ci permette di disporre di specifici prodotti per la cura differenziata non solo di animali e uomini, ma anche all’interno dello stesso individuo, dove possiamo operare diversamente su differenti organi bersaglio, rispettandone la specificità. Vi sono, ad esempio, antibiotici specifici per le vie respiratorie e altri più adatti per le vie urinarie, e così via dicendo, in grado di minimizzare gli effetti secondari. Questo ha portato a criteri di valutazione autorizzativi di un farmaco, sempre più avanzati e stringenti, ma al tempo stesso a una complessità maggiore e a un maggior dispendio di risorse per poter sviluppare il farmaco. Non dimentichiamo poi che, soprattutto nella Salute Animale, prima di curare, è per noi fondamentale prevenire le malattie. Questo perché spesso dobbiamo tutelare animali che vivono in gruppo, e il rischio di diffusione delle malattie è più elevato. Le Società che operano nella veterinaria danno dunque grande spazio alla ricerca sui vaccini e alla scoperta di nuove tecniche e strategie di vaccinazione, per assicurare, in ogni condizione e in ogni ambiente, la salute degli animali attraverso il potenziamento delle intrinseche difese immunitarie naturali”.
D - Come nasce il codice etico di AISA?
R - Il codice etico, fondamentale in AISA, è nato dall’esigenza di porci contemporaneamente come società che ricercano farmaci per il benessere degli animali, ma al tempo stesso come società che li commercializzano. Avevamo bisogno di dotarci di una serie di regole etiche che ponessero noi e i nostri collaboratori, nel loro operare quotidiano, all'interno di un modello comportamentale che privilegiasse sempre il fine del nostro fare: il benessere e la salute degli animali e dei proprietari degli animali che ricevono i nostri prodotti. Questi modelli etici di riferimento non sono dissimili da quelli in vigore negli altri Paesi europei o negli Stati Uniti. In particolare, nella Comunità Europea, si sta diffondendo una filosofia etica dell'operare nel settore del farmaco veterinario, che risulta sempre più unitaria e favorita da regole oramai uniche per tutti i Paesi.
Aderendo ad AISA, le aziende decidono di sottostare di fatto a un Codice, a regole condivise e pubbliche, che regolano la commercializzazione, l'informazione, la comunicazione sul farmaco veterinario in aggiunta alle norme di legge, il cui rispetto è scontato. Il Codice Etico è quindi una modalità restrittiva comportamentale che opera soprattutto sul livello qualitativo di come si fanno le cose. Un Comitato Deontologico, composto da esperti non appartenenti alle società di AISA, dirime eventuali questioni sorte fra gli associati, chiarisce dubbi interpretativi sulle norme e stabilisce ciò che è possibile e ciò che non è possibile fare. In sostanza il Codice Etico è una garanzia aggiuntiva rispetto alle norme di legge, di una modalità etica di operare nel settore del farmaco veterinario.
D - Considerazioni sul vostro operato a livello nazionale?
R - Le aziende italiane sono sicuramente all'avanguardia nel panorama europeo, per reattività e co-operazione con le Autorità Sanitarie nazionali, e, insieme agli altri partecipanti della filiera del farmaco (veterinari, grossisti, allevatori), nella prevenzione e contrasto delle epidemie. Non a caso l'Italia è forse il paese che negli ultimi anni ha reagito con più tempestività e, soprattutto, ha meglio controllato le epidemie che colpiscono gli animali. Sia che si tratti dell'influenza aviaria, piuttosto che della malattia della lingua blu nei bovini e ovini, della febbre denominata "West Nile" nei cavalli o nella diffusione della rabbia. E potrei nominarne altre ancora.
Il sistema italiano di sorveglianza delle patologie animali, attraverso gli Istituti Zooprofilattici a carattere Regionale, è unico in Europa e rappresenta una sentinella che dà l'allarme immediatamente quando una patologia tende ad affacciarsi nel nostro paese. In questo contesto l'azione delle aziende della salute animale che operano in Italia ha dimostrato un'efficacia e una reattività strabiliante negli anni, ponendo sempre, e in breve tempo, a disposizione delle Autorità sanitarie e dei veterinari, presidi e farmaci capaci di contrastare le malattie, evitando le morie prolungate e diffuse che altri Paesi hanno sperimentato. Esistono competenze produttive e di ricerca nel nostro paese che si sono consolidate nel tempo e che vanno preservate.
D - Che cosa dunque manca al settore e alle aziende di AISA?
R - In sintesi, e dico cose non nuove, manca un Sistema Paese che valorizzi e faccia uso delle nostre competenze e risorse. Abbiamo bisogno di un’Amministrazione Pubblica a livello Centrale e Regionale che proceda all'unisono e non in posizioni divergenti. Abbiamo bisogno di norme semplici e chiare per la registrazione di nuovi farmaci e per l'aggiornamento dei farmaci già registrati, di tempi certi e che, a livello nazionale,vengano poste in atto politiche che sostengano la ricerca delle aziende. Abbiamo bisogno di politiche Regionali che tutelino le produzioni italiane tipiche di carni e derivati alimentari, all'interno di un giusto equilibrio fra uomo e animali e che gli allevamenti non siano criminalizzati.
Le aziende della salute animale non ‘bussano a quattrini’, al contrario sono contribuenti generosi, ma chiedono al legislatore che le loro competenze e specificità siano ascoltate. Nessuno più di noi conosce le esigenze della Salute Animale: chiediamo solo, quando si parla di Salute Animale, di essere interpellati e poter mettere a disposizione di tutti e per il benessere di uomini e animali, quello che abbiamo costruito in più di mezzo secolo di attività.

 

AISA: La strada comune dell’ etica e della trasparenza  da percorrere insieme a  tutti i membri della filiera, la tavola su cui far convergere le varie professionalità legate al settore, in modo che le loro competenze lavorino in sinergia.

Nato a Milano 51 anni fa, Alberto Milani diventa Medico Veterinario e nel 1985 entra nel mondo dell’industria farmaceutica.
Alla fine degli anni Ottanta si specializza nel marketing e sempre nel settore  farmaceutico, quindi, divenuto business Manager, si sposta a lavorare in Germania e poi in Asia.
Nel 2006 rientra in Italia e diventa associato AISA.
D - Cosa rappresenta per Lei AISA?
R – Dal luglio scorso sono membro della Commissione Direttiva di AISA, cui aderiscono circa 25 aziende che si occupano della salute animale. Con me lavorano professionisti del settore che condividono il desiderio di apportare un contributo al benessere animale, in collaborazione con istituzioni pubbliche e private.
Le nostre azioni mirano al miglioramento della qualità dei prodotti sul mercato nel rispetto dell’equilibrio ambientale, alla correttezza nella commercializzazione e distribuzione ed alla sicurezza alimentare dei consumatori finali.
In Italia la nostra associazione è di fondamentale importanza, poiché in un mondo globalizzato, teso al miglioramento dell’efficienze produttive ed alla imprescindibile tutela della salute di uomo ed animale con un occhio di riguardo all’ambiente, AISA diventa il gremium di cui fanno parte multinazionali e aziende più a carattere locale. Diventa quindi vitale garantire e promuovere la comunanza d’intenti, di indirizzi e di linguaggi comuni, che assumono un ruolo guida per le industrie che, nella nostra associazione, devono muoversi secondo criteri e principi di correttezza ed efficienza. AISA sta cercando di migliorare il proprio rapporto con tutta la filiera che fa capo alla salute animale, quindi anche con le categorie professionali di competenza, quali farmacisti, grossisti e veterinari.
E’ importante sottolineare che il nostro mondo da anni è stato al bivio fra il settore agrario, quello dei fito-farmaci per intenderci, e della farmaceutica umana, quando in realtà esso non può essere assimilato completamente né all’uno né all’altro, viste le proprie peculiarità. Occorre una cultura medica differente per ogni specie animale e queste specificità  si rispecchiano in un’evoluzione dei vari settori, non ancora completamente integrata. Sicuramente AISA ha notevolmente contribuito, fino ad oggi, ad una corretta informazione sull’uso specifico dei vari prodotti farmaceutici e  sta mirando, con buoni risultati, a snellire gli iter per la messa sul mercato di nuovi prodotti medici. Aderire ad AISA è stato quindi per me un momento di svolta: per il futuro del benessere animale.
Mi riferisco sia al settore animali da reddito, che coinvolge i consumatori di proteine animali, che a quello degli animali da compagnia, talvolta ancora curati con farmaci ad uso umano. L’Italia, grazie all’impegno di AISA, è stato il primo Paese al mondo, dal dicembre 2007, ad avere introdotto l’impiego obbligatorio del codice a lettura ottica sulle confezioni dei medicinali per animali.
D - Come può AISA indirizzare una corretta evoluzione del comparto?
R - La vera innovazione dell’Industria farmaceutica ad indirizzo animale deve avere una competenza avanzata ad ogni suo livello. AISA può essere la tavola comune su cui far convergere le varie professionalità legate al settore, in modo che le loro competenze lavorino in sinergia. Per arrivare ad un’innovazione congiunta, serve un’etica comune di base, che non contempli solamente il necessario rispetto delle regole da un punto di vista giuridico-legale, ma che aneli a condividere gli stessi assunti sul benessere di uomo, animale e ambiente. A tal proposito AISA ha da poco rinnovato il proprio Codice etico e di autodisciplina, basato su regole applicabili a tutte le aziende comprese in essa, finalizzate a garantire la qualità dei prodotti, la farmacovigilanza, la sicurezza della produzione e la tutela dei lavoratori, la correttezza della commercializzazione e dell’informazione. Mi auguro quindi che AISA riesca ad estendere il proprio regolamento, sulla cui osservazione vigila un Comitato Deontologico esterno, a tutte le aziende che ancora non ne fanno parte e a tutti gli attori della filiera. Anche se, chiaramente, seguire le indicazioni del Codice etico ha un costo enorme, sia sulla base dell’impegno personale che dal punto di vista economico. Questo perché il Codice etico è, e deve essere percepito, come un  valore aggiunto su cui incentrare le azioni quotidiane. Quindi, etica, trasparenza ed apertura verso tutti i membri della filiera che fanno capo alla salute animale, sono essenziali per convogliare l’innovazione del settore verso un’evoluzione comune ed assolutamente condivisa. L’allargamento sano del mercato dei farmaci per animali, può avvenire solo attraverso l’innovazione, la comunicazione, la collaborazione, e quindi la tecnologia. Le aziende che ruotano attorno ad AISA devono poter essere i nodi di una rete lanciata sul mercato, un network efficiente in grado di proporre corsi di azione comune. Essendo convinto che la ricerca sia il motore dell’innovazione e della crescita in termini di valore assoluto, ritengo di grande importanza la collaborazione costante con il mondo universitario. 
Perciò l’industria farmaceutica veterinaria può scandire i tempi per un settore altamente innovativo e moderno. AISA è consapevole dell’importanza strategica del comparto della salute animale e ritiene che l’adozione generalizzata di norme e principi comuni possa contribuire a consolidare la credibilità e l’affidabilità dell’intero settore nei confronti delle istituzioni, dei consumatori, dell’opinione pubblica, della classe veterinaria e degli operatori del settore, con l’obiettivo di fare crescere in maniera eticamente sana il mercato della salute animale.

 

La cura delle malattie degli animali riconosce nell’utilizzo del farmaco veterinario uno strumento indispensabile per il loro benessere. Negli ultimi decenni, la ricerca farmaceutica veterinaria si è notevolmente impegnata in termini di capitali e altre risorse, consentendo la produzione di farmaci sempre più evoluti, differenziati e specifici in grado di rispondere alla quasi totalità delle necessità del medico veterinario. Il loro utilizzo risulta quindi molto più efficace del medicinale per uso umano tanto nella cura di patologie degli animali d’affezione quanto nelle terapie per gli animali destinati a produrre alimenti.
Garantire il mantenimento dello stato di benessere degli animali, siano essi da compagnia o da allevamento, nonché la tutela della salubrità degli alimenti di origine animale, sono questioni che suscitano un notevole interesse, e non solo da parte degli addetti ai lavori. Oltre che l’aspetto etico/legale, va sempre tenuto presente che la tutela del benessere animale è strettamente legata alla salute dell’uomo; basti pensare infatti alle diverse zoonosi (malattie trasmissibili animali-uomo). L’attenzione all’argomento è talmente forte da essere anche oggetto di normative della Comunità europea che riconosce gli animali come esseri sensibili e quindi il loro benessere deve essere preso in considerazione in fase di elaborazione e d’applicazione delle politiche in materia di agricoltura, trasporti, ricerca e mercato interno. Tali normative, in costante revisione e sviluppo, mirano a garantire la protezione degli animali e il loro benessere negli allevamenti, durante il trasporto e in occasione del loro abbattimento.
Da qui l’importanza di prevenire e curare tramite farmaci specifici, opportunamente testati. E’ innegabile l’elevato livello in termini di qualità, sicurezza ed efficacia terapeutica raggiunto oggi dai medicinali veterinari rispetto al medicinale per uso umano, perché studiati e sviluppati in funzione delle esigenze proprie del paziente animale. Pur avendo in comune tanti principi attivi, i due tipi di farmaco presentano infatti molte differenze sostanziali che vanno dalla formulazione e concentrazione di questi stessi principi attivi fino agli eccipienti e alla posologia, nel rispetto delle ovvie diversità di ogni specie animale e delle malattie caratteristiche.
Poiché diretto ad un paziente non cooperativo, il medicinale veterinario deve essere inoltre semplice da somministrare. Quindi, l’appetibilità ne è una caratteristica essenziale. Per raggiungere tale scopo, è fondamentale la scelta dell’eccipiente e dell’agente mascherante di ricopertura dei principi attivi per far risultare il farmaco quanto più possibile gradito al sensibile olfatto e gusto degli animali e per favorire l’assorbimento da parte del loro organismo. Miscelare il medicinale con il cibo è di solito la pratica più comune per assicurarne l’assunzione e quindi una corretta posologia. Esistono ovviamente altri metodi di somministrazione ma in ogni caso la selezione dell’eccipiente dovrà tenere conto anche di questo delicato aspetto. In generale tuttavia, il farmaco veterinario risulta facile da dosare e da somministrare perché le compresse vengono prodotte in misure che tengono conto della taglia dell'animale cui sono destinate e sono masticabili, i flaconi vengono venduti insieme ad appositi dosatori con riferimenti ai chilogrammi di peso, le paste sono contenute in siringhe dosatrici e hanno gusto gradevole.
Le differenze tra farmaco umano e veterinario verranno evidenziate con maggior chiarezza anche da uno studio che l'ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari) ha avviato con esperti di farmacologia e i cui risultati saranno a disposizione dei veterinari, delle autorità ministeriali e dell’industria di settore. Fine della ricerca sarà valutare i reali aspetti di confronto fra farmaci umani e veterinari e quindi i vantaggi concreti derivanti dall'utilizzo di questi ultimi.
Ma tutelare il benessere degli animali creando medicinali appositi non basta. Occorre monitorare sui loro effetti e su un impiego appropriato. Essenziale risulta essere quindi la farmacovigilanza specifica per il medicinale veterinario, ossia l’insieme delle verifiche finalizzate a valutare l’efficacia e la sicurezza di un farmaco nella pratica clinica dopo l’immissione sul mercato. In particolare, la farmacovigilanza si occupa di raccogliere, di studiare e di diffondere informazioni sulle reazioni avverse, sulla manifestazione degli effetti collaterali e sull’inefficacia della risposta terapeutica o profilattica. A tale scopo il Ministero della Salute invita veterinari e farmacisti a riferire alla Direzione Generale di Sanità Pubblica Veterinaria e ai centri regionali di farmacovigilanza ogni episodio sospetto, anche grazie alla diffusione di apposite “linee guida”  sulle modalità di rilevamento e segnalazione delle reazioni negative o dubbie.
La farmacovigilanza veterinaria è molto attiva anche riguardo al controllo sull’uso improprio e sull’abuso dei farmaci, monitorando l’intera filiera produttiva per individuare la presenza di possibili anelli “deboli” che possano comprometterne l’efficacia. Di norma, l’impiego dei medicinali è possibile solo dopo una diagnosi e la prescrizione da parte del medico veterinario. Purtroppo però non mancano episodi d’utilizzo scorretto o che rischiano di mettere a repentaglio la salute dell’animale e talvolta quella dell’uomo. Accertamenti costanti hanno appunto lo scopo di combattere tali situazioni incresciose.
Grazie ad un’appropriata campagna informativa su rischi e benefici di un medicinale e alla valida azione della farmacovigilanza, oggi si fanno meno frequenti i casi d’impiego improprio o di sostituzione del farmaco veterinario con quello per uso umano. La sensibilità e la correttezza del veterinario, ma anche gli strumenti messi a sua disposizione per agevolarne il compito, rimangono comunque un fattore chiave per lo sviluppo di un sistema complesso, dall’equilibrio delicato e non privo di problemi da risolvere ma dal futuro molto promettente.

Le cifre parlano chiaro: la metà degli oltre sei milioni di cani ed otto milioni di gatti che vivono nel nostro Paese ha superato l’età di sette anni che può essere considerata la soglia d’ingresso nell’anzianità; inoltre 1 su 5 è entrato nella fascia geriatrica varcando il traguardo venerabile dei  12 anni di vita. Secondo dati Assalco (Associazione Nazionale tra le Imprese per l’Alimentazione e la Cura degli Animali da Compagnia) del 2008, il 17% dei gatti di proprietà, ovvero medicalizzati, raggiunge i 12-20 anni di vita. Insomma, il fenomeno al quale stiamo assistendo da alcuni anni a questa parte consiste in un progressivo prolungamento della vita media degli animali da compagnia, secondo una tendenza che può considerarsi globale nei paesi industrializzati perchè si verifica sia in Europa sia in Nord America.

Il progressivo invecchiamento della popolazione è sostenuto da numerosi fattori, in particolare all’accresciuta sensibilità socio-culturale nei confronti del benessere animale e dai conseguenti adeguamenti legislativi che hanno portato all’esplicita identificazione di cani e gatti come soggetti “portatori di diritti”, ivi compreso quello alla salute ed alla cura. L’integrazione degli animali da compagnia nella famiglia quali destinatari di cure mediche, non solo in caso di emergenza, ma anche in un’ottica di prevenzione dalle malattie e di tutela del benessere, ha giocato un ruolo fondamentale per il prolungamento della loro vita. I progressi registrati nel campo della diagnostica, della terapia e della dietetica hanno dato efficacia alla medicina preventiva che oggi riesce a tenere sotto controllo l’incidenza e la gravità di numerose malattie della terza età.

Non è stato un risultato facile perché cani e gatti anziani sono pazienti critici, da tenere sotto controllo proprio per la fragilità causata dall’avanzare degli anni che predispone ad un composito ventaglio di quadri patologici: artrosi, obesità, malattie del cavo orale, patologie cardiovascolari e del tratto urinario, disfunzioni del sistema nervoso con problemi cognitivi e comportamentali, diabete mellito, endocrinopatie, epatopatie e neoplasie, possono frequentemente sovrapporsi complicando la gestione clinica del paziente. In pochi altri casi come nella geriatria, la clinica s’identifica con l’arte del particolare, perché ogni paziente è un caso a se, un’arte toccata da profondi risvolti sociali, laddove l’età avanzata accomuna gli animali da compagnia e i loro  proprietari cosicchè il benessere dei primi diviene fondamentale per la serenità e la qualità della vita dei secondi.

Anche per questo la geriatria è diventata una branca molto importante della medicina veterinaria, seguita con pregevole impegno dalle Aziende farmaceutiche che sono sempre più consapevoli di avere un ruolo etico nella società. La ricerca scientifica sostenuta dalle Aziende farmaceutiche, e più in generale dalle industrie della salute animale, ha  permesso la comprensione dei meccanismi patogenetici di molte malattie ritenute incurabili, poi ha posto nelle mani del clinico numerosi farmaci specifici per uso veterinario, sicuri ed efficaci. Gli investimenti in risorse economiche ed umane sono stati ingenti ed hanno permesso di soddisfare un vasto panorama di esigenze  tra le quali la terapia del dolore, essenziale per restituire qualità alla vita.
Il Veterinario può finalmente contare su di una vasta serie di prodotti industriali (specialità medicinali, vaccini, dispositivi medici, alimenti dietetici, supplementi nutrizionali, prodotti dermatologici, diagnostici) che lo mettono nelle condizioni non solo di curare e prevenire le diverse malattie geriatriche, ma, più in generale, di attuare articolati programmi di “senior” e “geriatric care”, capaci di prolungare la vita degli animali da compagnia e, contemporaneamente, di migliorarne la qualità, ottimizzando il rapporto con il proprietario.
Così, l’obiettivo di aggiungere vita agli anni e non soltanto anni alla vita è stato centrato, si tratta di un gran bel risultato che anche grazie all’industria della salute animale non finirà qui!

 

Un provvedimento “alla base di tutto”. Così l’On. Francesca Martini, Sottosegretario alla Salute, ha commentato il Regolamento Europeo 504/2008, in vigore dal 1 luglio 2009 che introduce l’identificazione degli equidi, disponendo che quelli nati nella Comunità vengano identificati per mezzo di un documento valido per tutta la vita.
Quali sono i punti chiave introdotti dal Regolamento?
E quali vantaggi, attuali e prospettici comporta per gli attori della filiera dell’industria ippico-equestre? Per comprenderlo è necessario fare alcune premesse che riguardano in particolare la situazione italiana:

- i cavalli sono sostanzialmente presenti sul territorio in quanto produttori di sport, spettacoli, competizioni e scommesse;
- le carni equine, nella maggior parte dei casi, rappresentano un sottoprodotto degli sport ippici ed equestri;
- i cavalli sportivi e da competizione sono soggetti a patologie professionali che richiedono una gestione farmacologica “ad hoc” e che può essere attuata solo disponendo di un ampio arsenale terapeutico, basato su di un articolato prontuario farmaceutico. Detta gestione farmacologica è indispensabile sia per tutelare il benessere animale, sia per difendere il patrimonio zootecnico e genetico del territorio.
 
Fatta questa premessa, passiamo ai punti chiave del provvedimento. Il Regolamento stabilisce che i cavalli, così come gli asini e tutti gli altri tipi di equidi, vengano identificati sia con il cosiddetto “passaporto” sia con un microchip, uno strumento moderno ritenuto ormai estremamente affidabile e di facile lettura. Altro passo fondamentale per dare efficacia all’anagrafe sarà rappresentato dall’allestimento – si spera nel più breve tempo possibile - di una banca dati informatizzata che, a partire dell’iscrizione degli equidi, a cui saranno tenuti tutti i possessori in ragione della semplice detenzione, ne qualificherà il ruolo, ovvero chiarirà se saranno destinati o meno alla produzione di alimenti per l’uomo, distinguendoli in equidi dpa (destinati alla produzione di alimenti) o non dpa (non destinati alla produzione di alimenti).
E qui entriamo nel cuore della riforma: il Regolamento 504/2008, finalmente, riconosce il ruolo di equide non destinato alla produzione di alimenti - a tutti gli effetti produttore di spettacolo, sport, intrattenimento e scommesse - introducendo una chiara differenziazione con i cavalli che, invece, saranno macellati per la produzione di alimenti per l’uomo e dovranno seguire le stesse norme previste per l’allevamento di tutti gli animali produttori di carni. Detta distinzione porterà benefici socio-economici vasti e rilevanti. Potrà conciliare il benessere del cavallo sportivo con la sicurezza alimentare, la salute del consumatore e la tutela del patrimonio zootecnico e genetico, perché il cavallo impiegato nelle competizioni che verrà escluso dalla produzione di alimenti, disporrà di un ampio prontuario farmaceutico senza costituire una minaccia per la salute del consumatore attraverso i residui farmacologici presenti nelle sue carni.
 
Visti i minori costi connessi al venir meno della documentazione sui residui nelle carni, le aziende farmaceutiche e i centri di ricerca avranno maggiori possibilità di investire negli studi sulla cura delle patologie degli equidi non dpa, e le nuove conoscenze potranno ricadere ad ampio raggio nel panorama scientifico.

Anche l’allevatore di equidi dpa riceverà un ritorno positivo dall’anagrafe potendo dare maggiori garanzie al consumatore dei suoi prodotti sotto il profilo della sicurezza alimentare perchè l’equide destinato alla produzione di alimenti rimarrà soggetto alle stringenti norme sanitarie vigenti, ad esempio, per i bovini ed i suini.
E’ doveroso riconoscere che la divisione Veterinaria del Ministero della Salute italiano, con un atto di grande lungimiranza, in previsione dell’entrata in vigore del Regolamento, aveva da tempo disposto che fosse mantenuto in commercio un numero di farmaci adeguato per assicurare il benessere del cavallo sportivo e scongiurare il rischio di mettere a repentaglio il patrimonio zootecnico e genetico del Paese, cui aveva concesso  un tempo di sospensione cautelativo di 180 giorni che garantiva al tempo stesso la salute del consumatore.

Istituiti i principi generali, ora l’auspicio è che al più presto, nell’interesse di tutta la filiera, il regolamento venga portato a termine. Un passo fondamentale, sarà l’emanazione del nuovo decreto che definirà nel dettaglio i ruoli, le competenze, i tempi e le modalità di esecuzione dell’anagrafe. A questo scopo, dal 5 maggio 2006, un Comitato Tecnico formato da esperti del settore sta lavorando di concerto con il Ministero della Salute e con la Conferenza Stato-Regioni per mettere a punto un nuovo decreto che recepisca le linee guida approvate nel maggio 2006, il Regolamento 504/2008 e le principali istanze che stanno emergendo dalle categorie a vario titolo interessate. Accanto al comitato, lavora anche il commissario ad acta Luigi Pio Scordamaglia, di recente nominato dal Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, con il compito di attivare e coordinare tutte le iniziative tecniche necessarie per dare piena funzionalità all’anagrafe equina. Insomma, ad avvalersi dei vantaggi dell’anagrafe saranno consumatori di carni equine, allevatori, proprietari, gestori di impianti sportivi, medici veterinari, centri di ricerca, industrie farmaceutiche e in definitiva l’intera filiera dell’industria equina.

 

Il virus West Nile è un flavivirus che può infettare diverse specie animali: anfibi, rettili e mammiferi. E’ ampiamente diffuso nel bacino del Mediterraneo, in Asia e, dal 1999, in Nord America. Il ciclo di trasmissione del WNV coinvolge diversi attori che rivestono un distinto ruolo epidemiologico: gli uccelli fungono da serbatoi del virus e da ospiti amplificatori dell’infezione, le zanzare da vettori biologici, il cavallo e l’uomo sono ospiti finali. Le zanzare s’infettano attraverso il pasto di sangue sugli uccelli, la trasmissione del virus agli altri animali avviene normalmente con la puntura delle zanzare. Non ammalandosi gravemente, gli uccelli infetti possono ospitare il virus a lungo e trasmetterlo sia direttamente per aerosol sia indirettamente attraverso la puntura d’insetti a migliaia  di volatili sani, amplificando la diffusione del virus sul territorio.
Attraverso gli uccelli migratori, il virus può spostarsi velocemente in aree molto distanti, diffondendosi principalmente in zone umide dove l’avifauna stanziale entra a contatto con quella migratoria in presenza di una significativa concentrazione di insetti vettori.
In Europa il ciclo di trasmissione del WNV può essere individuato in due principali ecosistemi:
il primo, rurale, si istaura nelle zone umido-paludose tra uccelli selvatici e zanzare ornitofile, il secondo, urbano, è sostenuto da specie avicole domestiche e da zanzare che pungono uccelli,  cavalli e uomini. 

LA MALATTIA
Si tratta di una malattia infettiva e non contagiosa che negli uomini e nei cavalli può dare manifestazioni cliniche di tipo febbrile. Negli uccelli, generalmente, decorre in modo asintomatico; fa eccezione un caso isolato registrato in Israele nel 1998. Anche nell’uomo la malattia ha prevalentemente decorso asintomatico. Nel 15-20% dei casi, invece, dopo un’incubazione di 3- 15 giorni, può manifestarsi una sindrome influenzale caratterizzata da febbre, nausea, vomito, cefalea, dolori muscolari ed eruzioni cutanee. Nei soggetti anziani o defedati, si può verificare un’encefalite o una meningoencefalite con sintomatologia nervosa. Anche fra i cavalli, la maggior parte delle infezioni decorre asintomaticamente, tuttavia in questi animali può presentarsi con maggior frequenza encefalite accompagnata da depressione del sensorio.
Nel 10% dei cavalli infetti può comparire una sintomatologia nervosa con paresi, atassia locomotoria, paralisi, difficoltà di deambulazione, cadute improvvise.  In rare circostanze, l’1% dei casi, si possono manifestare gravi sintomi neurologici con febbre elevata dovuti a meningite, meningoencefalite, mielite. Nella maggior parte dei casi, i cavalli infetti guariscono spontaneamente.

IL VIRUS IN USA E IN ITALIA
In USA il virus WN ha colpito duramente: individuato nello stato di New York nel 1999, ha infettato in soli 3 anni numerosi cavalli in 48 stati. La malattia si è diffusa rapidamente lungo le direttrici migratorie degli uccelli selvatici. Nell’anno 2002, al picco dell’epidemia USA, furono identificati più di 15.000 cavalli con chiari sintomi di malattia. Il tasso di mortalità accertato, superiore al 35%, ha prodotto un impatto economico devastante per l’industria dell’allevamento equino, anche perché diversi cavalli, una volta superata l’infezione, hanno continuato a soffrire per gli strascichi della malattia fino a 18 mesi di distanza. In Italia la malattia si è stata segnalata per la prima volta nel 2002 e nel frattempo è diventata endemica; nella regione Emilia Romagna tra agosto e ottobre 2008 sono stati registrati 24 nuovi casi. Alla fine del 2008 erano stati colpiti 77 cavalli, con 5 esiti mortali.

D - Nella lotta alla malattia da virus West Nile che ruolo può avere la prevenzione?

R - Le misure di tipo igienico-sanitarie giocano un ruolo determinante per il successo della prevenzione della diffusione della malattia da virus West-Nile nel cavallo e nell’uomo. Il principio ispiratore di ogni provvedimento profilattico in condizioni di rischio è quello della protezione dei soggetti “bersaglio” dalle punture degli insetti ematofagi. Nello stesso tempo è necessario combattere la presenza delle colonie di volatili negli ippodromi e nei circoli ippici. In situazioni di rischio è regola aurea tenere lontani i volatili e gli insetti da tutti i luoghi dove vivono cavalli e uomini.
Gli uccelli, una volta infettati dalla puntura delle zanzare, sviluppano una viremia sufficiente per trasmettere ripetutamente il virus ad altre migliaia di volatili, la trasmissione avviene con modalità molto efficaci come l’aerosol prodotto durante l’espirazione, oppure con la puntura di zanzare infette. Gli uccelli rivestono un ruolo di primo piano nella trasmissione del virus all’uomo e al cavallo. Fra le buone pratiche di prevenzione ricordo il ricovero dei cavalli all’interno delle scuderie durante le ore serali e notturne; l’applicazione di zanzariere alle finestre dei box ed il loro oscuramento. La profilassi immunologica richiede interventi corretti nei quali una prima vaccinazione sia seguita da una seconda a distanza di 3-5 settimane e poi da regolari “richiami” annuali. L’insorgenza dell’immunità a distanza di 3 settimane dalla seconda iniezione di vaccino, fa sì che i cavalli che hanno iniziato il programma  immunizzante per la prima volta nel mese di agosto 2009, siano protetti nei confronti del picco di malattia da West Nile virus già a partire dall’Autunno. Considerate le implicazioni sulla Sanità Pubblica, al fine di gestire razionalmente le misure di prevenzione è opportuno monitorare la situazione epidemiologica, con particolare attenzione alle zone umide dove gli uccelli migratori nidificano venendo a contatto con l’avifauna stanziale. In Italia, è stato approntato un Piano di Sorveglianza Nazionale, con l’obiettivo di rilevare precocemente la circolazione virale. 
D - In che modo le aziende della salute animale agiscono per contrastare il West Nile Virus?

R - In primo luogo le aziende delle salute animale operano attraverso la ricerca, lo sviluppo e la produzione di svariati prodotti efficaci nel contrastare la circolazione del virus e più specificamente per proteggere i cavalli dall’infezione e dalla malattia. Uno dei più evidenti contributi in tal senso consiste nella produzione di vaccini specifici per equidi contro la West Nile.
Il vaccino autorizzato dall’EMEA (European Medicines Agency – Agenzia Europea del Farmaco) ha recentemente ricevuto l’autorizzazione alla vendita in Italia e dall’inizio dell’estate del 2009 è disponibile con prescrizione veterinaria. Tuttavia, nella lotta al virus West Nile, la vaccinazione dei cavalli non è l’unica misura possibile, la strategia di contrasto suggerisce l’adozione di altri provvedimenti tesi a debellare la presenza del virus negli ambienti popolati da uomini e cavalli che sono allo stesso modo le vittime dell’infezione. Rispettando una logica di lotta integrata al virus, non va dimenticato il vaccino messo a punto in Israele per gli uccelli o il farmaco registrato in Italia per il controllo delle colonie di colombi randagi che vivono strettamente a contatto con gli uomini e i cavalli negli ippodromi, nelle scuderie e nei circoli ippici. Infine, deve essere ricordata l’importanza degli insetticidi e dei repellenti per gli insetti ematofagi.
I vaccini per gli uccelli e quelli per i cavalli hanno finalità diverse: i primi, in considerazione dell’importante ruolo epidemiologico svolto dagli uccelli, perseguono l’obiettivo principale di contenere la diffusione del virus in ambienti a rischio circoscritti; i secondi hanno lo scopo di proteggere gli equidi dall’infezione o dalla malattia clinica.
Ricordo ancora una volta che ai cavalli e agli uomini gli uccelli trasmettono il virus attraverso la puntura degli insetti.

D - Esistono dei rischi per l’uomo nel contatto e nella vicinanza con i cavalli?

R - Assolutamente no! Immaginate un ciclista e un cavaliere che durante un tramonto estivo, durante il picco della malattia da West-Nile, attraversino le Valli di Comacchio, piene di virus e zanzare; anche in questa condizione di massimo rischio il ciclista ha più probabilità del cavaliere di contrarre l’infezione!
La ragione è ovvia: le zanzare infette, vettrici del virus, non essendo attratte dalla bicicletta si accaniranno con le loro punture sul ciclista che rimarrà completamente esposto all’infezione; diversamente, il cavaliere sarà maggiormente protetto dall’infezione perché il cavallo, attirando la maggior parte delle punture delle zanzare infette, lo preserverà dall’infezione.
Non c’è alcuna possibilità che il virus possa essere trasmesso dal cavallo all’uomo, né direttamente, né indirettamente attraverso gli insetti ematofagi. Nonostante siano sensibili all’infezione numerose specie di mammiferi, è fondamentale comprendere che cavalli e uomini sono ospiti finali del virus, nei quali la viremia si sviluppa per breve durata e non raggiunge un titolo sufficiente per infettare gli insetti ematofagi. Questo elemento esclude ogni rischio epidemiologico correlato alla vicinanza fra uomini e cavalli. La zanzara che pungesse un cavallo infetto e poi un uomo non sarebbe  in grado di trasmettergli l’infezione!  Il cavallo rappresenta un vero e proprio vicolo cieco per il virus: una volta entrato nel suo organismo, non può più diffondersi. Ogni allarmismo sulla West Nile, riferito alla convivenza dell’uomo con il cavallo, è ingiustificato e controproducente per gli sport ippici ed equestri e per l’indotto economico dell’industria dell’allevamento equino, inoltre non porta alcun vantaggio per la salute umana. Chi tiene alla salute dei propri cavalli, qualora sussistano concreti rischi di contagio, fa bene a proteggerli dall’infezione mettendo in atto quelle semplici regole di prevenzione che abbiamo ricordato in precedenza e a ricorrere alla vaccinazione specifica.

 

Sono stati ben 17.459 i visitatori professionali della tredicesima edizione di Cosmofarma Exhibition, oltre un migliaio quelli stranieri, provenienti da ben 58 paesi del mondo: ancora una volta la manifestazione ha dimostrato la sua vivacità di grande evento del mondo della farmacia italiana, sia in ambito commerciale, sia convegnistico. Cosmofarma Exhibition si è ormai accreditata come il più importante evento a livello europeo nell’ambito dell’Health Care, del Beauty Care, ma anche di tutti i servizi legati al mondo della farmacia  e soprattutto rappresenta un’opportunità di aggiornamento professionale, confronto e discussione, fondamentali in un contesto normativo e politico in costante evoluzione. Uno degli aspetti più costruttivi e significativi della Fiera è rappresentato infatti da alcune conferenze, corsi ECM e convegni, che rappresentano un momento formativo e di aggiornamento per tutti gli addetti al settore. Nel programma dell’edizione 2009 di rilievo l’intervento di AISA, l’Associazione nazionale imprese della salute animale su “ I medicinali veterinari dalla produzione alla dispensazione”.

I farmaci per gli animali "non vengano considerati i parenti poveri" dei medicinali destinati all'uomo anche perché esiste oggi "un sostanziale allineamento" degli standard produttivi nei due settori: questo l'appello rivolto dai produttori del comparto farmaceutico veterinario nella tredicesima edizione di Cosmofarma, tenutasi a Bologna dall’8 al 10 maggio. In un settore così variegato, è importante - ha osservato Roberto Cavazzoni, vice presidente  AISA - garantire la massima tracciabilità del farmaco, e di conseguenza del singolo intervento terapeutico. Un obiettivo che AISA intende perseguire in maniera prioritaria sulla scia di quanto è stato fatto per il farmaco umano.
Simonetta Bonati, dirigente del Ministero della Salute, ha preannunciato un sistema di registrazione dei prodotti che consentirà di tracciare ogni lotto di farmaco dalla sua autorizzazione all’immissione in commercio fino alla dispensazione e allo smaltimento. L’istituzione di un sistema di tracciabilità attraverso il codice a barre Data Matrix di tutti i medicinali veterinari dispensati con ricetta, una materia che il ministero sta attualmente regolamentando, persegue gli obiettivi - ha evidenziato la relatrice - di rafforzare le misure di prevenzione e tutela della salute pubblica e di quella degli animali.
Questi infine i numeri emersi durante il convegno: nel settore sono impegnate 40 case farmaceutiche (multinazionali e nazionali), 240 aziende di OTC-healtcare, 350 distributori e oltre 17500 farmacie. I prodotti farmaceutici veterinari sono 1868 e corrispondono a circa 5500 referenze. I più importanti gruppi terapeutici sono gli antiparassitari, gli antibiotici, gli ormonali, i sedativi, gli anestetici, i cardiologici e i vaccini.

 

Ci sono differenze tra i farmaci veterinari e quelli per la cura umana.
Il farmaco veterinario è infatti un prodotto progettato espressamente per le esigenze dell’animale, del veterinario, dell’allevatore o del proprietario, con l’obiettivo di migliorare la salute animale e ripristinare il suo benessere,  ma anche quello  di tutelare la salute umana.
La differenza di dimensioni, di cinetica nonchè di metabolismo tra le varie specie di destinazione di un farmaco veterinario genera di conseguenza una notevole differenziazione di “Potency” di un medicinale, nonchè una grande proliferazione di differenti formati per i vari prodotti.
Tale aspetto conferisce all’officina di produzione veterinaria un elevato grado di complessità sia organizzativa che gestionale.

Già nella fase di formulazione è necessario identificare l’eccipiente e le ricoperture adeguate per favorire il consumo del farmaco da parte dell’animale. Si utilizzano infatti agenti mascheranti per coprire il sapore sgradevole dei principi attivi. Conveniente è somministrare il farmaco miscelandolo con del cibo, soprattutto per i grossi animali o negli allevamenti intensivi. La scelta degli eccipienti deve, quindi, consentire una miscibilità con mangimi, elemento critico per garantire la corretta posologia.
La scelta dell’eccipiente e la formulazione finale, oltre ad avere una rilevanza farmacologica e di ordine pratico è anche vincolata ad una lista di sostanze consentite che l’Autorità europea ha identificato come possibile utilizzo per la veterinaria

Una specificità del Farmaco Veterinario è che la sua formulazione deve limitare anche l’impatto ambientale. La formulazione deve tenere conto dei quantitativi di impiego per ridurre il rischio di dispersione nell’ambiente e di contaminazione involontaria da parte degli operatori del settore.
L’orientamento alla produzione di forme granulate è una risposta delle aziende a questo tipo di problematica.
Il farmaco, diretto ad un paziente che non collabora, deve essere, poi, facile da somministrare. Per questo spesso si utilizzano dei “device” per favorire somministrazioni “in serie”.

I farmaci destinati a specie produttrici di derrate alimentari sono sottoposti a studi aggiuntivi rispetto al medicinale umano, eseguiti sulle specie di destinazione del farmaco,  che hanno lo scopo di determinare i tempi di sospensione che devono intercorrere dal termine della terapia nell’animale fino all’ utilizzo delle derrate alimentari.

Le forme farmaceutiche veterinarie sono analoghe a quelle utilizzate per il settore umano: iniettabili, polveri estemporanee, soluzioni, sospensioni, liquidi orali (equivalenti agli sciroppi), gocce, compresse e creme o pomate per uso esterno.
Esistono in aggiunta alcune forme farmaceutiche specifiche del settore veterinario come pomate endomammarie (da somministrare direttamente nel capezzolo della mammella), pessari intrauterini (da somministrare in utero), premiscele medicate (da miscelare nel mangime) e paste appetibili.
Le confezioni sono quasi sempre studiate per la somministrazione a più animali: confezioni multiblister sono destinate al consumo nelle cliniche e ambulatori veterinari, flaconi multi dose negli allevamenti.
Il farmaco veterinario è quindi il risultato dell’attività di una organizzazione complessa che tiene conto di tutti gli aspetti regolatori, produttivi e commerciali-distributivi che, insieme, costituiscono le specificità del settore veterinario.

 

 

Con l’arrivo dell’estate a risentire del caldo non siamo solo noi esseri umani ma anche, e soprattutto, i nostri fedeli compagni di vita a quattro zampe. Le alte temperature estive rappresentano infatti un grande rischio per la salute dei nostri animali. Ma basta poco ad evitargli inutili sofferenze. Per stare tranquilli basta seguire alcune piccole regole come, per esempio, quella di non lasciare mai il cane in auto con il finestrino chiuso a meno che non si tratti di una sosta molto breve ed in un luogo non assolato. Quando si percorrono lunghi viaggi in auto è bene fermarsi almeno ogni una o due ore per far scendere l’animale e fargli bere acqua fresca (e non fredda). Per quanto riguarda il cibo, invece, è bene evitarne la somministrazione per almeno 8 ore.
In casa è bene mantenere una temperatura fresca e fare frequenti docce rinfrescanti all’animale. Da evitare passeggiate o corse nelle ore calde del giorno e pasti particolarmente abbondanti (l’elevata temperatura  può deteriorare il cibo rendendolo inappetibile e insalubre).
Cani e gatti hanno molta difficoltà a disperdere il calore del corpo e a  seconda della specie di appartenenza risentono di più o di meno delle alte temperature. Tutte le razze abituate ad un clima più freddo saranno più a rischio, così come gli animali a pelo lungo e a manto bianco.
La classica respirazione affannosa dei nostri animali non deve essere per noi motivo di grande preoccupazione. Bisogna invece stare attenti se compaiono sintomi come la colorazione rosso ciliegia delle mucose della bocca e uno stato di agitazione al di fuori della norma.
Come meta per le vacanze con i nostri fidi compagni è da preferire sicuramente la montagna alle calde spiagge italiane. Nei periodi in cui il clima, oltre ad essere caldo, ha anche un’alta percentuale di umidità, dobbiamo proteggere i nostri compagni a quattro zampe da zanzare ed insetti nocivi con appositi presidi medici. Non dimentichiamo, inoltre, che il gran caldo aumenta per loro il rischio di essere infestati da pulci, zecche, larve, uova e tanti altri parassiti. Anche per questo esistono in commercio diversi prodotti da poter utilizzare.
Nei luoghi di vacanza bisogna poi accertarsi di quale sia l’ambulatorio medico veterinario più vicino.
Il gran caldo non è però solo un rischio per gli animali a quattro zampe  ma anche per i piccoli amici in gabbia come canarini e piccoli roditori. La gabbia non deve mai essere posizionata dove arriva il sole diretto o in luoghi con correnti d’aria. Fondamentale per la salute dei nostri amici è cambiare l’acqua nell’abbeveratoio e mettere più volte al giorno della frutta o della verdura fresca nella gabbietta.  Nei giorni più caldi sarebbe poi consigliabile coprire la gabbia con teli inumiditi.
Dopo un viaggio si possono somministrare agli  uccelli da gabbia e da voliera degli integratori vitaminici per ridurre loro lo stress da viaggio.

Una temperatura adeguata, all’interno degli allevamenti, influisce positivamente sulla salute degli animali. Ed è per questo che garantire una giusta climatizzazione deve essere al centro dell’interesse degli allevatori. E’ fuori di dubbio, infatti, che l’elevata temperatura è una fonte di stress, una condizione, questa, che diminuisce la resistenza dell’animale alle infezioni.  Diventa fondamentale in quest’ottica, garantire adeguate condizioni ambientali, come temperatura, umidità, pulizia dell’aria e dell’ambiente; ognuna di queste condizioni deve essere poi adattata alle specifiche esigenze. Altrettanto importanti sono la disponibilità di acqua di bevanda, una dieta adeguata e spazio sufficiente per muoversi e riposare. Garantire all’animale condizioni ideali è una condizione base per allevare animali sani e per produrre derrate alimentari di alta qualità. Ma lo stress da caldo incide fortemente anche sulla produttività: in condizioni climatiche di questo tipo, infatti, l'animale reagisce riducendo la quantità di cibo ingerito e spendendo una parte dell'energia metabolizzabile, altrimenti trasformata in prodotti, per innalzare la propria temperatura corporea ed incrementare il ritmo respiratorio al fine di favorire la dispersione di calore sotto forma latente. Affinché si limiti il rischio di un calo produttivo e di un peggioramento della qualità dei prodotti, ogni allevatore dovrebbe quindi seguire delle piccole ma fondamentali regole che comprendono cambiamenti sia in ambito nutrizionale che gestionale.
Dal punto di vista nutrizionale, è innanzitutto molto importante la disponibilità costante d'acqua fresca e pulita. Per evitare inconvenienti è bene, inoltre, somministrare solo alimenti freschi e d'alta qualità e mantenere una adeguata quantità di nutrienti, ad esempio aumentando il contenuto energetico delle razioni senza aggiungere alimenti acidogeni, specie nel caso delle vacche da latte, e proteina della dieta, aumentando la quota di insilati ed usando additivi -  come i lieviti - che favoriscono l’assunzione della sostanza secca.
Incrementare la concentrazione di sali minerali: in periodi caldi, la perdita di minerali è consistente e va perciò reintegrata con supplementi di potassio, sodio e magnesio ed accrescendo la differenza cationi anioni della dieta.
Si consiglia , inoltre, di aumentare la concentrazione di sostanze ossidanti -  come la vitamina E – e ad azione modulatoria sulla risposta immunitaria, integrando con zinco, metionina ed alcuni acidi grassi.

Dal punto di vista gestionale e strutturale, è poi importante assicurare adeguata ventilazione e utilizzare gli spruzzatori d’acqua a pioggia.

 

 

D - Come valuta, nel complesso, l’annata 2008 per le aziende della salute animale?

R - L’annata 2008 non può essere di certo annoverata tra i periodi più floridi del nostro settore, tutti i comparti hanno dimostrato segni di grande sofferenza, ad eccezione degli animali da compagnia che registrano una crescita, anche se marginale, di circa mezzo punto percentuale.
Sulle performance del 2008 hanno enormemente pesato gli impatti sanitari e congiunturali già presenti nel 2007 ed esacerbati dalla crisi finanziaria ancora in corso.
L’onda lunga della Influenza Aviare, i casi di Blu Tongue oltralpe ed il mancato recupero di una profittabilità adeguata nel comparto del Suino Pesante sono state le situazioni più importanti che hanno determinato questi risultati.
Il mancato arrivo di animali dalla Francia, associata a volte ad una minor richiesta da parte del consumatore, ha fatto scemare il numero di animali presenti sul territorio con una conseguente riduzione del numero di trattamenti, sia profilattici che terapeutici.
Rimanendo sempre all’interno di un quadro generale possiamo dire che tutte le Aziende della Salute Animale sono state impattate da questi fattori presenti nel 2008; certo è che Aziende con un portafoglio prodotti fortemente sbilanciato verso il settore Animali da Reddito sono quelle che hanno sofferto maggiormente.

D - Il settore, seppur con qualche difficoltà-specie nel settore animali da reddito ha retto bene, a differenza di altri che hanno patito di più la crisi. Come spiega questo dato?
R - Il nostro settore può essere definito, senza paura di essere smentito, un settore maturo ed anticiclico. Esiste ed esisterà sempre una solida base agricola zootecnica, improntata a produzioni di elevata qualità, con la  quale le Aziende della Salute Animale, tramite i Veterinari, lavorano in maniera sinergica al fine di ottimizzare e rendere più sicure le produzioni.
Tralasciando i fattori emotivi legati alle crisi sanitarie transitorie, è importante ribadire che è proprio questo stadio di maturità del settore che impedisce tracolli repentini, ma che allo stesso è un fattore limitante per crescite prolungate a doppia cifra; noi stiamo operando in un mercato che non è interessato da bolle speculative, sia in senso positivo o negativo.

D - Dopo i primi sei difficili mesi, nell'ultima parte dell'anno si è avuto un graduale recupero, specie nei settori reddito e pet.
Sono questi dei segnali che lasciano ben sperare per il futuro? Quali prospettive intravede per il mercato dei prodotti della salute animale?
R - Sicuramente qualcosa di diverso si comincia a vedere, anche se il recupero, paragonato alle buone performance del 2007, non sarà così semplice.
I governi di Italia e Francia hanno raggiunto l’accordo sanitario sulle modalità per l’importazione di animali da carne ed è presumibile che nel 2009 si abbia un recupero delle presenze di animali all’ingrasso nel nostro territorio; con grande soddisfazione si nota che si sta affermando una crescente attenzione da parte dei proprietari verso i loro animali da compagnia, il settore avicolo ha dimenticato la brutta parentesi dell’Influenza.
Rimane ancora una forte preoccupazione sia per il comparto suino che per quello della vacca da latte, dove prezzi molto bassi delle carcasse e del latte non consentono un’adeguata marginalità operativa. In un contesto così complesso il ruolo delle Aziende della Salute Animale è quello di supportare i Veterinari, essere partner della filiera produttiva ed occuparci del benessere dei nostri animali da compagnia, garantendo al mercato innovazione, tecnologia e servizi. Vogliamo essere percepiti come coloro i quali attraverso un ventaglio di prodotti molto specializzati, sia in ambito profilattico che terapeutico, offrono soluzioni.
Queste sono le uniche armi che abbiamo per far crescere le nostre aziende ed allo stesso tempo aiutare il mercato ad uscire da un momento molto delicato.
Il futuro non sarà semplice, ma abbiamo tutte le potenzialità per giocare un ruolo decisivo nell’industria zootecnico-sanitaria del nostro paese.

 

 

 

Gentili Lettrici, Gentili Lettori,
ho il piacere di introdurvi il primo numero della newsletter di AISA - Associazione Imprese della Salute animale - dedicata al tema della salute animale. Questo nuovo strumento di comunicazione si inserisce in un percorso di dialogo che l'associazione ha intrapreso con i suoi principali interlocutori attivi in questo comparto, rispetto ai temi della tutela della salute e del benessere animale. Attraverso la newsletter e con il nostro nuovo sito aisa.federchimica.it, intendiamo condividere con tutti i protagonisti della salute animale un percorso di informazione e confronto, consapevoli di quanto sia essenziale, in un settore strategicamente così importante come quello del benessere animale, la collaborazione e il dialogo.

AISA rappresenta aziende attive in tre segmenti di mercato: il comparto del farmaco veterinario per animali da reddito, quello relativo agli animali da compagnia e infine i prodotti destinati all’uso nei mangimi.Da oltre vent'anni, la nostra missione consiste nella tutela della vita e del benessere degli animali e nella promozione della qualità dei farmaci veterinari. Un ruolo che svolgiamo con la consapevolezza di quanto la salute animale, specialmente al giorno d'oggi, sia fondamentale. E ciò poiché essa oltre a essere un dovere etico, morale e civico nei confronti di tutti gli animali, rappresenta soprattutto la garanzia di sicurezza alimentare per tutti i consumatori. Ma al centro dell’attività di AISA c’è anche, sin dalla sua fondazione, la tutela della salute degli animali da compagnia, un fattore di fondamentale importanza per tutti noi e soprattutto per le tantissime famiglie italiane che vivono accanto ai PET e che con essi formano un nucleo affettivo unitario. Questo lavoro ventennale prosegue oggi con la promozione, presso tutti gli attori della filiera - produttori, veterinari e allevatori - di un concetto chiave: l'uso responsabile dei farmaci veterinari, che include anche la valorizzazione della specificità dei prodotti della salute animale.

Possiamo affermare che l'attività dell'Associazione, negli ultimi anni, è stata premiata dai risultati, e ha contribuito a rafforzare le garanzie di sicurezza e qualità per l’intero settore della salute animale. Dalla fine del 2007, ad esempio, l'Italia è il primo paese al mondo ad avere introdotto eapplicato il codice a barre bidimensionale (Data Matrix) per i farmaci ad uso veterinario, primo fondamentale passo verso la tracciabilità completa. Inoltre, dal 7 ottobre 2008, le aziende associate ad AISA dispongono del rinnovato Codice Etico e di Autodisciplina dell'Informazione. Attraverso l'approvazione del rinnovato codice - ma il primo approvato da AISA risale al 1989 - le aziende associate hanno voluto dare un ulteriore impulso alla qualità e alla sicurezza, un segno tangibile di quanto AISA senta la responsabilità nei confronti del consumatore nel garantire la sicurezza dell'intera filiera. In ultima analisi il nostro impegno è mirato a creare le condizioni affinchè l'industria della salute animale possa lavorare agli altissimi livelli qualitativi richiesti dal mercato e che AISA stessa, peraltro, ritiene indispensabili.

 

Ci auguriamo che questa newsletter possa costituire un importante momento di informazione, approfondimento e riflessione per tutti coloro i quali lavorano quotidianamente per garantire la salute animale e auspichiamo di potere contribuire al crescente dibattito ed aumentare la sensibilità nei riguardi di questo tema che riguarda la vita di tutti. Alberto Mondellini, Presidente AISA.

Ricerca e innovazione tecnologica. Una vocazione assoluta per la qualità. Un lavoro decennale che ha come fine ultimo la tutela della vita, della salute e del benessere animale, con un occhio sempre rivolto alla salute del consumatore e al rispetto dell’ambiente. C’è tutto questo a monte del meticoloso processo che sta alla base della nascita di un farmaco veterinario. Un dato esemplifica bene tutto ciò: lo sviluppo di una nuova molecola per animali è l’esito di circa dieci anni di lavoro, che costa parecchi milioni di euro. Ma vediamo nel dettaglio come si articola questo percorso che ogni medicinale deve obbligatoriamente attraversare prima di essere commercializzato. Riassumendo, le fasi sono quattro: ricerca, sviluppo, documentazione e registrazione. La prima fase è quella della ricerca. La nascita di un nuovo farmaco veterinario è determinato da fattori etici e socioeconomici che stanno alla base della ricerca scientifica, come, ad esempio, l’emergere di una nuova patologia o la resistenza ai farmaci di una di esse; ciò costituisce per i ricercatori uno stimolo irrinunciabile a realizzare nuovi farmaci e a rendere ancora più sicuri ed efficaci quelli già esistenti. La seconda fase è quella dello sviluppovero e proprio del farmaco e prevede una complessa serie di indagini volte a definire le caratteristiche del nuovo medicinale e ad assicurare standard qualitativi elevati. Le indagini servono inoltre a garantire la qualità, l’efficacia e la sicurezza del medicinale nelle specie animali di destinazione e ad assicurare l’innocuità del farmaco nei confronti degli operatori sanitari e dell’ambiente.

E’ poi la volta delle prove sul campo, ovvero degli studi in cui si accerta l’efficacia del farmaco in conformità, per quanto riguarda indicazioni terapeutiche e schemi di dosaggio, a quanto riportato in etichetta e sul foglio illustrativo. Gli studi e le indagini svolte, vengono poi raccolte in un unico dossier – il fulcro della terza fase, quella della documentazione- costituito da migliaia di pagine e suddiviso in una parte generale, una riferita alla qualità, una alla sicurezza e una all’efficacia. Sulla base della documentazione raccolta le Autorità competenti esprimono parere positivo o negativo all’immissione del farmaco in commercio. La quarta e ultima fase è quella della registrazione. In Italia, ottenuta l’autorizzazione ministeriale A.I.C. - Autorizzazione all’Immissione in Commercio - che comporta la registrazione del medicinale presso il Ministero della Salute italiano o presso l’EMEA, il medicinale ad uso veterinario può essere immesso nel canale distributivo.

Un mercato che globalmente cresce poco – e che in Italia è in lieve contrazione –ma che ha resistito ai colpi della crisi economica mondiale. E’ questa, in sintesi, la fotografia del mercato della salute animale nell’anno 2008. Un settore che in Italia, nel 2008, ha realizzato un fatturato pari a 630 milioni di euro, con una flessione del 4%. Sono i numeri di un mercato che risente solo moderatamente della naturale flessione dei consumi conseguente alla crisi. Ciò è dovuto al fatto che la salute animale impatta su due aspetti fondamentali della vita di tutti: la sicurezza del cibo che mangiamo, l’affetto per i milioni di animali da compagnia che vivono nelle nostre case.

ANIMALI DA REDDITO: DOPO LA CRISI DELL’INIZIO 2008, IL SETTORE E’ IN RECUPERO

Per quanto riguarda gli animali da reddito, il 2008 è stato un anno difficile specialmente nel primo semestre. Il settore ha dovuto fronteggiare l’aumento dei prezzi delle materie prime da cui si ricavano i mangimi per animali. La conseguenza è stata la diminuzione della produzione e quindi la conseguente riduzione dei capi disponibili. A ciò va aggiunto il blocco delle importazioni bovine dalla Francia del marzo 2008, in seguito ai casi di Blue Tongue. L’aumento del costo della materia prima ha inoltre messo a dura prova anche il comparto suino, segnato nel corso del 2007 e ancora nel 2008 da un calo di produzione, dovuto anche al fatto che gli standard produttivi italiani prevedono l’ingrasso del suino fino al raggiungimento, prima della macellazione, di un peso che sta fra i 160 e i 180 kg (ottimale per la produzione tipica italiana) a fronte dei 110 kg della maggioranza degli altri paesi europei. Questi fattori, messi insieme, hanno comportato quel fenomeno che alcuni osservatori hanno definito come “la scomparsa dei pazienti”. Nell’ultima parte dell’anno, tuttavia, la diminuzione del prezzo della materia prima e lo sblocco delle importazioni ha determinato la graduale “ricomparsa dei pazienti” e un conseguente recupero del segmento, che chiude il 2008 con una contrazione del 5,1%.

 

La salute animale si conferma un valore consolidato anche in tempi di crisi. E’ interessante infatti notare come, anche a fronte di una riduzione dei consumi generalizzata e che coinvolge la stragrande maggioranza delle famiglie italiane, i prodotti della salute animale, in questo caso quelli per il benessere degli animali da compagnia, abbiano resistito e chiuso il 2008 con un + 0,6%. Nel bilancio complessivo, tutto sommato stabile, ha pesato in negativo il calo del consumo di antiparassitari legato alle temperature basse registrate nei primi mesi dell’anno. Questa parte del mercato è infatti molto legata alla stagionalità e risente delle variazioni della temperatura che possono accadere nel corso dell’anno: nel 2007, infatti, si era verificata una crescita notevole, pari al 13%, che si spiega anche grazie al clima particolarmente mite dell’anno passato. Peraltro, anche su questo versante, a fronte di un inizio 2008 critico, si è registrato un recupero graduale durante l’arco dell’anno.

INTERVISTA AL PROF. PAOLO BRAGHIN*, PRESIDENTE DEL NUOVO COMITATO DEONTOLOGICO DI AISA

D - Il 7 ottobre a Roma è stato presentato il nuovo codice etico di AISA e ha debuttato il Comitato Deontologico di cui lei è presidente. Può spiegare il significato del codice e il ruolo del comitato?

R - Il Codice Etico è uno strumento di autoregolamentazione:gli associati all’AISA (Associazione Imprese Salute Animale) si impegnano ad adottare comportamenti finalizzati alla tutela della salute animale e umana, alla qualità dei prodotti, alla correttezza nella commercializzazione e nell’informazione sui loro prodotti, nonché dell’immagine delle aziende presenti in Italia, andando ben oltre quanto richiesto dalle norme di legge. È, in altre parole, un impegno ulteriore per garantire qualità della produzione e rispetto dello spirito e non solo della applicazione delle norme che disciplinano questo settore dedito alla produzione di farmaci ad uso veterinario, premiscele per mangimi, biocidi, prodotti cioè finalizzati alla salute degli animali, sia di allevamento che da compagnia.

Il Comitato Deontologico è la struttura che lo Statuto AISA prevede per dirimere questioni relative al comportamento degli associati, e devo dire in base alla mia prima esperienza di Presidente del Comitato che questo organismo svolge una funzione prevalente di indirizzo e di stimolo a comportamenti sempre più virtuosi, anche se le difficoltà del settore e la crisi economica generalizzata creano qualche difficoltà ulteriore, perché i comportamenti etici rappresentano un costo e un impegno talora difficilmente sopportabili.

D - In realtà, il primo codice etico di AISA è stato approvato nel 1989. Come spiega questa lungimiranza da parte di un settore tutto sommato piccolo come quello dei farmaci veterinari?

R - È vero, si tratta di un settore piccolo ma molto delicato per le conseguenze lungo tutta la filiera, “dal campo alla tavola”, come si suol dire. L’esigenza di un comportamento che riducesse drasticamente i rischi per la salute, anche al di là di quanto richiesto dalla legge, fu percepito molto tempestivamente per la consapevolezza che qualsiasi crisi di credibilità nella sicurezza dell’intera filiera ha ripercussioni particolarmente gravi per il settore. Ecco perché ha reagito subito positivamente all’evoluzione normativa che iniziava a svilupparsi negli anni ‘80 in seno alla Comunità Europea, adeguandosi alle richieste di fare ricerca secondo le GLP e GCP (Good Laboratory e Clinical Practices) e produrre in GMP (Good Manufacturing Practice) e ponendosi ulteriori ambiziosi obiettivi di rispetto dell’equilibrio ambientale, del benessere degli animali, della salute e del benessere dell’uomo, al di là della dimostrazione di efficacia, qualità e sicurezza richieste dalle norme di legge. Così l’AISA è diventata antesignana di comportamenti ed esigenze che poi si sono diffuse in altre aree e segmenti.

D - Da qualche anno oramai, e negli ultimi mesi in particolare, la sicurezza alimentare è sempre più un fattore chiave, che suscita interesse generalizzato. Qual è il ruolo giocato dalle aziende che producono farmaci ad uso veterinario – e di AISA che le rappresenta - nel garantirla?

R - I farmaci ad uso veterinario sono una realtà necessaria nel moderno allevamento per evitare epidemie - si pensi alle vaccinazioni assolutamente indispensabili – o comunque situazioni patologiche che vanno a detrimento della salute dell’animale, sia d’allevamento che da compagnia. Essi assicurano che le patologie non si diffondano anche ad altre specie, o all’uomo stesso, garantendone il benessere e la disponibilità in piena sicurezza nella catena alimentare. Dunque le aziende di AISA sono ben consapevoli della sfida del benessere globale, cui danno un contributo insostituibile.

Bisogna qui sottolineare che la complessa regolamentazione dell’uso dei farmaci veterinari, che non garantisce solo la qualità e l’efficacia dei prodotti, ma anche la sicurezza nell’uso alimentare, fa sì che l’impegno regolatorio ai fini della registrazione di un farmaco veterinario sia più ampio e complesso che nello stesso settore farmaceutico umano. Questo rappresenta un impegno oneroso, anche per le ridotte dimensioni del settore che è fortemente concorrenziale, e in cui il costo del farmaco non grava sulla spesa pubblica, ma è sostenuto dagli stessi operatori economici.

*Prof. Paolo Braghin, Professore associato in Sociologia, fino al 2006 membro del Comitato Economico e Sociale Europeo e più volte membro del Consiglio di Amministrazione di industrie farmaceutiche ed istituti di ricerca.